tag:blogger.com,1999:blog-4536562068882293032024-02-22T15:33:24.705+01:00MilanelloBianco.com - Tutto è bene, tranne l'Inter - Non si vende KakàMilanellobianco.com - Una critica all'ottuso mondo del giornalismo e del calcio italiano, dove tutto è bene, tranne l'InterGrappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.comBlogger456125tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-47924203578000442532012-12-10T14:50:00.002+01:002012-12-10T14:50:21.728+01:00L'ENTRATA A SANDWICH<br />
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
E’ tardi, Repice alla radio annuncia che Guarin farà parte dei tre d’attacco e so che devo muovermi, che manca pochissimo all’inizio. Parcheggio lontano dal circolo per non rischiare di vagare alla ricerca di un posto e comincio a correre. L’aria è piacevole, profumata, e intorno a me un placido silenzio irrora la notte. I miei passi rimbombano nella via, il loro rintocco regolare è l’unica colonna sonora che mi accompagna verso la meta.</div>
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Poi svolto l’angolo, e con l’apparire del circolo il sottofondo musicale della notte cambia. Una spessa coltre di chiacchiericcio, un coro di voci concitate udibile a distanza di decine di metri ricopre l’intero edificio, che ribolle come nelle grandi occasioni, come non accadeva da tempo. Il circolo rompe il silenzio della notte e parla. Dice la sua, e lo fa a gran voce.</div>
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Mi fiondo dentro, i posti sono più o meno tutti già occupati. Non c’è il tutto esaurito ma quasi, come sugli spalti di San Siro. Mi siedo in terza fila e, ancor prima di iniziare a seguire la partita, mi guardo intorno. Come tutto lasciava presagire, i big sono presenti, al completo, e a pochi metri da me posso già scorgere in tutta la sua grazia un Briatore tirato a lucido. E’ isolato dal resto degli spettatori: ricopre una posizione anarchica, largo a sinistra alla Ronaldinho, libero di inventare senza vincoli tattici. Intorno a sé ha quattro sedie vuote, tutte a suo uso e consumo: una per un gomito, una per una gamba, un’altra per il giubbotto ed un’ultima da usare come jolly.<br />Il tizio più vicino a lui è un intrigante soggetto di cui non ho mai parlato e che merita un’introduzione. Si tratta di un vecchio dal baffo bianco che solleva più di un interrogativo. Come prima cosa, non tifa per l’Inter, ma bensì per la Fiorentina; tuttavia, non si perde una nostra partita, probabilmente affascinato dalla fauna del circolo. Che il suo interesse sia dirottato più verso i commenti degli avventori che sulle partite si evince anche dal fatto che il Baffo si siede sempre all’estrema sinistra della sala e pressoché a ridosso del maxischermo. In pratica, non vede un cazzo di quel che succede nell’80% dell’inquadratura. Inoltre, è solito calzare dei conturbanti collant, come testimonia questo importante <a href="http://i47.tinypic.com/34ottv7.jpg" style="color: #365da0; font-weight: bold; text-decoration: initial;" target="_blank">contributo grafico</a>.</div>
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Rizzoli fischia l’inizio della gara, e gli uomini più attesi, sia in campo che al circolo, si dimostrano subito in partita. Pochi secondi dopo, infatti, Pereira tenta una discesa sulla sinistra e Maiho, rimasto orfano del suo faro, irrompe nel match coniando un leggendario soprannome per l’esterno uruguaiano:</div>
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“Vai,</div>
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<strong>CERNIA</strong>!”</div>
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L’associazione Pereira-Cernia scatena l’entusiasmo generale. Privato del suo passatempo preferito, dopo aver cercato invano di trovare un erede del suo eletto (nelle prime partite era tentato da “Guarinne”, ma era il classico chiodo schiaccia-chiodo, e non poteva durare: dopo un paio di settimane già lo insultava con meno intensità. Uno come Maicon non lo ritroverà più), il nostro Maiho dimostra con questa trovata di aver voltato pagina.<br />La Cernia, infatti, è un successo. Lehalo è entusiasta ed inizia a ripetere “Cernia, cernia”, sorridendo giocondo. Nel giro di pochi minuti, il nuovo soprannome è già sulla bocca di tutti.</div>
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All’ottavo minuto, Guarin sblocca la partita con un bel gol su schema da angolo, ma ad accendere davvero l’atmosfera è un presunto rigore per fallo di Britos su Cassano (che poi cozzerà contro Cannavaro rimanendo a terra). L’intero circolo, anche dopo diversi replay chiarificatori, sembra insorgere richiedendo a gran voce la massima punizione, nonostante l’intervento di Britos sia pulitissimo.<br />L’intero circolo..anzi, no. A ben guardare, in pochi si stanno lamentando.<br />Anzi, c’è solo uno che urla, anche se fa casino pure per gli altri settanta.</div>
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Briatore, animato da qualche misteriosa forza, si alza in piedi, si sbraccia, punta il dito verso Rizzoli, impreca. Invoca il rigore a squarciagola, lo pretende, lo esige. Un tifoso del Napoli alle mie spalle gli urla che Britos ha preso la palla, lui si gira e con grande severità lo ammonisce:</div>
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“Hanno fatto l’entrata a <strong>SANDWICH</strong>!”,</div>
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dimostrandosi molto orgoglioso del modo in cui ha definito l’intervento dei due difensori napoletani. Il malumore, però, monta: Cassano (il suo pupillo) è a terra dolorante, e lui continua a ripetere che quei due sono entrati a sandwich, e che quando si entra a sandwich bisogna fischiare il rigore. Questa storia del sandwich sembra essere molto importante, e chi lo contraria viene zittito a gran voce. Da fondo sala qualcuno, con aria saccente, esclama</div>
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“lo sai icchell’è i sandwich?…”</div>
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quasi ammiccando, e lasciando la frase in sospeso come se stesse per completarla con qualche affermazione importante e maliziosa. Nient’altro, però, viene aggiunto, e Briatore può così replicare</div>
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“chetati te, ti garba il pulendone, tu sei rimasto alla polenda”</div>
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zittendo il suo interlocutore, che accusa il colpo.<br />Nel frattempo, le discussioni sul rigore proseguono, con ognuno che dice la propria. Briatore, dal canto suo, è di secondo in secondo sempre più indignato. Il vecchio col baffo bianco e le calze gli intima di smettere di urlare, lui gli dice “IO VOCIO QUANTO MI PARE!”, e si toglie la giacca.<br />Ormai è scatenato, niente può fermarlo. Ne ha per tutti, è incontrollabile, ingestibile. Il rumore delle sue urla copre nettamente l’audio di Sky, e dal fondo uno spettatore, indispettito per tutto quel frastuono, si lamenta gridando</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
“SILENZIO, UN CI SI VEDE!!”,</div>
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che in effetti non fa una grinza.</div>
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Le proteste continuano, finché, a un certo punto, Pereira prende palla sulla sinistra e parte in progressione.<br />“<strong>ECCO LA CERNIA!</strong>”, urla Maiho. Pereira salta Maggio, punta Gamberini e supera anche lui sullo slancio. In sala è il tripudio. “Brava Cernia!!!”, “è partita la Cernia!”. Parte il cross, Zuniga respinge, Guarin mette giù splendidamente mandando a vuoto Behrami e verticalizza per Milito, che controlla e mette dentro.</div>
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La gioia è incontrollabile. Briatore fa saltare il tappo ed esplode, completamente impazzito. Si alza, agita i pugni, urla “AHHHHHHHHHHHHHH”, sembra Cecchi Gori sulla balaustra. Poi si gira verso il tifoso napoletano che prima aveva osato confutare la sua teoria del sandwich e gli si rivolge gridando</div>
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<strong>“TTTTIE’!! TTTTIE’!</strong> [gesto dell’ombrello reiterato]<strong> TTTTIE’!”</strong></div>
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e poi, perdendo definitivamente la brocca</div>
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<strong>“METTITI A PECORA TE LO BUTTO IN CULO!!! METTITI A PECORA!!!!”</strong></div>
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il tifoso napoletano rimane sbigottito, noi cadiamo dalle sedie in estasi per un Briatore a livelli mai visti. Nel mentre, Lehalo e Maiho elogiano la percussione della Cernia, nuovo idolo di casa.</div>
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Gli animi rimangono incendiati. Il Napoli prova a reagire e si rende subito pericoloso con Insigne che pennella di poco a lato. Dopo i propositi di sodomia, Briatore ha il cuore in gola e continua ad agitarsi. Si gira verso di me e dice “qui gl’è roba da pazzi”, sbuffa, si volta all’indietro cercando chissà cosa.</div>
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Il Napoli costruisce, Insigne e Cavani sono minacciosi, ma Briatore ha ancora un chiodo fisso che lo tormenta. Mi guarda e, con aria delusa, mi fa“vengono a vedere le partite e non sanno nemmeno i’ regolamento, lo sanno anche i bambini che giocano all’oratorio che quando c’è la chiusura a <strong>sandwich</strong>…”,</div>
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lasciando la frase in sospeso per dare drammaticità al tutto. Quel sandwich non riesce proprio a levarselo dalla testa.</div>
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Intanto, la telecamera indugia su Cavani, ed un altro abituale avventore che non ho mai introdotto (e che necessiterebbe di un intero post a lui dedicato), con il suo caratteristico accento napoletano, gli urla</div>
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“mi fai shhchif, sembri un indiano! Questo fa il travestito a Napoli!”,</div>
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e, orgoglioso della sua brillante battuta, si guarda intorno con un sorrisetto sprezzante. Quando Cassano prende palla, poi, si auto-insulta esclamando “facciamogli il culo a questi marocchini dimmerda, a questi napoletani”, e in sala tutti si pongono diverse domande.</div>
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In tutto questo, Briatore non riesce ancora a darsi pace. Ripete più volte “che tensione che c’ho, che tensione”, e poi, in uno scatto bauscia, si alza in piedi e afferma</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<strong>“meno male son dell’Inter”</strong><br />[trad.<em>“meno male tifo per l’Inter”</em>]</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
e per questo tutti lo ringraziamo molto. Fortunatamente, pochi secondi dopo Rizzoli fischia la fine del primo tempo, concedendo al Mattatore della serata una meritata pausa. Il nostro eroe lascia la sua postazione dicendo “gl’ha ragione i’Berti (Berti=Maiho), gl’ha ragione i’Berti”, anche se “i’Berti” non aveva detto assolutamente niente.</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
Termina così un primo tempo storico, di un’intensità inaudita, mai vista. Io e gli altri abitué siamo con le lacrime agli occhi da 45 minuti. La partita, pur bella, è passata completamente in secondo piano, e davanti a noi abbiamo ancora quella faccia indemoniata che urla “TE LO BUTTO IN CULO!”, e la Cernia che scatta sulla fascia.</div>
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Saliamo a prendere un po’ d’aria, ma nemmeno durante l’intervallo c’è un po’ di tregua. Ci giungono racconti di uno scambio di battute tra i big: Briatore sarebbe andato da Maiho con fare baldanzoso, dicendogli “Hai visto come gliel’ho detto, a quel pulendone?”. Di seguito il resto del dialogo:</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
M: “Stai attento, quello gl’è cattivo”</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
B: “M’importa una sega a me!”</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
M: “Gl’è anche venuto un infarto, pochi mesi fa”</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
B: “Allora gl’è più di qua che di là, m’importa una sega a me” [seguono “EH, EH” compiaciuti]</div>
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Quando rientriamo in sala sono già tutti in postazione. Briatore sembra molto colpito dalla pubblicità del sito “segugio.it”, tanto da ripetere più volte “segugio, segugio”; poi, all’ennesima stucchevole replica dello spot con Marcorè nei panni di Dante si gira verso di me e dice (indicando Virgilio) “Bada com’è gl’è brutto quello!”, accompagnando l’esclamazione con la sua personale imitazione di Virgilio: espressione trasognata, occhi chiusi, sguardo al cielo e sorriso beato, con una mano che passa tra i capelli. Noi scoppiamo a ridere istericamente, lui si imbarazza un attimo e, per la novecentesima volta in otto anni circa, mi chiede “ma te sei per l’Inter?”. Riprende posto anche Maiho, che si siede esclamando “ovvia giù, ora si vede icchè fa la Cernia”.</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
Inizia il secondo tempo. Il canovaccio è sempre lo stesso: il Napoli preme, noi ci difendiamo con ordine e proviamo a ripartire. Sugli sviluppi di una ripartenza orchestrata dalla Cernia, Cassano colpisce il palo e Briatore, ad un passo dall’estasi, si mette le mani nei capelli, poi torna ad agitarsi e ripete per la seconda volta “Meno male son dell’Inter”. In seguito, rivolto ancora al baffo bianco che si stava lamentando, ribadisce il suo “IO VOCIO QUANTO MI PARE!”, con la tensione tra i due che sale visibilmente.</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
Il gol di Cavani, che arriva poco dopo, accende ulteriormente la partita e gli animi in sala. Ora il Napoli preme forte, ma i nostri non sbandano anche se rinunciano quasi completamente ad attaccare.<br />Alla relativa tranquillità dei nostri difensori fa da contraltare l’inquietudine del pubblico. I nervi sono a fior di pelle, basta un nonnulla per scatenare il putiferio.<br />La scintilla la fa scattare una (pur corretta) segnalazione del guardalinee, che giudica fuori un passaggio di Nagatomo a Milito sulla fascia destra. Briatore insorge ed urla “ERA DENTRO! ERA DENTRO!”, con il cuore colmo di rabbia per l’ingiustizia subita. Baffo Bianco pensa male di contraddirlo, affermando che la palla, al contrario, era uscita; Briatore, a questo punto, non ci vede più. Si alza lanciando via la sedia dove teneva il suo gomito, va muso a muso con Baffo e gli vomita addosso tutta la sua rabbia.<br />“ERA DENTRO! ERA DENTRO! MA CHE GUARDI! ERA DENTRO”, urla in faccia al suo avversario, scaldandosi di più ad ogni parola. Il Baffo contrattacca, Briatore è fuori dalla grazia di Dio. Volano parole grosse. Indignato, il Mattatore continua ad urlare, poi si allontana, raccoglie il giubbotto, dà un calcio alla sedia jolly facendola cadere fragorosamente e se ne va con passi decisi. Tutti seguiamo il suo incedere col fiato sospeso, sperando che non abbandoni la sala. Fortunatamente, il nostro desiderio viene esaudito: il mattatore si posiziona sul fondo, dove comincia a vagare nervosamente, come una tigre in gabbia.</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
La partita, nel frattempo, prosegue, regalandoci il sussulto più forte dell’intera serata. Su azione da angolo, Hamsik dribbla un inerme Gargano e mette in mezzo. Pereira azzecca la diagonale ma, al momento di spazzare via, si tira il pallone sul braccio e rischia un clamoroso autogol, lasciando tutti col fiato sospeso.<br />Dopo diversi secondi di apnea, Lehalo, non più tenero nei confronti dell’uruguagio, esclama “Cernia maledetta!”. Briatore sbuffa a fondo sala, e lo si può sentire ancora in preda allo spavento mentre dice “mi s’è fermato il cuore”. Manca poco ormai, ma dopo il rischio di Pereira c’è il timore di subire il gol del pareggio. Il pubblico se la prende con Gargano, che, già non dotato di piedi vellutati, dopo aver macinato chilometri ha perso anche di lucidità. All’ennesimo passaggio sbagliato, Lehalo sbrocca e gli riserva parole di fuoco:</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
“ritorna a Napoli, accidenti a te e a <strong>Garibaldi</strong>”</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
La partita termina, e il fischio finale viene salutato con grande approvazione. Facce stanche ma contente ci circondano quando le luci della sala si accendono e tutti guadagniamo l’uscita, ancora ebbri per lo straordinario spettacolo al quale abbiamo assistito. La Cernia, il sandwich, il tifoso napoletano a pecora, il calcio alla sedia, Garibaldi e tutte le altre perle rappresentano quanto di più straordinario si sia visto al circolo negli ultimi anni, e rileggendo gli appunti realizzo di avere in mano una pagina di storia.</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
Fuori, nell’aria ancor più pungente di quanto fosse un paio d’ore prima, il silenzio torna lentamente a farla da padrona. Il circolo ora tace, riprendendo fiato dopo aver dato il meglio di sé. Le chiacchiere post partita svaniscono rapidamente nel nulla, e tutti si allontanano, consci che, dopo quei novanta minuti di fuoco, non c’è davvero altro da aggiungere.</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
Mentre cammino verso la macchina, oltre ai miei passi, sento, in lontananza, anche lo sferragliare della catena di una bicicletta, che vedo allontanarsi lentamente. Anche se non riesco a distinguere nitidamente il guidatore, c’è qualcosa, in quella figura, che la rende inconfondibile ai miei occhi.</div>
<div style="background-color: white; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
Buonanotte, Briatore.</div>
Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-40197027718311635692012-06-26T09:53:00.000+02:002012-06-26T09:53:03.558+02:00L'AQUILONE DI VLADIVOSTOK<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br /></span><br />
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Il campionato è finito da un mese abbondante e, come ormai da tradizione, è iniziato il braccio di ferro sul mercato tra Inter e Genoa. Dopo i tre mesi di frenetici incontri dell’estate 2010 per portare in nerazzurro Beppe Sculli ed i bollenti tête-à-tête dello scorso anno tra Branca e Capozucca per trattare l’accoppiata da sogno Kucka-Palacio, anche quest’anno l’estate ci sta regalando un’appassionante trattativa-fiume sull’asse Genova-Milano, che rende più frizzanti le nostre giornate con i suoi sensazionali risvolti. Si tratta dell’assalto dell’Inter a Mattia Destro, vero e proprio oggetto del desiderio della dirigenza nerazzurra che, da più di un mese a questa parte, sembra ogni giorno in procinto di riportare a casa il centravanti dell’under 21.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Inutile dire che anche quest’anno la trattativa sarà infinita e che Preziosi non mollerà mai, rifiutando anche la micidiale offerta della disperazione che Moratti formulerà alle 18.50 del 31 agosto nel cesso dell’AtaQuark Hotel: 28 milioni in bond svizzeri, la comproprietà di Zanetti, un set di coltelli Miracle Blade ed un cesto di rusticani acerbi, dei quali Capozucca va assai ghiotto. Dopo le strenue resistenze estive ed i primi tre mesi di campionato, Destro verrà poi ceduto al Novara nella sessione di gennaio in cambio di un’opzione morale su Porcari, nell’ambito di una probante trattativa durata lo spazio di un rutto.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Giunti alla terza edizione della telenovela estiva Inter-Genoa, possiamo dire di averne ormai individuato i punti cardine, ed abbiamo già modo di tracciare, non senza pretese di esattezza, la trama ed i personaggi della prossima estenuante trattativa tra Moratti, Branca e la dirigenza genoana.</span></div>
<h3 style="margin-bottom: 10px; margin-top: 10px; padding-bottom: 0px; padding-top: 0px; text-align: center;">
<strong><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">L’affare Barakković</span></strong></h3>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Nel gennaio 2013, con un blitz di mercato, Preziosi si assicurerà le prestazioni di Myškin Barakković, gigantesco centravanti siberiano dello Spartak Durazzo costato 90€ più le spese di spedizione. Nativo di Vladivostok, alto due metri e venti e pesante centotrenta chili, è famoso in patria per aver attraversato la Transiberiana sui trampoli, e per aver scalato il K2 saltando a piedi uniti. La stampa russa ne tesse le lodi da anni, e gli addetti ai lavori lo considerano l’erede di Andrij Shevchenko, Maria Sharapova e Lev Tolstoj.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Dopo un lungo volo, Barakković atterra a Genova sconvolto da una sbronza colossale ed aggredisce tifosi e giornalisti, prende a calci due cani, cattura e scuoia una lepre e poi sviene in una pozza di vomito. I giornalisti si scatenano subito, definendolo “La minaccia siberiana”, “Il buzzurro dell’Est” e “Il roditore della steppa”. Moratti, vedendo le immagini in tv a pranzo, manda di traverso il boccone dallo stupore, e rimane notevolmente colpito.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Nonostante l’inizio difficile, lo staff medico del Grifone giudica il nuovo acquisto pronto ad esordire nella prima gara utile. Siamo al giro di boa del campionato: il Genoa, nonostante la presenza in rosa di centinaia di calciatori su cui sono puntati gli occhi dei club di tutta Europa, è ultimo in classifica per distacco, e la panchina di mister Aldo Agroppi – nono allenatore della stagione – vacilla non poco. Per la prima sfida del nuovo anno a Marassi è attesa la Juventus capolista, infarcita di top players acquistati in estate come Van Persie, Suarez, Djalma Santos, Gigi Riva, Pippo Baudo e Snoop Dogg. Si annuncia un testa-coda da brividi.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Nella settimana che precede l’incontro, i giornali caricano la sfida di aspettative. A Genova non si parla d’altro: in particolare, c’è grande attesa per l’esordio del nuovo acquisto rossoblù, che dopo lo spettacolo offerto all’aeroporto ha spaccato in due l’opinione pubblica. Nei bar della città Barakković è l’uomo più discusso: alcuni giurano di aver seguito l’intera stagione dello Spartak Durazzo e lo descrivono come un autentico fenomeno, altri invece raccontano di averlo visto presentarsi all’allenamento di rifinitura in tenuta da fantino, e che quando mister Agroppi gli ha passato il primo pallone lui l’ha raccolto da terra, l’ha fissato attentamente e gli ha dato un morso, per poi tornarsene negli spogliatoi.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">La settimana di polemiche, pur accesissime, tocca però l’apice di intensità solo il giorno della vigilia. Nello stupore generale, infatti, Barakković si presenta in conferenza stampa con fare spavaldo, agghindato da gentiluomo dell’ottocento. Il madornale attaccante si sistema occupando tre sedie, si sfila la tuba ed inizia a bere da una fiaschetta tirata fuori dal frac. Dopo cinque minuti di trangugio ininterrotto, Barakković getta con violenza la fiaschetta sul pubblico ferendo l’addetto stampa, e poi inizia una veemente dissertazione in dialetto bulgaro strettissimo, durante la quale si alza in piedi urlando e sbattendo a più riprese i pugni sul tavolo. La sala stampa è annichilita, i giornalisti si guardano tra di loro sbigottiti. A un certo punto, un tale cerca di interrompere il soliloquio e Barakković , in tutta risposta, gli si avventa contro e lo azzanna. Ne nasce un parapiglia generale, durante il quale l’ariete siberiano semina vittime e si sgualcisce irrimediabilmente la giacca con baschina e persino l’elegante panciotto di panno. Solo l’intervento di Capozucca, che spara sul collo dell’iracondo tre sedativi per orsi, evita che la faccenda degeneri ulteriormente.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Il video della conferenza viene diffuso dagli organi di stampa di tutto il mondo. Un traduttore svela il reale contenuto delle dichiarazioni del giocatore genoano: Barakkovic, trockijsta di formazione, nel suo soliloquio si è lanciato contro la Juventus definendola “proiezione sportiva di un capitalismo degenerato”, apostrofando inoltre Agnelli come “epigono da strapazzo di una dinastia di terroristi”; il capitano bianconero Buffon, poche ore dopo, risponde per le rime, ribadendo a brutto muso che lui con i suoi soldi fa quello che gli pare, che ha fiducia nella magistratura e che contro quel Trockij ha giocato una semifinale di Intertoto ai tempi del Parma e lui non era nemmeno un granché.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Moratti segue con attenzione il diverbio in tv, e chiama eccitatissimo Paolillo in piena notte.</span></div>
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<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Finalmente, dopo tante chiacchiere, arriva il giorno della partita. Agroppi non rischia il nuovo acquisto dal primo minuto e presenta una formazione prudente, mentre Conte schiera Gareth Bale a sinistra e Barack Obama in mediana. La gara inizia, con la Juve che chiude gli avversari nella loro area ed inizia un bombardamento verso la porta genoana senza soluzioni di continuità. Pali e traverse si susseguono durante tutti i primi 45 minuti, ma la porta rimane inviolata ed il primo tempo termina miracolosamente in parità.</span></div>
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<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Pochi minuti dopo l’inizio della ripresa, Agroppi decide di giocare la carta Barakković. Accompagnato da urla e cori dei tifosi scatenati, il colosso siberiano si alza, percorre una decina di metri, si fa apparecchiare un tavolo da uno dei suoi assistenti e fa riscaldamento con una porzione da 12 di acciughe alla povera, accompagnate da un micidiale vin brulé siberiano. Terminato il pasto, si pulisce la bocca con un braccio e sfodera un rutto inaudito, con il quale interrompe un’azione di contropiede e zittisce tutto lo stadio. Subito dopo, si toglie la pettorina e si presenta al cospetto del mister. E’ il 65esimo, la partita ancora non si sblocca ed il Genoa adesso preme, alla ricerca di una vittoria che potrebbe rilanciare le speranze di salvezza dei liguri.</span></div>
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<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Arriva il momento tanto atteso: il quarto uomo solleva il tabellone e Barakković entra in campo rilevando uno spento Gilardino. Il suo ingresso viene accolto con un’ovazione da parte del pubblico, scaldato da una settimana di dichiarazioni al vetriolo ed impaziente di conoscere le vere potenzialità del granatiere acquistato da Preziosi.</span></div>
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<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Il gioco riprende e, mentre i compagni dialogano sulla trequarti, Barakković si avvia con fare noncurante verso l’angolo alla sinistra del proprio portiere. Giunto in prossimità della bandierina, si siede, si mette a braccia conserte e chiude gli occhi, rimanendo immobile.</span></div>
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<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">L’intero stadio è esterrefatto. Barakković non si muove, immerso in uno stato di catalessi irreversibile. I tifosi iniziano ad inveire, mentre i compagni cercano invano di scuoterlo e di farlo alzare. Dopo 5 minuti dal suo ingresso, il carro armato sovietico non ha ancora mosso un muscolo: i supporters genoani si accalcano nella zona dell’angolo e, inferociti, gli scagliano addosso accendini, bottiglie, panini al prosciutto e persino un bidet di ceramica di ottima fattura. Agroppi è paralizzato, ha già esaurito i tre cambi e non sa che pesci prendere.</span></div>
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<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">La Juventus, grazie alla superiorità numerica, ricomincia ad attaccare, conquistando un angolo da battere proprio dalla bandierina dove giace il buddha siberiano. Constatata l’impossibilità di spostarlo da lì, Pirlo posiziona il pallone sulla testa di Barakković e batte l’angolo in sforbiciata, sfiorando la traversa.</span></div>
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<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Si arriva al 90esimo. Il Genoa si lancia in avanti, e dopo una mischia in area conquista un rigore. Tutti i rigoristi sono però indisponibili, e nessuno sembra decidersi a battere la massima punizione. Mentre i compagni discutono, Barakkovic finalmente si alza, si scrolla di dosso panini e bidet ed inizia a correre, con lo sguardo di chi sa quel che sta facendo. Tutti gli spettatori seguono con trepidante attesa il suo percorso: l’ariete genoano, contrariamente alle aspettative del pubblico, disegna però una precisa traiettoria a semicerchio, arriva all’angolo opposto a quello che aveva precedentemente occupato e si siede di nuovo. Agroppi stavolta impazzisce ed entra in campo prendendolo a calci, venendo espulso dal direttore di gara.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Sul dischetto alla fine va Granqvist, che calcia alto e spedisce il pallone a Ventimiglia.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">L’arbitro concede quattro minuti di recupero. Le squadre, ormai stanche, sembrano accontentarsi del pareggio, e l’ultimo tentativo del Genoa si risolve in un tiraccio da lontano terminato abbondantemente alto. Buffon posiziona il pallone sul vertice dell’area piccola e calcia un lungo ed altissimo rinvio, destinato sul cerchio del centrocampo. Mentre in molti abbandonano anzitempo lo stadio, alcuni tifosi si voltano in direzione di Barakković per controllare se si alzerà almeno dopo il fischio finale, e con grande stupore notano che il centravanti siberiano non c’è più. In quel momento, nello stadio risuona un sinistro ed insistito sbuffo, identico a quello delle vecchie locomotive a vapore. Qualcosa, avvolto da una spessa coltre di fumo, avanza sul terreno di gioco a folle velocità: è Barakković, che dopo una rincorsa di 60 metri sale in cielo e sfonda la porta avversaria con un pauroso colpo di testa da metà campo, atterrando direttamente sulla gradinata nord. Lo stadio, dopo un paio di secondi di iniziale smarrimento, esplode in una gioia incontrollata. I compagni cercano Barakković per abbracciarlo, ma il suo atterraggio sulla gradinata è stato talmente violento da sfondare gli spalti e fargli proseguire il volo fin sulla terrazza di un locale situato a circa 400 metri dallo stadio, dove il match-winner sta cominciando già ad allungare le mani su una cavallona svizzera. Agroppi, che ha rassegnato le dimissioni venti minuti prima del gol, non si è accorto di niente e in quel momento sta mangiando una rustichella fredda in un autogrill sulla Genova-Livorno.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Il giorno dopo i quotidiani esaltano l’impresa di Barakković, definendolo “L’aquilone di Vladivostok”, “La locomotiva del gol”, “Il Gorbaciov dell’incornata” ed anche “L’avvenente fusto”. Moratti, intervistato all’uscita della Saras, alle domande sull’ariete siberiano arrossisce visibilmente e tenta a fatica di mascherare una sporgente erezione.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Dopo una settimana in cui il suo volto appare su tutte le copertine, la domenica successiva il Genoa ed il suo debordante centravanti vanno a far visita proprio all’Inter. San Siro è teatro di una cruenta battaglia, decisa da un altro colpo di classe del bombardiere genoano. Al 70esimo, infatti, Barakković decolla dopo uno spiovente in area, ergendosi in cielo fino a raggiungere l’altezza della tribuna d’onore; una volta lassù, scambia con Moratti un intenso incrocio di sguardi, e poi atterra colpendo il pallone col membro ben eretto usato a mò di mazza, insaccando il gol della vittoria.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Da lì in poi è un crescendo continuo: Barakković è inarrestabile, e nessuno riesce a fermarlo. Nel derby contro la Samp, ricadendo a terra dopo una delle sue ormai leggendarie elevazioni, riporta la frattura scomposta del bacino e di entrambi i femori, ma resta in campo e segna il gol decisivo strisciando sui gomiti.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Moratti è pronto a fare follie, ma Branca ne smorza l’entusiasmo, cercando di convincerlo che un simile scherzo della natura mal si sposerebbe col progetto che ha in mente di affidare a Bortolo Mutti, per il quale sono richieste personalità meno invadenti. Il patron nerazzurro però non ci sente, e già prima che finisca il campionato intavola la trattativa con Preziosi. I giornali si scatenano: l’indomani la Gazzetta titola “Inter, già fatta per Barakković”, svelando i particolari di una trattativa risoltasi nel giro di poche ore, mentre il Corriere dello Sport si spinge un po’ più in là affermando che lo spropositato centravanti russo avrebbe già sostenuto le visite mediche alla Pinetina facendo esplodere il dottor Combi. Tuttosport invece apre con una foto che ritrae Marotta e Barakković in atteggiamenti compromettenti, con titolo “AMAROTTALO!”, consueto geniale gioco di parole della redazione.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Nel frattempo il campionato termina, con Barakković che si laurea capocannoniere con 43 reti, 14 delle quali realizzate senza nemmeno scendere in campo. La trattativa entra nel vivo, ed ogni mattina i quotidiani sportivi pubblicano gli stessi articoli del giorno precedente, solo invertendo le parole e usando sinonimi. Ad esempio, il titolo della Gazzetta diventa “Per Barakković all’Inter è già fatta!”, mentre secondo il Corriere il professor Combi sarebbe saltato in aria dopo aver tentato di operare un controllo medico sul fisico di un attaccante proveniente dal freddo Est. Tuttosport invece cambia linea e pubblica una serie di articoli secondo i quali la Juve sarebbe ad un passo dall’acquisto di Gastone Paperone.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Passano i giorni, e quella che doveva essere una trattativa-lampo sembra invece destinata a protrarsi a lungo. Preziosi afferma a più riprese che con l’Inter non c’è stato niente più di un contatto, e che ancora non ha ricevuto un’offerta seria; Moratti annuncia un mercato intelligente, anche se giura che è pronto ad investire molto per costruire una grande Inter; Branca e Capozucca ricominciano ad incontrarsi regolarmente, ed una sera vengono fotografati insieme al Plastic.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">A fine giugno, si giunge ad un’altra delle tappe-chiave delle trattative Inter-Genoa: l’inserimento della Roma. Secondo i giornali, infatti, il nuovo allenatore scelto per guidare il progetto giallorosso, Beppe Grillo, avrebbe richiesto fortemente l’acquisto di Barakković, ritenendolo fondamentale per i suoi schemi rivoluzionari. L’offerta della Roma, ritenuta a più riprese “impareggiabile”, consisterebbe in 400 chili di metanfetamina purissima, più una Focus con servosterzo ed i territori dell’Istria e della Dalmazia. Moratti, dopo aver affermato che “a questi prezzi non ci stiamo”, annuncia un mercato di basso rilievo, ricordando che i soldi mancano e che è impossibile competere con chi ha più risorse, ma continua a lavorare sottotraccia con Preziosi. Branca e Capozucca, nel frattempo, vanno a convivere in un loft in zona Navigli.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Durante luglio la trattativa entra in una fase di stallo. Di quando in quando, sul web si sparge la voce di un forte interesse di una banda di sceicchi per il gioiello genoano, che intanto ha fatto ritorno in Siberia dove si è chiuso in un profondo letargo che, a meno di sorprese sul mercato, dovrebbe durare circa otto mesi. Raggiunto al bagno Piero, Moratti dichiara che in fondo la squadra è praticamente a posto così, che aver trattenuto Nagatomo può già considerarsi un successo e che con l’acquisto di Giacomazzi il più è stato fatto. Anche sulla Gazzetta si spengono gli entusiasmi, anche se fra i titoli viene sempre proposto un “Inter in pole per Barakković”, mentre il Corriere e Tuttosport divagano scambiandosi notizie e mischiandole: i primi annunciano le visite mediche di Marotta a casa di Gastone, mentre i secondi escono con una foto di Combi e Barakković che lottano nel fango.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Tutto tace nei primi roventi giorni d’agosto, fino a quando l’Inter non rimedia le prime sonore scoppole nelle amichevoli precampionato. Dopo aver impattato 2-2 con la Dinamo Brennero, i nerazzurri incassano un pesante 3-0 da una rappresentativa di vu cumprà austriaci. Allarmato dalle prime inquietanti uscite stagionali, Moratti si ributta su Barakković, nonostante Branca cerchi di spiegargli in tutti i modi che l’ideale per il modulo di Mutti sarebbe Bonazzoli. Sui giornali ricomincia la consueta tiritera, e le redazioni dei tre quotidiani si mettono d’accordo per uscire ogni giorno con lo stesso articolo, intitolato “Inter Barakković compra”, per non fare troppa fatica, che fa caldo.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">E così, dopo l’eliminazione dell’Inter dai preliminari di Europa League ad opera dello Zimbru Chișinău, si giunge alla micidiale offerta delle 18.50 nel cesso dell’AtaHotel. Stavolta Preziosi, dopo aver ricevuto una misteriosa telefonata, accetta e permette a Moratti di coronare il proprio sogno, nonché la prima telenovela estiva dal 2009. Il contratto di Barakković viene subito depositato in Lega, e la presentazione fissata per il giorno successivo, quando un bagno di folla attenderà il fuoriclasse russo nel suo primo giorno da interista.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Purtroppo per Moratti, però, la presentazione non avverrà mai. Barakković verrà ritrovato morto in un albergo di Parigi il mattino seguente, all’età di 27 anni, ufficialmente in seguito ad un errato abbinamento tra il Côtes du Rhône del 2008 proposto dal sommelier dell’albergo ed il gran mix di formaggi di latte di gatta tipici della sua terra.</span></div>
<div style="font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Finisce così la carriera di uno dei personaggi più controversi della storia del calcio italiano. Moratti, distrutto dal dolore, avrà comunque modo di dimenticare il suo Barakković già nel gennaio seguente, quando Preziosi porterà in Italia Alimorté Mambo, letale seconda punta cresciuta nei sobborghi di Tangeri.</span></div>Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-31655684826672754032012-04-04T02:59:00.001+02:002012-04-04T03:16:48.938+02:00A TESTA ALTA<p align="justify">Il calcio italiano banchetta ormai lautamente con la retorica della testa alta. “Testa alta” è il mantra di qualsiasi sconfitta, di qualsiasi situazione avversa. Basta non prenderne sedici e provarci un po’, ed il mantra inizia ad essere ripetuto.</p> <p align="justify">Finisce la partita e sono tutti lì che aspettano l'inizio della trasmissione, agguerriti. Si guardano negli occhi con aria di sfida. Le mani pronte a scattare. C'è una leggera penombra, ed ognuno si guarda intorno con sospetto, un ghigno sulla bocca, le sopracciglia aggrottate. Appena la sigla termina, schiacciano il pulsante per prenotarsi, con velocità inaudita.</p> <p align="justify">- Buonasera e benvenuti a Novantesimo Cham..</p> <p align="justify">- <strong>TESTA-ÀLT!!!!!!</strong>, dicono tutti in coro, a velocità supersonica, quasi cadendo dalle sedie.</p> <p align="justify">Sono in apnea da decine di minuti, i muscoli ed i nervi tesissimi.</p> <p align="justify">- Allora Marino che ne pensi di questo Nap</p> <p align="justify">- TESTA-ÀLT!!!!!!</p> <p align="justify">Un urlo strozzato, che attraversa lo studio come un fulmine, che spettina Paola Ferrari, che scuote il baffo di Bartoletti.</p> <p align="justify">Un paio d'ore prima, durante la partita. Dopo trenta secondi di gioco una buona azione, conclusa con un tiro a lato. E' già tempo di</p> <p align="justify">- TESTA-À..</p> <p align="justify">arriva uno da dietro e gli mette un fazzoletto in bocca, ma non basta e devono legarli. I commentatori urlano, si dimenano, perché devono dirlo, devono dire dove sta questa testa.</p> <p align="justify">Me li vedo a casa, in settimana, che si allenano per riuscire ad essere i primi a dirlo nel dopo-partita, in studio. Passeggiano davanti allo specchio, con aria noncurante, poi all'improvviso si voltano di scatto con un movimento repentino e urlano</p> <p align="justify">- TESTA-ÀLT!!!!!!</p> <p align="justify">come De Niro quando chiede se dici a lui, se stai parlando con lui, e poi sfodera la pistola.</p> <p align="justify">La loro pistola è un grido, un urlo che fende l'aria: mentre lo lanciano, fanno pure uno scatto in avanti col collo, per dare enfasi. <br />Camminata sciolta, fare guascone, poi ad un certo punto giro sui tacchi, sguardo di ghiaccio, indice puntato e</p> <p align="justify">- TESTA-ÀLT!!!!!!</p> <p align="justify">La notte si svegliano di soprassalto, fradici di sudore. Balzano a sedere sul letto, ancora col fiatone, poi scendono e iniziano a correre per la casa, con le mani nei capelli.</p> <p align="justify">- ALTAAAAAA!!!!!! ALTAAAAAA!!!!!!</p> <p align="justify"> </p> <p align="justify">Se prima, per negare l’evidenza, la testa si metteva sotto terra, ora la si innalza quanto più in alto possibile; si inarca il collo, si fanno schioccare le vertebre.</p> <p align="justify">Alla fine, però, che la la si metta sotto terra o per aria, questa testa si fa di tutto per non tenerla in superficie, e vedere quello che realmente ci circonda.</p> <p align="justify"> </p> <h6 align="right"><em>Quanto cazzo sono profondo</em></h6> <h6 align="right"></h6> Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-46320852516787589522012-02-09T13:36:00.001+01:002012-02-09T13:36:37.859+01:00Chiunque, con i capelli lunghi ed un po’ di barba, può sembrare Gesù Cristo – vol.2<p align="justify">Proprio in quel momento, un uomo basso, calvo, pingue e senza collo fa capolino dal bosco, tenendo in mano un cestino pieno di bacche. Sereno e spensierato, si ferma per un attimo ad ammirare i fiorellini tra l’erba. Passati in rassegna tutti i fiorellini, alza lo sguardo e vede Paperino che cerca di scalare la torre. Il cestino gli cade in terra, le bacche si sparpagliano fra i fiori. “Ci sta provando di nuovo”, pensa l’uomo, che inizia a correre in direzione della torre.</p> <p align="justify">- FERMOOOOO!!  SCENDI DA LI’!!LASCIA STARE IL MIO MAXI!! <br />- Cielo, il mio carceriere! Sbrigati, mio eroe, sbrigati!! <br />- Ci sono, ci sono..un attimo solo e..</p> <p align="justify">Il carceriere arriva davanti al cordone e, seppur con qualche iniziale riluttanza, inizia a scuoterlo, per far perdere l’equilibrio a Paperino. Questi, però, è praticamente arrivato: gli mancano solo un paio di metri al traguardo.</p> <p align="justify">- Sì, continua così! – dice la principessa, estasiata, mentre il cordone diviene di secondo in secondo più resistente – Dai, che ci sei! L’ho capito appena ti ho visto che sei un eroe, che sei un papero speciale! <br />All’udire la parola “papero”, Paperino si blocca di colpo. <br />- H-h-hai detto…p-papero? <br />- Certo, sì! Papero! Perché, c’è forse qualcosa che non va? Tu sei un papero, quindi.. <br />- E’ un’anatra, ignorante! – grida Zio Paperone. <br />- Massì, papero, anatra, cosa vuoi che cambi? <br />- Eh, cambia, cambia – risponde ancora Zio Paperone.</p> <p align="justify">Paperino è di nuovo in crisi d’identità. Pur essendo ad un passo dal traguardo, non riesce più a muoversi, sconvolto nel profondo. L’essere messo un’altra volta di fronte alla dura realtà di non essere un papero l’ha paralizzato, esattamente come poche ore prima. La ferita era ancora troppo aperta. perché qualcuno potesse infilarci un dito dentro. <br />“Ora che è fermo, vado a prendere quel paper..cioè, quell’anatra e lo faccio secco”, pensa il carceriere, sguainando un coltellaccio e mettendoselo fra i denti.</p> <p align="justify">- Ehi! EHI! Che vuoi fare! Che vuoi fare con quel coltello?! Lascia stare il mio eroe! – urla la principessa. Il carceriere comincia ad arrampicarsi sul cordone, che continua a farsi sempre più consistente. <br />- Ehi, Mr. Anatra! Guarda che quello sta salendo su a farti la festa! Ti conviene darti una svegliata! – continua ad urlare la principessa. Paperino, però, è ancora completamente immobile, con lo sguardo perso nel nulla ed un’espressione colma di desolazione. Intanto, qualcosa nel suo zaino, rimasto a terra, inizia a muoversi.</p> <p align="justify">Il calvo carceriere è ormai giunto in prossimità di Paperino. La principessa strilla. Zio Paperone se la dorme, annoiato dalla vicenda. Il carceriere tiene una mano salda sul cordone, e con l’altra si prepara ad accoltellare Paperino. Mentre sta per sferrare il colpo, però, tre candide voci gli intimano di fermarsi.</p> <p align="justify">- Lascia stare nostro zio! – urlano i tre. <br />Sono Qui, Quo e Qua, che fino ad allora erano rimasti nascosti dentro allo zaino di Paperino. <br />- E voi chi sareste? –, gli fa il carceriere, che evidentemente ha qualche remore nel commettere un delitto di fronte a degli infanti. <br />- Siamo dei paperi! E quello è nostro zio!– urlano baldanzosamente i tre. <br />- Non mi importa, ora prendo vostro zio e gli tiro il collo!</p> <p align="justify">Paperino, inchiodato nella sua posizione, non fa una piega e non sembra nemmeno essersi accorto dell’arrivo dei nipotini. I tre paperotti afferrano il cordone e cominciano ad arrampicarsi, battaglieri.</p> <p align="justify">- Oh mio dio, ANCHE DEI BAMBINI ADESSO! – fa la principessa. Il cordone diviene d’acciaio.</p> <p align="justify">Nel frattempo, Zio Paperone viene svegliato da alcune grida provenienti da una capanna poco distante dalla torre. Incuriosito, e noncurante delle vicende dei suoi nipoti, si avvicina e tende un orecchio.</p> <p align="justify">- Gl’ha levato Snaide, quella TESTA DI HAZZO! <br />- Però Maihò un lo leva, teshtone, caprone! <br />- Co i’Lecce, co i’Lecce! <br />- Bada Bongo!</p> <p align="justify">Confuso, il vecchio papero (anatra) si allontana. Quando torna davanti alla torre, la situazione è questa: <br />la principessa geme, non si capisce se di piacere o di dolore; <br />Paperino è pietrificato, fermo nella solita posizione ormai da una mezz’ora; <br />il carceriere è ad un metro circa da Paperino, ma non ha il coraggio di ucciderlo davanti ai suoi nipotini; <br />Qui Quo e Qua si arrampicano con fatica, a tratti un po’ turbati dal cordone. <br />Lo Zione si rimette a sedere su un sasso, ad osservare la vicenda. Poco dopo, un uomo a bordo di una bicicletta molto vecchia, con una cassa di frutta legata sul manubrio, si avvicina alla torre.</p> <p align="justify">- O che lavoro ll’è questo? [trad: “ma cosa sta succedendo?”] – dice il nuovo arrivato, con una voce che è un misto tra quella di un tabagista terminale, Sandro Ciotti e Pingu. <br />- Ecco, ci mancava solo lui – fa il carceriere, sconsolato. <br />L’uomo in bici riconosce il carceriere. – Oh! Bada Zatta! Oh Zatta pelata! Gnamo si va a piglià un caffè! <br />- Ma che caffè e caffè, vedi di toglierti dai coglioni, deficiente! – gli risponde il carceriere. <br />- Come ttu m’ha chiamato? COME TTU M’HA CHIAMATO? – Il nuovo arrivato, colmo di rabbia, scende dalla bici e si arrampica anch’esso, per raggiungere il carceriere e dargli il fatto suo. <br />- FATTI SOTTO, CAROGNA!</p> <p align="justify">Il contraccolpo per l’aggiunta dell’ennesimo peso sul cordone fa sobbalzare in avanti la principessa, che geme di dolore e deve tenersi alla torre per non cadere di sotto.</p> <p align="justify">Il carceriere, nel frattempo, fa il punto della situazione. Aggrappate al cordone ci sono ora sei tra persone, paperi ed anatre: il peso per la principessa è ormai, senza alcun dubbio, insostenibile. Dopo un rapido calcolo, pianta i piedi perpendicolarmente alla torre, e si mette a tirare con tutte le sue forze.</p> <p align="justify">- Ora te lo stacco, così la smetti di calarlo giù per farti salvare dai cavalieri! <br />- La corda! Vuole staccare la corda! – dice Qui. <br />- Sì, ma dove è attaccata questa corda? Serve un bel pilastro per reggere tutto questo peso!– esclama Qua. <br />Il carceriere si volta verso di loro. – Ragazzi, ormai però dovreste averlo capito. Questa non è una corda, è un… <br />- CAZZOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!! – urla disperatamente la principessa, in preda al dolore più indicibile. – BASTAAAAAAA!! SCENDETE!!! <br />Paperino si risveglia dal suo stato confusionale. – Un..cazzo???  – chiede, sbigottito. <br />- Se questo gl’è i’cazzo, figuriamoci le palle – si sente vociare dal basso. <br />- Sì, proprio così – fa il carceriere, continuando a tirare. – Sorprendente, eh? Ha anche un nome: è il Maxi, il Maxi Lopez. <br />- Ma..ma..non è possibile che..cioè, voglio dire, saranno almeno 10 metri! – dice ancora un incredulo Paperino. <br />- PERCHE’ PENSI CHE MI CHIAMINO MAXI? – riesce a dire la principessa, mentre si dimena inutilmente.</p> <p align="justify">Qui, Quo e Qua, più sotto, sono paralizzati, pietrificati nelle loro posizioni, esattamente com’era Paperino poco prima. Sapere la verità sul cordone ha tolto loro l’innocenza. Paperino, guardando i suoi nipotini, si dispera.</p> <p align="justify">- Qui! Quo! Qua! Scendete subito da lì! Cristo! Lei..lei, signore, per favore, tolga quei bambini da quest’arnese! <br />- Icche? Quiqquoqquacche? I che deo fare io co Quiqquoqquacche? <br />Paperino capisce che è meglio lasciar perdere, e si concentra su Paperone. <br />- Zione, presto, svegliati!! – grida disperato. – Sveglia! Vieni qui! <br />- NO BASTA, PER FAVORE, UN ALTRO ANCORA NO!!!  – implora la principessa.</p> <p align="justify">Paperone, destato dalle urla, si dirige ai piedi della torre.</p> <p align="justify">– Cosa c’è, Paperino? C’è qualche problema? <br />- Che ti pare, vecchio rincoglionito? Ti sembra una festa questa? <br />- Beh, è un po’ l’alberto della cuccagna.. <br />- L’albero dell..senti, muoviti, togli i nipotini da questo..albero! Alla svelta! <br />- Su, ragazzi! Venite da zio! – dice Paperone. Qui, Quo e Qua però non rispondono, impassibili, con un filo di bava che gli pende dai becchi. Paperone, allora, afferra il cordone e comincia a tirarsi su, deciso a spostarli personalmente.</p> <p align="justify">- NO, NOOOOOOO!! IN SETTE NOOO!!!!CEDOOOO!!!!! – urla la principessa. <br />Il carceriere, approfittando del momento, si appresta a sferrare il colpo decisivo. <br />- ADESSO! – grida, tirando con tutte le sue forze. <br />I sette alpinisti precipitano fragorosamente a terra, mentre un urlo terrificante squarcia l’atmosfera terrestre ed una pioggia rossa inonda il circondario. – Bada Bongo! –, dice l’uomo che era arrivato in bici, scorgendo un vu cumprà nelle vicinanze. <br />Il carceriere è il primo a rialzarsi. Non sembra turbato dalla pioggia rossa, anzi: non gli pare il vero di avere delle macchie scarlatte sulla sua giacca nera. <br />Dopo essersi scrollato via un po’ di polvere, tira fuori il cellulare, compone un numero ed attende qualche secondo. <br />- Sì, salve presidente. Sì, è tutto a posto. C’è stato qualche problema, ma è tutto risolto. <br />Detto questo, riattacca, prende il cordone e, dopo averne staccato Qui, Quo e Qua (ancora in evidente stato di shock) se lo arrotola intorno al collo, tipo pitone, ed entra nella torre.</p> <p align="justify">- Mah, – dice  Briatore (si era capito che è lui, no?), che risale in sella alla bici, parte e dice fra sé e sé “Quiqquoqquacche! In do ttu vo’ andà co Quiqquoqquacche!”.</p> <p align="justify">Nel frattempo, gli assistenti sociali portano via Qui, Quo e Qua, plagiati a vita dall’episodio, ed il carceriere applica le prime cure alla bionda figura in cima alla torre, ora principessa a tutti gli effetti. Zio Paperone e Paperino, nonostante tutto il trambusto della vicenda, trascorsi pochi minuti si rimettono in viaggio, zaini in spalla.</p> <p align="justify">- Io però te l’avevo det.. – prova a dire Zio Paperone. <br />- Zitto! Stai zitto, per favore! – lo interrompe Paperino. <br />I due camminano in silenzio per qualche minuto, entrambi con la testa bassa.</p> <p align="justify">- Che giornata di merda – dice Paperino.</p> Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-53802795687010320102012-02-04T12:00:00.001+01:002012-02-04T12:00:56.754+01:00Chiunque, con i capelli lunghi ed un po’ di barba, può sembrare Gesù Cristo – vol.1<p align="justify">Per festeggiare il ritorno di Bauscia Café (anche se qui siamo su Milanellobianco, ma vabbè) e per strapparvi alla noia di un sabato da reclusi in casa per il maltempo, ho preparato una grande e sorprendente avventura, dal titolo che non c’entra assolutamente un cazzo di niente con tutto il resto (o forse no, ripensandoci). L’ho divisa in due puntate, tipo Kill Bill, o le fiction con Amendola su Canale 5.</p> <p align="justify">Un ritorno in grande stile, quindi, con una vicenda che toccherà argomenti anche molto delicati e di grande attualità, e vi emozionerà a tal punto che espellerete dal vostro corpo l’intero novero di secrezioni che le vostre ghiandole sono in grado di  produrre lavorando a pieno regime.</p> <p align="justify">[<em>se ad un certo punto della lettura vi doveste chiedere, "ma che c'entra con l'Inter il calcio ecc?", ve lo dico subito io: c'entra, c'entra</em>]</p> <p align="justify">Con quest’immagine poetica di voi che eruttate liquidi di vario genere e provenienza, tutti insieme, in un sol colpo, chiudo questo necessario preambolo e lascio lo spazio alla prima puntata di questa mitologica storia, che inizia in un modo che non t’aspetti.</p> <p align="justify"><strong></strong></p> <p align="center"><strong>********</strong></p> <p align="center"><strong>********</strong></p> <p align="justify">Paperino e Zio Paperone, zaino in spalla, si fanno largo fra le frasche di un bosco, in una landa sperduta. Sono in marcia da diverse ore, e Paperino inizia a lamentare una certa stanchezza: le provviste scarseggiano, l’acqua puzza ed il suo zaino è incredibilmente pesante.</p> <p align="justify">- Quanto manca, Zione?</p> <p align="justify">- Shhh! Taci! Mi deconcentri! Mi inibisci il fiuto!</p> <p align="justify">- “Mi inibisci il fiuto”? Zio, ma come cazzo parli? Sei ubriaco?</p> <p align="justify">- Taci, ho detto!</p> <p align="justify">I due continuano a camminare in silenzio, per alcuni minuti, durante i quali Paperino rimugina a lungo sull’intera situazione. Ad un certo punto, sbotta.</p> <p align="justify">- Eh no eh, ora basta! – dice, fermandosi. – Un giovane papero come me, nel pieno delle forze, costretto da un vecchio bacucco a vagare per ore in un bosco puzzolente, a migliaia di chilometri da casa, senza cibo, senza acqua, senza carta igienica! Un papero come me meriterebbe..</p> <p align="justify">Zio Paperone si ferma e si volta, con rabbia. – Stai zitto, ignorante! Un papero, un papero..non sai quel che dici! Non sai nemmeno chi sei!</p> <p align="justify">Paperino è spiazzato. – Cosa..cosa vuol dire che non so nemmeno chi sono?</p> <p align="justify">- Ho già cercato di spiegartelo, ma a quanto pare non hai capito. [<em><em>severamente</em></em>] Paperino, tu non sei un papero. Sei un’anatra”.</p> <p align="justify">- Un’a..un’anatra??</p> <p align="justify">- Esattamente. Un’anatra. Così come lo sono anch’io, e la nonna, e Gastone, e anche quella zoccola della tua ragazza. Siamo tutti delle anatre.</p> <p align="justify">Incredulo, Paperino cerca di controbattere. – Non..non è vero! Non ci credo! E’ un’altra delle tue storie per distrarmi, per confondermi! Io sono un papero, sono orgoglioso di..</p> <p align="justify">- Ecco, guarda qua – lo interrompe Zio Paperone, porgendogli una foto – Vedi? Questo è un papero.</p> <p align="justify">Paperino guarda la foto, interdetto.</p> <p align="justify">- Zio, perché hai una foto di Susanna Camusso nuda con le Clark’s ai piedi? [<em><em>*</em></em>]</p> <p align="justify">Paperone rimette la foto in tasca, imbarazzato. – No, niente, lascia stare. [<em><em>dopo qualche secondo di frenetica ricerca, trova la foto giusta</em></em>] Ecco, questo è un papero. Un papero è una giovane anatra, prima del completo sviluppo sessuale. Tu lo sviluppo sessuale l’hai completato da un bel pezzo, anche se non ti serve a niente, al massimo ad aumentare il rimpianto dopo esserti fatto una pippa. Quindi sei un’anatra. <br />[<em><em>seguono alcuni secondi intelocutori</em></em>] <br />Papero-Anatra. Anatra-Papero. Capito?</p> <p align="justify">Paperino è confuso. Approfittando del suo silenzio, Paperone riprende la parola, sventolando di nuovo la foto sotto gli occhi del nipote.</p> <p align="justify">- Guarda bene il papero. Accanto c’è la sua mamma anatra. Questa più a destra è un’oca, che è diversa da noi perché ha il collo più lungo. E’ tipo tua zia. Tutto chiaro?</p> <p align="justify">Completamente stordito, Paperino rimane immobile, senza parole, per un minuto buono; poi si rimette in cammino trascinando stancamente le zampe, a testa bassa. Una lacrima solca il suo becco, il becco di un ex papero in crisi d’identità. La storia dello Zio ha minato tutte le sue certezze.</p> <p align="justify">Paperone, dal canto suo, è estremamente soddisfatto. Tronfio, ripone la foto in tasca, accanto a quella della Camusso, e si incammina dietro al derelitto nipote, sicuro che d’ora in avanti non avrebbe più opposto resistenza. C’era un tesoro Inca da raggiungere, ed ancora molte miglia da coprire per farlo.</p> <p align="justify">Dopo circa un’ora, durante la quale i due non scambiano una sola parola, il silenzio del bosco viene rotto da un disperato grido di aiuto, udibile dapprima solo in lontananza. I nostri non gli danno particolare importanza (Paperino è ancora sconvolto), e proseguono dritti per la loro strada. Poco dopo, il grido si leva di nuovo, e poi di nuovo ancora, ed ancora, a intervalli regolari. Man mano che avanzano, questo si fa sempre più vicino, tanto che, ad un certo punto, non è più possibile ignorarlo.</p> <p align="justify">- AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!</p> <p align="justify">Paperino, ridestatosi dallo stato semi-vegetativo in cui versava, si volta verso Paperone.</p> <p align="justify">- Zio, qualcuno è in pericolo! Non possiamo ignorarlo! Andiamo a vedere cosa succede!</p> <p align="justify">- Ti ricordo che abbiamo una missione da compiere, Paperino. O forse dovrei chiamarti.. Anatrino?</p> <p align="justify">Paperino sorvola sulla frecciata dello Zio. – Dobbiamo andare! Potrebbe essere una principessa in difficoltà!</p> <p align="justify">- Ma che principessa e principessa, col culo che hai al massimo è Galliani che ha una spina in un piede.</p> <p align="justify">Paperino, però, senza nemmeno saper bene perché – forse, per puro spirito di ribellione verso lo Zio – si incammina velocemente nella direzione da cui proviene l’urlo. Paperone, pur contrariato, è costretto a seguirlo. Dirigendosi verso la fonte del lamento, i due escono dal bosco, e giungono in prossimità di una alta torre d’avorio, in cima alla quale è possibile scorgere una figura alta (una figura umana), dotata di una splendida chioma biondo platino, che brilla a contatto con la luce del sole.</p> <p align="justify">- AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!</p> <p align="justify">- Guarda Zio, lassù!</p> <p align="justify">I due alzano lo sguardo.</p> <p align="justify">- Che ti avevo detto, c’è una principessa! C’è una principessa che chiede aiuto!</p> <p align="justify">Vedendo la lucente capigliatura della figura sulla torre, e la sua silhouette longilinea, Paperone è costretto a dar ragione al nipote, pur invitandolo a lasciar perdere ed a continuare la loro missione. Paperino, però, non ci sente, e corre al cospetto della torre.</p> <p align="justify">- Principessa, da chilometri inseguo il suo celestiale grido! Ho udito che ha bisogno d’aiuto, ed eccomi qua. Come posso servirla? Qual è il male che l’affligge?</p> <p align="justify">La principessa smette di piangere e gridare e si sporge dalla torre, incuriosita dal nuovo arrivo. La luce del sole, al suo zenith nel cielo, rende impossibile vedere con chiarezza il suo volto, ma Paperino è insindacabilmente convinto che si tratti di una bellezza rara ed esotica.</p> <p align="justify">- Oh, mio salvatore, finalmente sei giunto – disse la principessa, in falsetto – Erano settimane che ti aspettavo, e finalmente sei qui per salvarmi!</p> <p align="justify">- Paperino, andiamo via. Questa situazione non mi piace –, dice Paperone.</p> <p align="justify">- Zitto! Stai zitto! Hai mandato in frantumi la mia identità, le mie radici! Ora vuoi togliermi anche la possibilità di salvare una splendida principessa? Va’ al diavolo!</p> <p align="justify">- Nipote, ti ricordo che a casa hai una ragazza che ti aspetta.</p> <p align="justify">- E’ una zoccola, l’hai detto tu stesso.</p> <p align="justify">- Qualcuno potrebbe per favore concentrarsi su di me? Qui c’è una principessa che deve essere salvata! – dice la donzella, frignando. Paperino, carico d’ardore, si disinteressa completamente dello zio e rivolge il suo sguardo verso la cima della torre, adorante. Paperone si mette a sedere su un sasso, sconsolato, col becco appoggiato sulle mani.</p> <p align="justify">- Ma certo, mia adorata, ma certo! Sono qui per questo! Dimmi solo quel che devo fare!</p> <p align="justify">- Devi liberarmi, o mio prode cavaliere. Sono intrappolata quassù da settimane, ed il mio mostruoso carceriere è ora in giro a coglier bacche. E’ il momento di agire!</p> <p align="justify">- E sia! Cala ordunque le tue lunghe trecce, cosicché io possa arrampicarmi fin sopra questa austera torre e rimpiattarmi in attesa che il tuo carceriere faccia ritorno, per poi sorprenderlo e sconfiggerlo, strappandoti alle sue grinfie!</p> <p align="justify">- Ma non sarebbe più semplice aspettare che il mio carceriere torni qua per poi aggredirlo prima che salga sulla torre, senza fare la fatica di arrampicarsi? E poi, perché hai assunto questo tono aulico?</p> <p align="justify">- Perché è più poetico, sia il tono aulico, che l’arrampicata sulle trecce!</p> <p align="justify">- Hai ragione, o mio prode, hai ragione! Che fortuna averti incontrato!</p> <p align="justify">- Bah –, dice Zio Paperone.</p> <p align="justify">- Il problema, mio caro, è che i miei capelli sono sì lunghi e resistenti, ma non abbastanza per coprire tutta la lunghezza della torre, e permetterti di usarli per arrampicarti fin quassù!</p> <p align="justify">- Oh, beh..ma allora, come fare, come fare?</p> <p align="justify">- Di certo non va su a mani nude, sennò sai che schianti – li interrompe Paperone, sarcastico.</p> <p align="justify">- Vuoi stare zitto? – lo ammonisce Paperino.</p> <p align="justify">- Ok, ok, me ne sto qui, a godermi lo spettacolo –. Paperone si mette comodo, con le mani unite dietro la testa.</p> <p align="justify">- A dire il vero, una soluzione ci sarebbe – dice la principessa. – Aspetta solo un attimo..</p> <p align="justify">- Ma certo, ma certo!</p> <p align="justify">Si ode il rumore di una cerniera che si apre.</p> <p align="justify">- Ecco qua, mio prode, ecco una resistente fune! Ora vieni a salvarmi!</p> <p align="justify">La principessa cala dalla cima della torre un lungo cordone roseo, che tocca terra proprio davanti ai piedi del papero.</p> <p align="justify">- A me non sembra esattamente una fune –, punzecchia ancora Paperone.</p> <p align="justify">Paperino, stavolta, non presta attenzione alle parole dello Zio e inizia ad arrampicarsi.</p> <p align="center"><strong></strong></p> <p align="center"><strong>FINE PRIMA PUNTATA</strong></p> <p align="justify">*questa battuta <a href="http://it-it.facebook.com/permalink.php?story_fbid=139262719513762&id=132330283540339">l’ho rubata</a></p> Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-7215386657398065022012-01-24T10:43:00.005+01:002012-01-24T10:43:56.192+01:00Briatore & Friends in Concerto - live @Circolo<div style="text-align: justify;">
7 Gennaio 2012, Inter-Parma. E' la prima partita dell'anno, ed <a href="http://www.bausciacafe.com/2011/10/19/pedretti-e-di-montevarchi/">al Circolo i nostri eroi sono carichi a mille</a>. Dopo venti giorni di sosta natalizia, Briatore, Lehalo, Maiho e gli altri scalpitano, vogliosi di tornare a dare spettacolo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Prevedendo una serata pregna di momenti indimenticabili, mi sono munito di videocamera ed ho registrato circa 70 minuti di partita, dei quali ho montato il solo audio realizzando il prezioso documento che potete vedere qui sotto. Il risultato sono sette minuti e quarantadue secondi di emozioni forti, dove i nostri sfoderano praticamente tutto il loro leggendario repertorio: c'è il lamento di Maiho per un cross sbagliato da Maicon, ci sono Lehalo e Briatore che "incitano" Nagatomo, ci sono i duetti Maiho-Briatore sui loro vecchi trascorsi calcistici e molto altro. </div>
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<br /></div>
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Quindi, insomma, dichiaro terminato il preambolo e vi invito a gustarvi il tutto. Il video è corredato da numerose annotazioni, per permettervi di apprezzare al meglio la voce del Circolo. Per poterle leggere bene</div>
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e per immergersi completamente nell'atmosfera, vi consiglio di visualizzarlo in full screen. </div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ecco qua: </div>
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(legatevi bene le cinture, perché Briatore sale in cattedra fin dai primi secondi)</div>
<div style="text-align: justify;">
(ha una voce che non dimenticherete facilmente. Io l'ho messo come suoneria)</div>
<br />
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<embed width="560" height="315" type="application/x-shockwave-flash" src="http://www.youtube.com/v/AEklpUmvols?version=3&hl=it_IT" allowFullScreen="true" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" /></object>Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-15878107608579852762012-01-16T19:56:00.000+01:002012-01-16T19:56:06.284+01:00WHO RULES THIS CITY?Visto che sarebbe davvero un casino impaginarlo qui, per leggere il nuovo post cliccate su <a href="http://www.bausciacafe.com/2012/01/16/who-rules-this-city/">QUESTO LINK</a>Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-20723032713114630632011-11-27T17:49:00.001+01:002011-11-27T17:49:21.412+01:00LEHALO!<p>Qui il video della puntata di Inter_Net che mi ha visto ospite giovedì scorso. Si parla del circolo, di Briatore, di Lehalo e del mio abnorme uccello. <br />Ora sì che posso cominciare a tirarmela</p> <iframe height="315" src="http://www.youtube.com/embed/qDIutkMOABU" frameborder="0" width="560" allowfullscreen="allowfullscreen"></iframe> Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-62378112729307647322011-11-23T05:15:00.001+01:002011-11-23T05:15:20.892+01:00BRIATORE RADICAL CHIC<p align="justify">E’ martedì ed al circolo è serata di Champions. Io e gli altri due fedelissimi siamo leggermente in ritardo e camminiamo di buon passo verso l’entrata. Sugli scalini che precedono l’ingresso, incrociamo uno degli altri habituè del posto. Sta parlando al telefono. Ci fa un cenno, poi torna al suo interlocutore e gli dice  “corri, è carico, ha appena preso il caffè. Sta scalpitando”. <br />I nostri volti si illuminano. Sappiamo a chi si sta riferendo. C’è solo un uomo a cui ci si può riferire in questi termini.</p> <p align="justify">Acceleriamo il passo. Il prime time della stanza principale è riservato al Napoli. Ci tocca la stanzina, vecchio feudo di battaglia di remote domeniche pomeriggio, quando vi eravamo costretti dalla concomitanza con le partite della Fiorentina, ai cui tifosi, più numerosi, toccava la stanza grossa. Un rapido sguardo allo schieramento, che come avevamo intuito è quello base, con tutti i big (e, soprattutto, Il big) a far bella mostra di sé: <br />Lehalo è in fondo, pronto ad inveire; Maiho nel mezzo, circondato da due scagnozzi; di punta, l’Imbecille ed, ovviamente, Briatore. Per lui, un look da Radical Chic: scarpa vintage come se ne trovano solo a Camden, pantalone di velluto, camicia azzurra con cravatta e maglioncino a V sopra, cappotto indie, sciarpetta e, a guarnire il tutto, cappellino di lana con ciuffo sbarazzino che spunta da sotto. <br />Mancava all’appello da quasi un mese.</p> <p align="justify">Ci sediamo ovviamente dietro di lui, per non perdere nemmeno il mugolio più impercettibile.</p> <p align="justify">La partita inizia. I primi minuti scivolano via tranquilli, senza offrire spunti interessanti ai fuoriclasse presenti in aula (a parte quando Samuel spintona Burak e gli spezza una costola, con l’arbitro che fischia il fallo: Briatore si gira ed asserisce convinto “non era miha punizione, sai”, dando di gomito all’Imbecille). <br />Ci vuole un’azione pericolosa del Trabzonspor per accendere gli animi: Burak, ancora lui, spara fuori di non molto col destro, ed ecco affiorare i primi mugugni. Briatore, particolarmente innervosito dal mancato intervento di Lucio, mette da parte le facilonerie e si alza in piedi per una dimostrazione tecnica: si gira da una parte, poi dall’altra, abbozza un doppio passo e fa “come tu fai a fermallo così il giocatore!? Nimmeno ni Chiesanova<em>(squadra di quartiere nella quale Briatore millanta una lunga militanza, ndr)</em>”. <br />Da dietro, qualcuno dice “è vero”, ed anche “roba da maiali”. Tornato a sedere, il nostro si gira verso Maiho e gli dice “Che te lo ricordi, i Chiesanova?”. Maiho però non risponde, abbozza un mezzo sorriso e poi si guarda attorno. E’ spaesato, è chiaro che c’è qualcosa che non va.  Non è il Maiho di sempre e, dopo qualche istante di riflessione, non è difficile intuire il perché.</p> <p align="justify">In campo, infatti, non c’è Maicon. Questo priva Maiho della sua ragion d’essere: vorrebbe insultare qualcuno, ma non può.  Non sa che dire, non sa che fare. Quando Maicon non c’è, Maiho si disorienta, privo del suo punto di riferimento, e vive i novanta minuti della partita in un totale stato di confusione. <br />Briatore capisce il dramma del suo compagno e cambia discorso dicendo “Burakke, in do ttu’vo andà co Burakke”<em>(“Burak, ma dove vuoi andare con Burak”)</em>, conscio del fatto che non ci sarà possibilità di duettare col suo compagno preferito.</p> <p align="justify">Le emozioni, come al solito, provengono più dai nostri vicini che dal campo. La partita è accompagnata da reiterate critiche alla squadra ed al gioco, con numerosi “vergogna” e “che schifo”. Ad un tratto, un imprecisato personaggio irrompe nella stanza, urla “Mamma li turchi!”, e va via. <br />Pochi minuti dopo, le telecamere inquadrano Figo seduto in panchina in tuta da calciatore. Proprio mentre ci si interroga se, allo stato attuale delle cose, sia più lento lui o Alvarez, il compassato argentino scambia elegantemente con Milito e mette dentro un bel gol. L’entusiasmo serpeggia tra gli avventori, che in un attimo passano dal feroce ghigno di protesta alla felicità. Lehalo, ebbro di gioia, urla “Gl’ha marcaho Altobelli!”<em>(“ha segnato Altobelli!”)</em>.</p> <p align="justify">Il vantaggio, però, dura poco. Cinque minuti dopo, Altintop lascia partire un tiro da fuori che impatta contro una natica di Samuel e finisce alle spalle di un incolpevole Julio Cesar, indicato però a gran voce come il responsabile della rete subita. Lehalo, non appena il nostro portiere viene inquadrato dalle telecamere, prende dunque fiato e carica l’ugola. Tutti si girano verso di lui. “E’ il momento”, pensiamo. <br />A questo punto, però, succede una cosa impronosticabile, mai vista, mai sentita. Dalla bocca di Lehalo, infatti, non si leva il suo caratteristico urlo di battaglia, ma bensì</p> <p align="justify">“Cambialooooooooooo!!”</p> <p align="justify">L’intero circolo è spiazzato. In anni ed anni, mai era accaduto qualcosa di simile. Ci si scambiano sguardi preoccupati, come a dire, “e ora?”. La tensione è tale che nessuno si azzarda a chiedere a Lehalo il perché di questa agghiacciante rivoluzione, mentre lui fa il vago e borbotta cose intraducibili come suo solito.</p> <p align="justify">A rompere questo stato di stallo ci pensa, ovviamente, Briatore, che ripropone un vecchio numero del suo repertorio: lo spogliarello. Quando sopravviene l’inverno più fetente, infatti, il nostro è solito arrivare al circolo bardato come uno scalatore di montagne; logicamente, il clima mite delle sale tv lo costringe a togliersi gli indumenti di troppo, per non schiattare dal caldo. Prima della sua svolta Radical Chic, Briatore era solito indossare, una sopra l’altra, almeno 4-5 giacche (provenienti da completi diversi), con ogni probabilità rimasugli del suo guardaroba da nababbo; ecco dunque che, dal momento in cui si sedeva, a intervalli regolari si alzava in piedi, si toglieva una giacca e la gettava sul catasto di tavole di legno posto misteriosamente sotto al maxischermo (catasto che, probabilmente, era ed è  lì apposta per questo uso). A fine partita, un enorme cumulo di indumenti giaceva a pochi metri da lui, che era ormai rimasto con una sola giacca, la camicia e la cravatta. <br />E pure i pantaloni, eh.</p> <p align="justify">Stavolta, lo spogliarello si limita a poco: via il berretto, via la sciarpa, e basta. D’altra parte il surplus di indumenti non era così eccessivo, e poi un vero radical chic il cappotto non se lo toglie mai.</p> <p align="justify">I minuti scorrono, ed il primo tempo si avvia al termine. Nagatomo passa alcuni minuti di difficoltà, e Briatore lo rincuora berciando “va levato Nagatomo, è una fogna!”. Le telecamere si spostano poi su Julio Cesar, il cui volto è bagnato dal sudore: uno scagnozzo di Maiho rompe il silenzio che circonda il suo capo e dice “o com’è sudato, ma se unn’ha toccato palla, o che, è una mucca?”. <br />Mancano pochi secondi alla fine, ma c’è ancora spazio per le emozioni: corner per noi, tutti dentro. Mentre tutti aspettano che Alvarez calci, Lehalo si esibisce in un pezzo ormai diventato parte del suo repertorio:</p> <p align="justify">“Rientra Nagatomooooooooo!”</p> <p align="justify">Inutile dire che il giapponese era uno dei tre che erano rimasti a protezione della difesa. <br />Alvarez batte l’angolo, la difesa turca ribatte, il pallone giunge vicino al vertice sinistro dell’area di rigore. Lehalo inizia ad urlare “Rientra Nìì” e poi strozza il grido in gola, accortosi forse che Nagatomo era ben posizionato.</p> <p align="justify">Finisce il primo tempo, ed arriva il momento amarcord. Si discute, infatti, della genesi del soprannome “Briatore”, che, differentemente da ciò che molti di voi penseranno, non deriva dal dorato passato del nostro eroe. <br />La vera storia del soprannome Briatore inizia infatti molti anni fa, agli albori di Sky e del circolo, che prima non trasmetteva le partite perché, a detta dei gestori, “Tele + è da fascisti”. <br />Questa me la sono inventata adesso. <br />Comunque, molti anni fa alle partite era solito presenziare anche un altezzoso bellimbusto sulla cinquantina tarda, col ciuffo bianco al vento, la faccia da sciupafemmine cesse ed una panza tanta, che indossava (il bellimbusto, non la panza) sempre una camicia rosa chiara aperta sul petto villoso, sul quale regnava un luccicante crocifisso. Ebbene, questo figuro fu da me subito soprannominato “Briatore”. <br />Successe che, un giorno, nell’oscurità della stanzina, scambiai (non so come e perché) questo Briatore primordiale per il Briatore odierno, che divenne anch’egli Briatore. Si crearono così due Briatore, ed ogni domenica ci si interrogava su chi fosse quello vero e chi fosse l’impostore, in pratica non ci si capiva più un cazzo perché io avevo cominciato a chiamarli Briatore entrambi non so per quale motivo, me li confondevo anche se erano le persone più diverse del mondo, probabilmente ero in crisi mistica da Briatore ed avrei chiamato così anche mia madre se si fosse presentata l’occasione. <br />Questa situazione si trascinò per diverso tempo, fino a che, un giorno, si giunse ad una conclusione pirotecnica. Era la sera di uno dei derby più adrenalinici che io ricordi, un 3-2 per noi firmato da Adriano di testa all’ultimo secondo, al tempo in cui non vincevamo una sega e quindi il derby era come uno scudetto. Al termine della partita, quando gli animi delle tifoserie (sì, al circolo entrano pure i milanisti) erano ancora caldi, scoppiò una rissa. Mentre tutti si appinzavano con tutti, due energumeni cominciarono ad insultarsi ed arrivarono testa a testa. Prendendo posizione nel mucchio, potei vederli chiaramente. <br />Erano proprio loro. Erano i due Briatore. Volarono spinte, calci, cazzotti al vento, in un’eclissi di pance che aveva tutto l’aspetto del duello finale, dello scontro fra titani. Ne sarebbe rimasto solo uno. <br />Furono divisi, e poi non so come andò a finire. Fatto sta che il Briatore primordiale, da quella sera, sparì per mesi, e negli ultimi sette anni si sarà fatto vedere a dir tanto cinque o sei volte, mentre il Briatore odierno è lì che scrive pagine di storia e regna incontrastato. Il circolo era troppo piccolo per tutti e due.</p> <p align="justify">Giuro che è tutto vero.</p> <p align="justify">(quasi)</p> <p align="justify">Ma torniamo nel presente. Prima che la ripresa inizi, mi giungono notizie dal bar sovrastante. Uno degli habituè mi riferisce di questa conversazione tra vecchi:</p> <p align="justify">“Che fa l’Inter?” <br />“1-1” <br />“Vince?”</p> <p align="justify">Si capisce subito che i ritmi saranno blandi, sia in partita che, e questa è la notizia, tra il pubblico. Briatore, che ha accanto un nuovo amico, farfuglia cose a proposito di fagioli e ceci, e si estranea dalla scena. Maiho è totalmente paralizzato, e devono prenderlo a schiaffi per fargli capire che è iniziato il secondo tempo. Lehalo parlotta, ma a basso volume. <br />In mancanza di meglio, seguiamo dunque il commento di Sky, che ci informa che in campo è nato “un certo feeling” tra Stankovic e Zokora. Samuel, intanto, riempie di cazzotti chiunque gli passi davanti, menando colpi a destra e a manca ma con tale mestiere che l’arbitro non gli fischia mai contro, e nessun avversario accenna nemmeno una protesta. Alvarez, comunque molto positivo, continua a farci annusare il tiro da fuori, per poi scaricare puntualmente sull’esterno: sono tre mesi che sta caricando il suo leggendario sinistro (definito da tutti “micidiale” per decisione presidenziale), e tutti siamo lì a sperare che ogni volta che ha un po’ di spazio sia quella buona per farci vedere se davvero ce l’ha, questo piede devastante che stacca le traverse e le sopracciglia di Agnelli. <br />In risposta a tutto ciò, Lehalo esclama, con molta calma, “Cambialo Alvarez”. Lo stupore serpeggia di nuovo, ma più discretamente. Quasi con rassegnazione, con tristezza, come se stessimo ormai accettando una realtà terribile, quella di un eroe che non è più lui.</p> <p align="justify">Da questo momento in poi, però, complice anche l’eclissi di Briatore (che addirittura, a tratti, se la dorme), Lehalo si prende la scena e diventa l’indiscusso protagonista della seconda frazione di gara. Come ad esorcizzare le paure di chi lo temeva ormai degenerato, il fuoriclasse si scatena, regalando perle. Dopo l’ennesima palla persa da uno Stankovic misteriosamente ancora in campo, Lehalo, colmo di rabbia, urla</p> <p align="justify">“Uno stiaffo <em>(schiaffo) </em>gli tirerei.. <br /><strong> <br />Dio Leone </strong>”</p> <p align="justify">al che io e gli altri due schiantiamo definitivamente in un riso isterico ed irrefrenabile. Uno degli scagnozzi di Maiho mi picchietta col dito sulla spalla, io mi giro con ancora le lacrime agli occhi e lui mi fa “vi si fa ridere, eh?”. <br />Cazzo, sì.</p> <p align="justify">Poco dopo, mentre Marianella (o chi per lui) ci informa che tra Stankovic e Zokora c’è appena stato “un duello di soli falli”, succede l’imprevedibile: Maiho si sveglia, si inserisce in una discussione tra i suoi scagnozzi – basata essenzialmente sulla critica di  giocatori a raffica - e s’incazza, imponendo con la forza le proprie ragioni pur senza dar l’impressione di star sostenendo una posizione precisa. <br />Nel frattempo, noi gestiamo la palla, con i turchi che non riescono più a pressare con l’intensità di prima. Siamo in una fase di stallo, nella quale sembra davvero che non possa succedere nulla. Sembra, dico, perché è proprio in questo momento, quando ormai nessuno ci sperava, che il campione che si credeva decaduto cala l’asso e risolve la serata. E’ ora, come un fulmine a ciel sereno, che il momento tanto atteso finalmente arriva. <br />Lehalo, infatti, non ne può più. Dopo 82 minuti passati a reprimere il primordiale istinto, la misura è colma, e niente può ormai trattenerlo. Mentre il gioco è fermo, senza che nulla lasci presagire una simile mossa, con tutta la forza che ha in corpo carica il colpo, mette le mani alla bocca e rilascia un liberatorio</p> <p align="justify">“LEHALOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!”,</p> <p align="justify">il più lungo ed intenso Lehalo mai udito, così potente che Briatore si desta dal suo torpore e, facendosi portatore del dubbio di tutti noi, si gira e chiede</p> <p align="justify">“CHI?” <br />Lehalo non risponde, perché non ne ha la minima idea. Lui doveva solo sfogarsi.</p> <p align="justify">Dopo una decina di minuti di niente, la gara termina sull’1-1, risultato che ci dà la vetta del girone con una giornata d’anticipo. Le luci si accendono e rompono l’oscurità, permettendoci di ammirare appieno il look di un Briatore che si reinfila il cappello e copre con la sua sciarpa lo sporgere della cravatta dal maglioncino. Maiho, nuovamente spentosi dopo il diverbio, viene caricato dai suoi scagnozzi e portato via insieme alla sedia, mentre alcuni passanti lo rincuorano dicendogli “dai, vedrai che torna presto”. Lehalo scompare in un angolo, si inginocchia verso la luna ed inizia a lehalare sfogando le repressioni di tutta una sera. <br />Noi saliamo le scale. <br />E’ ora di andare a casa.</p> Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-1027425572730512332011-10-19T14:19:00.001+02:002011-10-19T14:20:05.201+02:00PEDRETTI E’ DI MONTEVARCHI<p align="justify">Sono le 20,40. Ho appena parcheggiato la macchina vicino al circolo, e mentre chiudo la portiera mi dico “massì, prendiamolo anche stasera”. Riapro e prendo il taccuino degli appunti. Probabilmente sarà inutile come le altre volte, ma, ehi, a girl can dream.</p> <p align="justify">Vabbè.</p> <p align="justify">Dicevo. Il taccuino me lo porto dietro da un mesetto perché il circolo dove vado a vedere le partite dell’Inter è affollato da eminenti pensatori, delle quali elucubrazioni credo sia opportuno informare il mondo. Il suddetto taccuino, però, alle 20,40 di ieri sera era ancora vuoto, in quanto, durante queste prime infauste partite della stagione, il circolo ha dovuto registrare una pesantissima assenza. Si tratta dell’elemento simbolo: una figura imprescindibile, come lo sono quei giocatori che, per il solo fatto di scendere in campo, infondono alla squadra fiducia e consapevolezza dei propri mezzi. Un po’ quello che rappresenta Totti per la Roma, o Giggs per il Manchester United, o Alvarez per le squadre avversarie.</p> <p align="justify">Ecco, in questo mese e mezzo è mancato Briatore.</p> <p align="justify">Briatore è di gran lunga il personaggio principe dell’intero circolo. I suoi modi garbati, la sua camminata elegante, quella vocina delicata (un misto fra un tabagista terminale, Sandro Ciotti e Pingu) mi hanno conquistato sin dal primo momento in cui l’ho visto, ormai quasi sette anni fa. Pochi mesi or sono, dopo intere stagioni passate ad ammirare le sue mirabili gesta, sono finalmente venuto a conoscenza della sua storia: rampollo di nobile famiglia, in giovane età - essendo l’unico erede - ha potuto mettere le mani su un enorme patrimonio. Successivamente, in circa venti anni ha dilapidato ogni singolo centesimo vivendo una vita da George Best del Chianti. Si narra che partisse per Montecarlo per poi fare ritorno solo dopo alcuni mesi, e che conoscesse l’intero giro di puttane di Montecatini. Tutte le - pur sporadiche - attività imprenditoriali che ha intrapreso sono, stranamente, fallite in modo roboante. <br />Ora gira per le vie del centro, vestito di completi che 50 anni fa dovevano essere eleganti, a bordo di una bicicletta tenuta insieme da svariati chili di scotch sulla quale è caricata una cassa di frutta. Pare che dorma alla Misericordia. Tra i vecchi della città è una celebrità (è stato il nonno di un mio amico a cantare ed a rivelarci i trascorsi di Briatore). <br />Per attribuire ulteriore fascino al figuro, da segnalare anche una notevole somiglianza con Bukowski: capelli bianchi tirati all’indietro, faccia ruvida e gonfia, occhi piccoli ed infossati, labbra enormi e lo sguardo di chi ha visto qualsiasi cosa.</p> <p align="justify">Ok, terminata l’introduzione, torniamo a ieri sera. Scendo le scale, entro nell’amena e buia stanza dove vengono proiettate le partite, mi siedo e.. <br />e c’è qualcosa di strano nell’aria. I vecchi sono ringarzulliti. Qualcuno già insulta la squadra. Bestemmie e scatarramenti come se piovesse. Addirittura Lehalo abbandona le ultime file e si siede tra noi. <br />Mi guardo in giro, più che speranzoso, certo di quel che vedrò. So già che troverò la sua faccia. So già che questa atmosfera può significare una cosa sola.</p> <p align="justify">E’ tornato Briatore. E’ lì, seduto accanto ad un compare imprecisato. Io e gli altri rari individui ancora muniti di prostata ci freghiamo le mani. Lo show può cominciare.</p> <p align="justify">Dopo un minuto e venti secondi, Briatore sfoggia subito la sua classe urlando “Andate incontro, pezzi di merda” ai nostri centrocampisti. <br />E’ subito bagarre. Gli altri arcieri del circolo si galvanizzano: stasera, fuochi d’artificio.</p> <p align="justify">Poco dopo, Maicon tenta un difficile cross dalla trequarti, che finisce tra le mani del portiere. Ecco allora che Maiho (soprannome dovuto al modo in cui quest’uomo pronuncia il nome del nostro terzino) irrompe nella serata, sbraitando “Maiho accidenta a te e a tutt’iBBrasile”. <br />Anche per questo personaggio è necessaria un’introduzione. Maiho, un tizio sulla sessantina con le vaghe sembianze di un avvoltoio, è un frequentatore abituale del circolo. Il suo tratto distintivo è uno solo: uno sconfinato, immotivato ed inconcepibile odio verso Maicon, che lui definisce “il giocatore più ciuho della serie A”. <br />Il peggiore della serie A. <br />Maicon. <br />L’odio si protrae fin dalla prima stagione del brasiliano nell’Inter, ed è sopravvissuto a quintali di sgroppate e di assist, ai gol alla Juventus ed al Barça ed ai titoli unanimemente riconosciuti di miglior terzino del mondo e di leggenda del ruolo e dell’Inter. <br />Mentre Maiho ci intrattiene col suo delirio, Briatore aggiunge delicatezza al momento dicendo “Gnamo Bongo!” (trad.: “Andiamo, Bongo!”), rivolgendosi al portiere del Lille che si attardava a rilanciare.</p> <p align="justify">Ormai l’intero pubblico è entrato in partita. Dopo uno stop sbagliato, l’Imbecille (famoso per aver ripetutamente asserito, durante i primi 78 minuti di Chelsea-Inter, che “no, basta, Eto’o non è da Inter, c’è poco da fare ragazzi”) dichiara “Pazzini non è più quello di due anni fa”. Briatore cerca, senza successo, di sistemarsi un ciuffo in evidente fuorigioco, poi prende una sedia che userà esclusivamente per appoggiarci un gomito. <br />Intanto l’Inter, seppur orfana dei due più luminosi gioielli della campagna acquisti – l’incontenibile Ricky “Mailapilla” Alvarez ed il guizzante Jonathan Piedi di Forbice - sembra aver iniziato la partita con una certa sicurezza. Pensando a questa squadra con un Poli in più, si fatica a trattenere l’entusiasmo.</p> <p align="justify">Briatore è scatenato. Dopo aver dato manforte a Maiho affermando che “Maicon c’ha i piedi a papero” ed aver ripetuto diverse volte “Bada Bongo” a causa della massiccia presenza di africani in campo, si lancia in un incomprensibile “O chi gl’è, Eschibarria?”, rivolto probabilmente a Joe Cole. <br />In tutto questo, sono passati solo quindici minuti.</p> <p align="justify">E’ proprio quando scocca il quindicesimo che arriva uno dei momenti clou della serata. Tra il pubblico inizia a palesarsi una certa insofferenza verso Zarate. Dopo un certo numero di proteste, si capisce che è finalmente giunto il momento di Lehalo. Pochi secondi dopo, infatti, un urlo squarcia la notte:</p> <p align="justify">“Lehaloooooooooooooooo!!”</p> <p align="justify">Lehalo è un misterioso soggetto, di solito sempre seduto nelle retrovie, che ha il compito di raccogliere i malumori del pubblico e di convogliarli nel suo urlo caratteristico, idealmente rivolto all’allenatore dell’Inter, al quale viene richiesto di sostituire il giocatore nel mirino della critica. Il primo Lehalo suona come una sentenza, ed è un momento chiave della gara: spesso, infatti, il bersaglio delle lamentele si rivelerà poi l’uomo partita. <br />Come effetto immediato dell’urlo, Zarate inizia a macinare calcio, mettendo in apprensione la difesa del Lille.</p> <p align="justify">Al 20’, un episodio sconvolge i presenti: una porta si apre e, nello sconcerto generale, entrano nella stanza due donne (la zona-sky del circolo è comunicante con una pista da ballo dove si tengono corsi). Il pubblico è in subbuglio: si solleva un curioso brusio, si scambiano sguardi maliziosi. “Delle donne!” “ Questa poi! Allora esistono davvero!”, sembrano pensare gli obsoleti avventori. <br />In quest’atmosfera di fervore ormonale, arriva il gol dell’Inter. Lehalo urla “rientra Nagatomooooo!!”, anche se Nagatomo è perfettamente piazzato ed infatti intercetta il lancio di un avversario. Il pallone arriva a Sneijder che inventa un corridoio per Zarate che, ormai scatenato, mette in mezzo. Pazzini al volo spara un siluro e ci porta in vantaggio mostrando la V, mentre il circolo urla di gioia. Briatore non esulta e rimane immobile, alla Zeman, salvo poi dare di gomito al suo compare sussurrandogli un ironico “Hai visto Bongo?”, a mò di scherno per il portiere avversario che non è riuscito a parare il tiro di Pazzini.</p> <p align="justify">I minuti successivi scivolano via veloci, col Lille che tenta di reagire e Briatore che ripete continuamente “sotto a Bongo!” (trad.: “dagli addosso a Bongo!”), chiunque sia ad avere il pallone. Il pubblico pare apprezzare la prestazione dell’Inter, e si levano addirittura i primi applausi per Zarate, pronto per essere eletto a idolo. Ogni tanto si sente un “teshtone! caprone!” o uno “stronzo!”, quando Maicon tocca palla.</p> <p align="justify">Il resto del primo tempo scivola via senza che nessuno sciorini particolari perle, tranne il solito incontenibile Briatore: i telecronisti elogiano la buona prova di Chedjou, lui in tutta risposta biascica “Ghignu?” infilandosi un dito nel naso ed uno in bocca.</p> <p align="justify">Nell’intervallo mi riposo un attimo: la scrittura è stata incessante. Io e gli altri ci mettiamo a leggere gli appunti e capisco che ne verrà fuori un post infinito, ma anche che ne varrà la pena. Un rapido sguardo ai risultati, il tempo per rammaricarsi del fatto che Mazzarri non stia perdendo, e già si spengono le luci: sta per iniziare il secondo tempo.</p> <p align="justify">Un tizio si avvicina a Briatore, gli mette una mano sulla spalla e gli dice, in tono scherzoso, “se un si vince…” (come a dire, se la prima volta che vieni perdiamo..). Briatore si infervora e lo spintona via con violenza, gli punta il dito contro e gli dice “Te non mi devi venire a stuzzicare”, poi si ricompone e cerca per l’ennesima volta di sistemarsi il ciuffo.</p> <p align="justify">Inizia il secondo tempo. Il Lille si riversa fin da subito in attacco, noi difendiamo gagliardi con Lucio e Chivu che non concedono spazi e Nagatomo che salta come un leprotto, mentre il pubblico segue gli eventi senza commentare. Un personaggio imprecisato rompe il silenzio informandoci che Pedretti è di Montevarchi. <br />Per rinvigorire i soggettoni, però, questo non basta: serve di più, serve una sgroppata di Maicon. <br />Sgroppata che si fa attendere qualche minuto, ma che poi arriva: mentre Briatore urla “Vai cotenna!!”, Maiho afferma ironicamente “ecco i’ meglio dìmmondo!”. A fine azione, Lehalo torna a berciare “rientra Nagatomooo”, quando il giapponese è fuori dallo schermo: nell’inquadratura successiva, si scopre che Nagatomo era il nostro ultimo uomo in difesa. <br />Qualche minuto dopo, un incauto avventore tenta di accomodarsi sulla sedia occupata dal gomito di Briatore, provocando il risentimento del nostro eroe che abbaia “con tutti i posti che c’è, proprio qui devi venire?”. L’usurpatore prova timidamente a rispondere “perché devo sedermi dove vuoi te?”, ma un angolo calciato male da Maicon interrompe la diatriba.</p> <p align="justify">“Se morisse secco! Se morisse a gamball’aria!”, <br />afferma Maiho, raccogliendo consensi.</p> <p align="justify">Ranieri corre ai ripari e toglie Sneijder e Zarate schierando un ambizioso 9-1 e rinunciando completamente a ripartire. La sofferenza, anche se il Lille non si rende mai realmente pericoloso, aumenta di minuto in minuto, e quando Nagatomo prova a rompere l’assedio scattando in contropiede Briatore lo accompagna con un incoraggiante “Vaii! Corri demente!!!, per poi prendersi un paio di minuti per cercare pronunciare il nome dell’avversario che lo ha fermato (Mavuba). <br />Si soffre quasi più per paura che tutto debba andare storto che per meriti dell’avversario, si teme che la catastrofe sia dietro l’angolo. Garcia le prova tutte e manda dentro Payet, trequartista glitterato, e Obreniak, che chiaramente mostrano numeri da campioni, numeri alla Almiron. Julio Cesar però tiene la saracinesca abbassata, ed i minuti continuano a passare. Il circolo è in apnea: solo Lehalo, dopo un duello in velocità perso da Zanetti contro Hazard, riesce a dire “Ha quarant’anni, ma un la tromba la moglie?”.</p> <p align="justify">All’ultimo secondo, il terzino francese mette la palla nel mezzo, ma fortunatamente in rete, invece che il pallone, finisce Beria: tutti tirano un sospiro di sollievo, tranne Briatore che ci pensa su una trentina di secondi e poi chiede al suo compare “unn’hanno miha marcato, eh?” (trad.:non hanno mica segnato, eh?).</p> <p align="justify">Su queste parole si conclude la partita. L’Inter vince, Ranieri porta a casa la terza trasferta su quattro confermandosi mago degli allenatori, Briatore vince all’esordio confermandosi mago degli uomini. Mazzarri non perde, ma non si può avere tutto. <br />Lasciamo i nostri posti, già con un po’ di nostalgia, e ci mischiamo alla folla che risale le scale, stanchi ma felici. Giunti fuori, sfodero il taccuino ed enuncio le perle della serata, rivangando anche qualche indimenticabile scena passata. Mentre ridiamo sguiatamente per Maicon a gamball’aria, ecco che Briatore esce dal circolo, ci passa accanto guardandoci e si avvia lentamente verso la bicicletta. Dopo un momento di riflessione, sale in sella ed inizia a pedalare, ignaro del fatto che l’eco della sua leggenda stia per spargersi in tutto il mondo.</p> Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-62227433298771035102011-09-21T01:32:00.004+02:002011-09-21T01:33:02.788+02:00COME D'AUTUNNO<div style="text-align: center;">
<img src="http://www.idis.cittadellascienza.it/wp-content/uploads/foglie_autunno.jpg" /></div>
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<br /></div>
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Si sta come d'autunno, sui campi, Zanetti e Cambiasso </div>
Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-26783779351801932772011-08-29T02:36:00.001+02:002011-08-29T02:36:43.786+02:00I GIOCOLIERI<p align="justify">Due uomini in un cortile. Sono vestiti alla bellemmeglio: abiti sporchi e sciupati, il volto seminascosto da un turbante. Hanno un pallone e se lo scambiano eseguendo continue evoluzioni, dando un discreto spettacolo. Un uomo li osserva dal terrazzo di casa sua.</p> <p align="justify">- Allora?, afferma baldanzosamente uno dei due giocolieri, prendendo il pallone in mano dopo essersi esibito in una convincente rabona.</p> <p align="justify">- Dieci euro – risponde l’uomo sul terrazzo.</p> <p align="justify">I due si guardano, bofonchiano un po’ tra loro, poi si scambiano cenni d’assenso e cominciano a sfregarsi le mani.</p> <p align="justify">- Dieci euro prezzo buono capo – fa quello col pallone in mano.</p> <p align="justify">- Come scusa?</p> <p align="justify">L’uomo sul terrazzo rimane spiazzato. Si volta dietro di sé, cercando conforto nello sguardo delle altre persone presenti in casa.</p> <p align="justify">– Non era mica questa la battuta –, dice, stranito. Un tizio si toglie le cuffie, un altro grida “Stop!”.</p> <p align="justify">- Tu apre, noi venire su – aggiunge l’uomo col pallone.</p> <p align="justify">- Ma chi siete voi? Dev’esserci stato un malinteso – dice l’uomo dal terrazzo – mica ve li devo dare per davvero, i dieci eu..</p> <p align="justify">L’uomo è però costretto ad interrompersi: nel cortile non c’è più nessuno. Il portone è aperto, ed i due sono già entrati nel condominio.</p> <p align="justify">Pochi secondi dopo, suona il campanello. L’uomo lascia il terrazzo e va a sbirciare dall’occhiello della porta. Ovviamente, vede i due giocolieri.</p> <p align="justify">- Apri capo, tu deve dieci euro!</p> <p align="justify">L’uomo si gira verso gli altri presenti, gesticolando incredulo e bisbigliando “ma questi chi cazzo sono?”</p> <p align="justify">- Noi sentito tuoi passi, ora tu apre e dà noi soldi!</p> <p align="justify">- Sentite – fa l’uomo, da dietro la porta - chiunque voi siate, c’è stato un malinteso. Io..non..</p> <p align="justify">La situazione è talmente assurda che l’uomo non riesce a trovare le parole per rispondere alle richieste dei due. In casa ci sono altre sei persone, ma nessuno sembra avere idea di cosa stia succedendo.</p> <p align="justify">- No malinteso capo! Noi volere nostri dieci euro! Tu detto che davi noi! Ora apri e paga! – fa uno dei due, che poi comincia a battere insistentemente il pugno sulla porta.</p> <p align="justify">- Ma..ma io.. ma io non vi do un cazzo! –  risponde l’uomo, perdendo le staffe.  - Avete capito, straccioni di merda? Ma tu guarda questi, siamo qui a lavorare e arrivano ‘sti  due pezzenti a rompere le palle!</p> <p align="justify">- CAPO, APRIREEEEEEEE!!!!!!!! – urlano all’unisono i due, mentre scalciano la porta e ci battono sopra i pugni, con violenza crescente.</p> <p align="justify">- E dagli sti cazzo di dieci euro – fa il tizio che sta dietro ad una telecamera –, almeno ce li togliamo dalle palle e continuiamo a lavorare.</p> <p align="justify">- Ecco, daglieli e falla finita, che questa storia è durata anche troppo – fa un altro, raccogliendo cenni d’approvazione.</p> <p align="justify">- Ok, ok – dice l’uomo, facendo per prendere il portafogli – però..scusate, perché dovrei darglieli io, i dieci euro? Cioè, arrivano questi due pazzi, e quello che ci rimette devo essere io?</p> <p align="justify">- Avevi a pensarci, prima di dire “dieci euro”</p> <p align="justify">- Ma..ma come? Ma se sta scritto sul copione!</p> <p align="justify">- Senti, tira fuori i soldi.</p> <p align="justify">- No!</p> <p align="justify">In due si avventano contro all’uomo, lo appendono al muro, gli prendono il portafogli ed estraggono dieci euro. Lasciato l’uomo, aprono la porta per consegnare la banconota ai due giocolieri.</p> <p align="justify">- Ecco qua i vostri dieci euro..ora però andatevene, che abbiamo da fare.</p> <p align="justify">- Aspetta capo, noi volere controlare se falso – dice uno dei due, entrando in casa, mentre l’altro lo segue a ruota. Chiusa la porta, entrambi tirano fuori una pistola dai loro turbanti.</p> <p align="justify">- Tuti in ginochio, mani alzate! Tuti ginochio! – urlano i giocolieri agitando le armi in direzione dei presenti, che non credono ai loro occhi. Paralizzati dallo stupore e, poi, dal terrore, gli abitanti della casa eseguono gli ordini.</p> <p align="justify">- “Dagli dieci euro, così ce li togliamo dalle palle” – dice ironicamente l’uomo che era sul terrazzo, facendo il verso a chi prima gli aveva dato quel consiglio.</p> <p align="justify">Uno dei giocolieri gli infila la pistola in bocca. – Non ho deto che tu può parlare, capo! Tu zitto, capo!</p> <p align="justify">L’uomo mugugna “Mmmmnnhh” facendo cenni d’assenso col capo.</p> <p align="justify">- Tirate fuori portafogli e lanciate tuti a me – ordina un giocoliere, palesemente il capo della banda, mentre l’altro inizia a girare per la casa aprendo cassetti.</p> <p align="justify">– Tuti fermi e nessuno si fa male. Se solo uno si muove amazo tuti.</p> <p align="justify">- Qui c’è argenteria! – fa l’altro, da una stanza lontana.</p> <p align="justify">- Prendi, prendi! – I portafogli si accatastano vicino al giocoliere che tiene la pistola puntata sui presenti. L’altro torna verso di lui con un sacchetto dell’Esselunga pieno di cucchiai, forchette e coltelli, e le tasche piene di profumi e saponi.</p> <p align="justify">- Io preso tutto!</p> <p align="justify">- Bravo! E cassaforte?</p> <p align="justify">- No c’è cassaforte!</p> <p align="justify">- C’è argenteria ma no casaforte? Tu sicuro? Tu guardato dietro quadri?</p> <p align="justify">- Sicuro!</p> <p align="justify">- Non c’è la cassaforte – dice l’uomo che era sul terrazzo - noi non abitiamo qui. Usiamo la casa solo per girar..</p> <p align="justify">Il giocoliere-boss gli spara ad una spalla.</p> <p align="justify">– IO DETO TE DI STARE ZITO CAPO! Perché tu parla? Tu vuò parlare ancora?</p> <p align="justify">L’uomo, dolorante, fa più volte cenno di no.</p> <p align="justify">- Io credo lui – dice l’altro giocoliere, dopo essersi guardato attorno ed aver visto ovunque telecamere e microfoni.</p> <p align="justify">- Anche io, ma così impara a obedire a ordini.</p> <p align="justify">I due raccolgono i portafogli, li mettono in un sacco e si apprestano ad uscire.</p> <p align="justify">- Adìo signori, è stato un piacere fare afari con voi.</p> <p align="justify">Gli “abitanti” della casa si guardano sconsolati, mentre i giocolieri escono sbattendo la porta.</p> <p align="justify"><strong>*****</strong></p> <p align="justify">Più tardi, nel loro covo, i due contano il bottino e conversano. Curiosamente, non si esprimono più con l’accento da extracomunitari.</p> <p align="justify">- Quanti sono?</p> <p align="justify">- Tremila euro, con l’argenteria.</p> <p align="justify">- Bel colpo, Presidente! Li metto in cassaforte?</p> <p align="justify">- No, aspetta un attimo. Voglio tenerli ancora un po’ qui sul tavolo.</p> <p align="justify">Il Presidente si accende una sigaretta, guardando il mucchio di soldi e di argenteria davanti a sé.</p> <p align="justify">“Ancora un paio di questi colpi e ci prendiamo Palacio”, pensa soddisfatto.</p> Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-34212283431935765702011-07-06T02:39:00.002+02:002011-07-06T02:39:32.792+02:00Post per cambiare aria: troppa puzza di merda<div style="text-align: justify;">Il sommario delle notizie della giornata:</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">- Migliaia di creature esultano per la relazione di Palazzi. Relazione che ha per oggetto "reati" prescritti, basata su elementi già (e più volte) ritenuti irrilevanti e che punta il dito contro un morto, specificando addirittura che la posizione del suddetto defunto è più grave di quella di Moratti perché quest'ultimo "ha fornito giustificazioni idonee a sminuirne la rilevanza<em> [delle intercettazioni che lo vedono protagonista, ndr]</em>", a differenza del trapassato che pare non aver proprio voglia di schiodarsi dalla tomba e fornire una qualche scusante.</div><div style="text-align: justify;">Sono dunque aperte le danze per il giuoco dell'estate: la caccia al morto. In arrivo nuove bollenti intercettazioni riguardanti una telefonata di Prisco alla moglie: l'avvocato chiede per cena salsiccia e fagioli, la consorte accetta con riverenza e poi rincara la dose proponendo un fiasco di vino in abbinamento. La telefonata è già stata esaminata da un novero di illuminati che ha impiegato ben poco a scoperchiare il vaso di Pandora: "la moglie" - nel subdolo giogo dei nomi in codice - è in realtà Bergamo, la cena è il derby contro il Milan e "Salsiccia e Fagioli" sono Dondarini e l'assistente Calcagno, mentre per stabilire il ruolo del fiasco di vino verrà indetto un sondaggio su Tuttosport. Prisco invece è Raimondo Vianello.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">- Inter, mercato. Preso Alvarez. In Europa girano cifre altissime: in stallo le situazioni Pastore e Sanchez, due che insieme contano la bellezza di una quarantina di gol in quattro anni di professionismo ma che costano quanto Messi. Ancora dubbi anche sul futuro di Peppe Er Bisteccaro, messosi in evidenza alla recente tedesca ai giardini con un paio di gol di tacco e soprattutto una pregevole rete di culo, che come è noto manda il portiere a 1. Dopo le recenti prestazioni, il presidente dell'A.C. Begonia, proprietaria del cartellino del campione, ha sparato alto: "50 milioni? Sono pochi, Peppe ha fame".</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">- Manchester United, mercato. Offensiva per Sneijder: l'olandese però non è un ragazzino che ha giocato bene sei mesi in vita sua, ma un plurititolato campione. L'offerta non può quindi superare i 20 milioni.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">- Juve, mercato. Presi <strong>tutti</strong>.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">- Inter: presentato Gasperini, che in conferenza ha anche in qualche modo preso le distanze dal suo passato juventino. Cosa che, soprattutto in questi giorni, è più che mai gradita.</div><div style="text-align: justify;">Benvenuto e buon lavoro, Gasp.</div><div style="text-align: justify;">No, non arriva la battutina. Benvenuto e buon lavoro sul serio, cazzo.</div><br />
<br />
<div style="text-align: center;"><img alt="Facchetti" height="405" src="http://www.inter.it/img/gigabanner-facchetti.jpg" width="616" /></div><div style="text-align: center;"><em>La tomba di Facchetti è cilindrica, per permettergli di rivoltarsi più agevolmente</em></div>Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-46108109899983614902011-06-15T14:04:00.000+02:002011-06-15T14:04:22.980+02:00IL VITELLO DAI PIEDI DI BIELSA<div style="text-align: center;">Seeei il vitello dai piedi di bielsaaa</div><div style="text-align: center;"><br />
</div><div style="text-align: center;"><img src="http://a6.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc6/249811_2126936535604_1311642674_2626868_4618239_n.jpg" /></div><div style="text-align: center;"><br />
</div><div style="text-align: center;">inventore di una storia falsaaaa</div><div style="text-align: center;">(mica tanto)</div>Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-76424832702571262852011-06-13T11:14:00.003+02:002011-06-13T11:15:11.284+02:00THE MAN WHO BOUGHT THE WORLD<div style="text-align: justify;">Ieri è stata una giornata terribile. Fin dal primo momento in cui ho messo il naso fuori ho capito che c’era qualcosa che non andava.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Vi racconto. C’era un mercatino dell’usato qua vicino a casa mia, una roba carina. Ho vinto la pigrizia e ci sono andato. Avevo programmato di andarci sul presto, in modo da trovare ancora le cose migliori, e invece era più di mezzogiorno. Merda, mi son detto, sarà pieno di gente e non ci sarà più niente. Invece arrivo lì, e che trovo? il deserto. Nemmeno i commercianti, c’erano. E che, era già finito tutto?</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">No, che non era già finito tutto. Le bancarelle erano ancora piene di oggetti, solo..solo che quelli, gli oggetti, avevano tutti uno strano tagliandino appiccicato sopra. Pieno di dubbi, sono andato sul retro di una bancarella, alla ricerca di qualcuno che mi spiegasse la situazione. Dopo aver vagato un po’, mi sono finalmente imbattuto in questo tizio, uno che aveva un banco pieno di vinili e di vecchi giradischi. Stava stravaccato su una sedia, con una mano teneva la sigaretta, con l’altra si dava una sistemata alle palle.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">- Buongiorno! Senta, mi sa spiegare cos’è successo?</div><div style="text-align: justify;">- Cos’è successo dove?</div><div style="text-align: justify;">- Qui, cos’è successo al mercatino..voglio dire, perché non c’è nessuno che compra, nessuno che vende, niente di niente? E cosa sono quei tagliandini?</div><div style="text-align: justify;">- Cos’è successo qui! Mi chiede cos’è successo qui!</div><div style="text-align: justify;">- Sì, esatto, le sto chiedendo proprio questo.</div><div style="text-align: justify;">- Cosa vuoi che sia successo, ragazzo? E’ passato Lui.</div><div style="text-align: justify;">- Lui chi?</div><div style="text-align: justify;">- Lui. Il re del mercato.</div><div style="text-align: justify;">- Il re del mercato?! E chi è?</div><div style="text-align: justify;">- Chi è! Mi chiede chi è!</div><div style="text-align: justify;">- Senta, la vuole smettere?</div><div style="text-align: justify;">- Ascolta, ragazzo. Devi sapere che quando passa lui, qui rimane ben poco da fare. Lui arriva, fa i suoi comodi e se ne va.</div><div style="text-align: justify;">- Ma insomma, vuole essere un po’ più chiaro, perdio? Chi è questo re del mercato di cui sta vaneggiando? E cosa ha fatto? Mi vuole dire cos’è successo qui, stamattina?</div><div style="text-align: justify;">- Ok, va bene, te lo dico. E’ passato Marotta.</div><div style="text-align: justify;">- …Marotta?</div><div style="text-align: justify;">- Esatto. Ha opzionato praticamente tutti gli oggetti in vendita. I restanti li ha presi lasciando in cambio quelle casse di ortaggi che vedi laggiù. La gente appena l’ha visto se l’è data a gambe.</div><div style="text-align: justify;">- Santo cielo, è terribile!</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Sconvolto, ho cominciato a camminare senza meta, obnubilato dai pensieri. E’ dunque così enorme il potere di Marotta? La Juventus sta riuscendo sul serio a comprare tutto e tutti? E’ vero che a farsi le seghe in apnea si gode il doppio?</div><div style="text-align: justify;">Cercando di dare risposte incoraggianti a queste domande, ho camminato a testa bassa per diversi minuti, fino a quando mi sono reso conto di essere arrivato proprio di fronte alla biblioteca comunale. Ho pensato, macché Marotta e Marotta, mi prendo un bel libro e non ci penso più.</div><div style="text-align: justify;">Entrato in biblioteca, mi si è ripresentato davanti lo scenario del mercatino: deserto, silenzio, desolaltezza. Vabbè, in effetti è una biblioteca, ed è domenica mattina. Ci sta che non ci sia nessuno. E’ già tanto che sia aperta.</div><div style="text-align: justify;">Sono andato al banco dei prestiti per chiedere informazioni su un bel romanzo che intendevo prendere, ma..dietro alla scrivania non c’era nessuno. E nemmeno un po’ più in là. E nemmeno al banco di fronte. L’intera area era deserta.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“Ehi, c’è nessunooo?”, dicevo mentre vagavo per i corridoi della biblioteca. A un certo punto, sono passato davanti ad una porta ed ho sentito un rumore. La targhetta accanto alla porta diceva “Accesso privato”.</div><div style="text-align: justify;">Ho afferrato la maniglia, ho aperto ed ho acceso la luce. Davanti a me c’era una ragazza con i piedi e le mani legati, e la bocca coperta da del nastro adesivo. Sul petto aveva un pass con sopra scritto il suo nome. Era la bibliotecaria, sicuro.</div><div style="text-align: justify;">Appena mi ha visto, ha cominciato ad agitarsi, in preda al panico. Io le ho detto di stare calma e le ho tolto lo scotch dalla bocca.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">- AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!</div><div style="text-align: justify;">- Non urlare! Non voglio farti del male!</div><div style="text-align: justify;">- Sei uno di loro, sei uno di loro?</div><div style="text-align: justify;">- No! Cioè, loro chi? Chi sono “loro”?</div><div style="text-align: justify;">- CHI SONO LORO! MI CHIEDE CHI SONO LORO!</div><div style="text-align: justify;">- Anche tu con questa storia?</div><div style="text-align: justify;">- AHHHHHHHHHHHHHHH!! SEI UNO DI LORO!!!</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">E’ andata avanti così per una decina di minuti, finché l’ho convinta di non appartenere al misterioso gruppo dei “loro” e si è calmata un po’. Capendo che non aveva intenzione di parlare di quel che era successo, le ho chiesto, per cambiare discorso, se il romanzo che volevo era disponibile.</div><div style="text-align: justify;">A questo punto, è crollata e mi ha detto tutto. Non c’erano più libri disponibili, la Juventus li aveva già presi tutti in prestito con diritto di riscatto. Non era rimasto niente, nemmeno i manuali di giardinaggio. Aveva preso tutto la Juve, e senza tirar fuori un euro. I bibliotecari, dopo essere stati costretti ad assistere a quella violenza, erano stati rinchiusi negli sgabuzzini da un gruppo di consiglieri d’amministrazione. L’avevano imparato al corso aziendale, dicevano. Una tragedia terribile.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Mi sono messo a correre, con le lacrime che mi sgorgavano dagli occhi. “Non è possibile, sto sognando”, mi dicevo durante quella disperata fuga. Purtroppo, però, era la dura realtà. La Juventus si stava impadronendo del mondo.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Si era ormai fatto tardi, senza che me ne fossi accorto. Gli avvenimenti incredibili della giornata mi avevano fatto perdere la cognizione del tempo, e mi avevano anche fatto passare di mente che dovevo andare a votare.</div><div style="text-align: justify;">Già, cazzo, il referendum! Ok, la Juve sta facendo quel che sta facendo e siamo tutti in pericolo, però questo non può distogliermi dall’adempiere ai miei doveri di cittadino.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Frugandomi in tasca ho trovato la tessera elettorale, che avevo saggiamente deciso di portarmi dietro quando, quell’infausta mattina, stavo per avviarmi verso il mercatino. Salito su un autobus – tirando un sospiro di sollievo perché per fortuna Marotta non si era ancora comprato, come temevo, il servizio di autolinee cittadino -, con ancora negli occhi l’orrore a cui avevo assistito in biblioteca, in pochi minuti mi sono ritrovato davanti al seggio. Almeno lì non avrò problemi, mi ripetevo in testa, almeno lì non c’è Juve che tenga, il mio voto non possono certo comprarselo.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Al seggio l’atmosfera, grazie a Dio, sembrava tranquilla. Il consueto viavai di persone tipico delle consultazioni elettorali. Niente deserti o silenzi inconcepibili, niente scrutatori rapiti. Tutto bene.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Raggiunta la mia sezione, vi sono entrato con un bel sorriso dipinto sul volto, stanco ma sollevato.</div><div style="text-align: justify;">E’ stato un attimo. Appena mi ha visto, il presidente del seggio mi si è avventato contro chiedendomi a gran voce la restituzione del voto del 2006. “Dammi il tuo voto di cartone!”, mi urlava addosso mentre mi scuoteva tenendomi per il colletto della camicia. In un’atmosfera di agitazione generale, i presidenti degli altri seggi hanno fatto irruzione nella stanza brandendo copie di Tuttosport arrotolate e scudi tricolori, mentre agli elettori venivano lanciate stelline ninja a tre a tre. Uno scrutatore ha offerto venticinque milioni per una sedia.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Dopo qualche minuto, sono riuscito a divincolarmi da quel groviglio di corpi, clave e sentenze di tribunali sportivi e mi sono incamminato verso casa sconfitto, nel corpo e nell’anima.</div><div style="text-align: justify;">Avevano vinto loro. Era finita. L’intero pianeta era sotto scacco, e non c’era niente che potessi fare.</div><div style="text-align: justify;">Solo un pensiero mi teneva in vita, solo una convinzione mi permetteva di andare avanti: a me, non mi avrebbero mai avuto. Potevano comprarsi tutto, giocatori, voti, libri, quaderni e matite, ma la mia integrità, la mia indipendenza no, non potevano averla.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Passando davanti ad una vetrina, ho guardato la mia immagine riflessa per la prima volta da quando mi ero svegliato molte ore prima. C’era qualcosa di strano in me, ma non riuscivo a capire cosa. Forse i pantaloni, ma..no, erano normali. La faccia? Niente, sempre il solito viso di culo. Le scarpe? No, non direi.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Poi la vidi. La camicia.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Era bianconera.</div>Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-68696120808213930202011-05-22T13:47:00.000+02:002011-05-22T13:47:33.503+02:0022 MAGGIO<div style="display: block; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 1em; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: justify;">Quelli che vivono di ricordi non li ho mai sopportati. Quelli che vivono di ricordi sono quelli che “sono sempre 29″, quelli che “eh ma siamo i più titolati del mondo”, quelli che passano l’esistenza a subanalizzare ogni sputazzo e scaccolamento dei giudici del processo calciopoli e così via. Quelli che vivono di ricordi perché il presente non è all’altezza del passato, o anche perché, semplicemente, il presente è una merda.</div><div style="display: block; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 1em; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;"></div><div style="text-align: justify;">Però oggi è il <strong>22 Maggio</strong>.</div><div style="text-align: justify;">Il 22 Maggio per noi sarà sempre La data. Sarà sempre quel puntino sul calendario che ci farà fantasticare con un bel sorrisone da ebete stampato sulla faccia. E questo a prescindere da quelli che saranno (e sono) i risultati dell’Inter, perché quella sera, quel 22 maggio 2010, la nostra squadra ha toccato l’apice della sua storia, ed anche se in futuro dovesse (sèh) (sgrat) ricapitare un triplete, quello del 22 Maggio 2010 rimarrebbe comunque il primo ed unico per una lunga serie di motivi.</div><br />
<div style="display: block; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 1em; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: justify;">Perciò, oggi mi sento autorizzato a vivere di ricordi. Anzi, mi sento<strong> in dovere</strong> di vivere di ricordi, dei ricordi di quella nottata epica. Anche se il presente non è male, anche se non siamo costretti ad assistere passivamente alle vittorie degli altri ed a rosicare tirando in ballo i trionfi passati, anche se tra una settimana l’Inter giocherà una finale, oggi non posso non fermarmi un attimo e dirmi, cazzo, l’anno scorso in questo momento ho toccato uno degli apici della mia esistenza, senza vergognarmi di aver raggiunto tale vetta grazie ad una partita di calcio. Non posso, non possiamo non soffermarci sulle foto, sui video, sui ricordi che portiamo dentro di noi. Ognuno ha un aneddoto, una o più situazioni particolari vissute quel giorno a cui è legato ed a cui sarà legato per l’eternità, perché il 22 Maggio è parte di noi e, nel 2011 come nel 2060, sarà sempre un giorno nel quale riesumeremo un po’ di quella gioia immensa che ci pervase nella sera della conquista della Champions e della tripletta.</div><div style="display: block; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 1em; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: justify;">E’ già passato un anno e, sebbene i sei mesi di Asciugaman e la settimana terribile di Leo abbiano rappresentato un duro ritorno sulla Terra, io non sono ancora completamente disincantato. Quella sera è un po’ come se tutto (calcisticamente parlando) si fosse fermato, quella sera è il punto di rottura di una “serie”, diciamo, che durava da quando ho iniziato a seguire l’Inter con coscienza. Da quella sera in poi, tutto è proseguito quasi per inerzia, sulla scia di ciò che è successo. Credo sia per questo che il tempo è passato così velocemente, perché la spinta ricevuta dalla stagione 2009/2010 è stata talmente forte che tutto quel che è successo dopo l’abbiamo visto sfilare quasi passivamente, dal finestrino di un treno in corsa. Quest’anno abbiamo, ho vissuto di ricordi, ma a differenza di ciò che ho sempre pensato non ci trovo niente di patetico. Ci stava.</div><div style="display: block; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 1em; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: justify;">Ci stava a patto di essere coscienti che domani, 23 Maggio 2011, si traccerà un confine tra il vivere di ricordi “autorizzato” e quello “biancorossonero style”. La serie che era stata interrotta un anno fa dovrà, per forza di cose, ricominciare. E’ ora che tutti si azzeri, e che si riparta senza attenuanti e futili autoconvincimenti di essere i più fighi anche se la realtà è un’altra cosa. Che si riparta senza vivere nel passato.</div><div style="display: block; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 1em; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: justify;">Oggi, però, è il 22 Maggio. Oggi è ancora ieri. Oggi è il primo di una lunga, infinita serie di 22 Maggio che trascorreremo celebrando il Trionfo. Oggi, come tra un anno, o due, o trenta, fissando la data sul calendario tutto attorno a noi scomparirà. Ovunque saremo e qualsiasi cosa faremo, almeno per qualche minuto tutto sparirà e resteranno solo piazza del Duomo stracolma, il Bernabeu nerazzurro, la doppietta di Milito, l’incredulità di Zanetti con la coppa in testa, il pianto di Josè sulla spalla di Materazzi, l’ingresso allo stadio alle due di notte, l’alba a San Siro, Arnautovic che aizza la folla ed un sacco di altre cose che ognuno di noi, in un modo o nell’altro, ha vissuto e ricorderà per sempre.</div><div style="display: block; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 1em; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: justify;">(ecco, sarebbe bello se ognuno condividesse qualcosa di quella serata, anche un ricordo non necessariamente legato alla partita come, per esempio, la colazione a suon di salamini Beretta della quale parlai tempo addietro. Raccontiamoci le storie e poi piangiamo come pischelle di terza media, che oggi possiamo).</div><div style="display: block; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 1em; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: justify;">Quindi, insomma, tutto questo per augurare un</div><h2 style="font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 10px; margin-top: 10px; padding-bottom: 0px; padding-top: 0px; text-align: justify;"><strong>buon 22 maggio a tutti.</strong></h2><div style="display: block; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 1em; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: justify;">Godiamocelo, prima di tornare (stavolta per davvero) alla realtà.</div><div style="display: block; font-family: verdana, arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18px; margin-bottom: 1em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 1em; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px; text-align: justify;"><img src="http://www.nuovacosenza.com/cs/10/maggio/foto/milito500.jpg" /></div>Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-90978157266935644622011-04-14T01:50:00.000+02:002011-04-14T01:50:18.050+02:00SERATA NIENTE MALE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: left;">Mi consolo: all'ottantesimo ho visto un doppio passo di Coutinho</div><div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br />
</div><div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img src="http://www.repubblica.it/images/2010/08/20/183608236-01c708aa-920c-44bd-899d-9132590aa022.jpg" /></div>Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-15944388157276438392011-04-08T01:00:00.003+02:002011-04-08T01:04:13.730+02:00AVB<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0Vbwe_5IyKmVH6RdfT8WG23kS9aXS4kuAZq8At64nB5koK5UsZFAsCBEuZHrneCJUhGU8mnuoEomM0WrSEXMOZZ-8uBsUrInhgqGy_cijC8Ita502EBLzCelWF2F0Gme_SRSF_XcSH3g/s1600/andre%252Bvillas%252Bboas.jpg" /></div><br />
<div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></div><br />
<div style="text-align: center;"><b><span class="Apple-style-span" style="font-size: large;">Eu não sou pirla</span></b><br />
<b><span class="Apple-style-span" style="font-size: large;"><br />
</span></b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjG9g8YyTVZwKsBII7wyBXaWzWjbo4AmV2FbrKy7rhdWFScr9NlF53mNCl2xflGd4fdFAC7m45UZUMhm8nJJKQNq-tkioc3qz8ro9IldppnZQuLoZXslRRX23cmsV_rdGgzCQGMwhgyntE/s1600/invecesono4.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjG9g8YyTVZwKsBII7wyBXaWzWjbo4AmV2FbrKy7rhdWFScr9NlF53mNCl2xflGd4fdFAC7m45UZUMhm8nJJKQNq-tkioc3qz8ro9IldppnZQuLoZXslRRX23cmsV_rdGgzCQGMwhgyntE/s400/invecesono4.JPG" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span class="Apple-style-span" style="font-size: large;"><b>Mas nòs somos stronzos</b></span></div></div>Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-31057790797205345832011-04-06T04:48:00.000+02:002011-04-06T04:48:47.544+02:00...è da un'ora che fisso questa pagina bianca pensando a qualcosa da scrivere, ma mi sono reso conto che non ne sono capace. Che non c'è niente da dire. Mi tengo l'applauso dello stadio a Raul, mi tengo il ringraziamento della nord a questa squadra leggendaria, mi tengo la gioia per aver visto Milito tornare a segnare.<br />
E il resto?<br />
Pensandoci, mi tengo pure quello. Siamo giunti al termine di cinque anni straordinari, e certo non potevamo uscire di scena senza dare nell'occhio. Non siamo fatti per essere banali. Se vinciamo, vinciamo tutto, se perdiamo, ne prendiamo cinque dallo Schalke in casa. Quindi, prendiamoci questa uscita di scena assurda, impensabile, sicuramente indimenticabile, e finiamo 'sta stagione maledetta con dignità ed orgoglio.<br />
buonanotteGrappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-53389025569648659982011-04-02T04:41:00.001+02:002011-04-02T04:41:03.370+02:00LA PALLA, LE GIOSTRE, LA STORIA<p align="justify">Questo derby è facile da presentare.</p> <p align="justify">Siamo più forti. Più pronti. Più in forma. Più tranquilli. Più cazzuti.</p> <p align="justify">E, fatemelo dire ancora una volta, più forti.</p> <p align="justify">Sono due settimane che è chiaro che, in vista di questa partita, quelli che hanno paura non siamo noi. O forse è da più di due settimane, magari è da un paio di mesi, da quella splendida rimonta col Palermo, verso il termine della quale la palla parlò. Oppure, per allargare ancor più il discorso, diciamo che sono tre mesi che agli altri frizzano le terga e che, forse, il bruciore è cominciato al famoso terzo minuto di Inter-Napoli, dopo il gol di Motta.</p> <p align="justify">Il Milan che affronteremo domani non è niente di diverso da quello che abbiamo strapazzato lo scorso anno. Anzi, per certi versi ha addirittura qualcosa in meno, visto che mancherà di una vera prima punta e dell’uomo che spesso e volentieri la mandava in rete, quella prima punta. In più hanno un buon Robinho, un ottimo Boateng ed una migliore organizzazione difensiva. Fine. Quindi, diciamolo: la squadra campione di tutto non può temere una roba del genere. Non può temere, in una gara secca, una compagine che è stata fatta fuori dalla Champions dalla quinta in classifica del campionato inglese. Non dovrebbe temere un Milan al completo e tirato a lucido, figuriamoci questo Milan orfano di Ibra e, perciò, di una manovra offensiva.</p> <p align="justify">La ricetta per vincere stasera è, quindi, molto semplice: giocare da Inter. Fare quel che va fatto. Mettersi a giocare a pallone e far vedere di essere più bravi. Ok, potrebbe sembrare semplicistico ridurre a questo il “segreto” per affrontare al meglio il derby di campionato più importante degli ultimi, boh, venti anni, ma credo fortemente che non ci sia molto altro da dire. E non è per presunzione che scrivo questo, basta confrontare i valori delle due squadre: una ha scritto e sta scrivendo la storia, ha vinto tutto e gioca per rivincere tutto, praticamente con la stessa rosa che ha compiuto le imprese dell’anno scorso; l’altra viene da quattro anni di niente e quest’anno, per la prima volta dal 2003, si è fatta qualche giro di giostra al piano alto, mostrando però la sua pochezza in quasi tutte le prove del nove.</p> <p align="justify">Visto che il giostraio manca, vediamo di toglierceli, da quelle giostre. Non è roba per loro, hanno già cominciato a sentirsi male.</p> <p align="justify">E poi sotto ci siamo noi, non vorremo mica che ci vomitino addosso?</p> <p align="justify"><img src="http://www.bausciacafe.com/wp-content/uploads/2011/04/palla.jpg" /></p> <p align="justify">Per concludere, un pensiero per chi dovrà sorbirsi gli ululati di circa settantamila persone:</p> <p align="justify">l’Inter è stata fondata da soci dissidenti del Milan: la storia è dalla nostra parte. Dalla <strong>tua </strong>parte.</p> <p align="justify"><strong>Forza Leo, forza ragazzi, forza Inter.</strong></p> Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-18174554828340605272011-03-16T06:29:00.001+01:002011-03-16T06:29:40.906+01:00L’INTER, NOI E LA SBORNIA<p align="justify">Erano passati quasi nove mesi dall’ultima sbornia. Se qualcuno si ricorda, l’anno scorso, dopo l’andata della semifinale col Barcellona, usai il termine “sbornia” per definire quell’estasi che continua a pervadere corpo e mente per ore ed ore dopo il fischio finale di una partita memorabile. Quell’estasi che ti costringe a rivivere le emozioni della serata appena trascorsa, a guardare sintesi in ogni tipo di linguaggio, a leggere gli articoli di tutti i giornali, a  farti un giro su Tuttosport per vedere come stanno i fegati. E non c’è storia, non c’è verso di dormire, di rilassarsi un attimo, di non pensare al trionfo. C’è da smaltire la sbornia. <br />Ecco, dicevo, di queste sbornie l’anno scorso ne abbiamo rimediate parecchie. Otto, per la precisione (Derby a/r, Kiev, Stamford Bridge, semifinale Barcellona a/r, Siena, Madrid), in un crescendo mourinhano culminato con una serata nella quale non c’era tempo per le sintesi o i commenti o i fegati, una serata nella quale c’era solo ed esclusivamente da festeggiare quello che è stato l’apice di 103 anni di storia interista.</p> <p align="justify">Da quella sera, almeno come tifosi, abbiamo dovuto perseguire la strada della sobrietà. Ci sono stati momenti non piacevoli, e, ok, col tempo siamo tornati a sorridere ed a goderci delle belle partite, ma di sbornie no, nessuna. Ok, un paio di volte ci siamo un po’ avvinazzati, ma niente di che. Giusto qualche bicchiere. Roba che sei allegro per una mezz’ora, poi passa tutto.</p> <p align="justify">E poi, ieri sera.</p> <p align="justify">Ieri sera ci siamo andati giù pesante.</p> <p align="justify">“Wine is fine, but whiskey’s quicker”, per citare il mio amico Hank (mentre cita Ozzy Osbourne). Ieri abbiamo alzato il gomito, pesantemente. Ieri, per la prima volta, ho ri-provato le emozioni della scorsa stagione, l’urlo incontenibile ai gol e al fischio finale, la sensazione di camminare ad un metro da terra nel tragitto fino a casa (sebbene mi poggiassi su due stampelle), la paresi facciale col sorrisone da ebete e, cazzo, un sincero, raro, indistruttibile buon umore. Momenti, ore di pura felicità. Felicità in cambio di partite di calcio (e qui sto citandomi per la seconda volta, ma ora la smetto).</p> <p align="justify">E di nuovo dopo una partita col Bayern, contro gli stessi che ci avevano visto esplodere di gioia per l’ultima volta. Un cerchio che si chiude, o forse che ne apre un altro, magari cercando di comporre quello strano simbolo, quel ∞ che, per l'appunto, significa infinito (ok, la smetto di farei il poeta dei poveri).</p> <p align="justify">Mi sono sentito nuovamente come in quella indimenticabile notte di Milano, quando, a San Siro, guardavo sbalordito coloro che, dopo una serata del genere, erano riusciti ad assopirsi. O come nel post-remuntada fallita, una notte insonne a riguardare la partita, leggere articoli turchi, vedere e sentire centinaia di volte Josè che dice che è il momento più bello della sua carriera. O come in una qualsiasi di quelle altre sei notti interminabili e bellissime.</p> <p align="justify">Ieri abbiamo avuto tutto, il dramma e il sogno, la disfatta e il trionfo, (continuate voi con tutti gli opposti che vi vengono in mente, io ne aggiungo solo un altro), la Juve ed il gioco del calcio. Ieri abbiamo rispolverato il whiskey, e ci è salita una sbornia colossale. Di quelle che servirà un giorno, forse due, per farsela passare un po’. <br />Il vantaggio immediato. Il miglior portiere del mondo che replica (peggiorandola) la papera dell’andata, gli eroi del triplete in ambasce, presi a pallate proprio da coloro che avevano dominato nove mesi prima. Metà squadra con la bombola d’ossigeno, mentre gli avversari volano. Una palla che danza sulla nostra linea e si schianta sul palo dopo un rimpallo folle. La necessità di metterne due in un tempo, senza più subirne. Un cazzuto dramma.</p> <p align="justify">E poi, la rinascita, l’apoteosi di un secondo tempo giocato sui nervi, sul cuore e sulla classe. Un secondo tempo dove le due contendenti sono rientrate nei ruoli che gli competono, l’Inter in quello del protagonista ed il Bayern in quello di chi ha le mutande ripiene e non incrocia lo sguardo. Un secondo tempo che ci ha portato all'apoteosi dell'88esimo minuto, con il pallone decisivo nel sacco e mezza Inter ammucchiata sopra un Leo estasiato.</p> <p align="justify">E allora ecco che al gol di Sneijder ho rivisto il gol del pareggio contro il Barça a San Siro, firmato dallo stesso, vero, Pallone d’Oro. Ecco che, per tutto il secondo tempo, ho rivisto la voglia, la rabbia di Kiev, quando tutto poteva finire ancor prima di iniziare. Ho rivisto crescere di minuto in minuto la convinzione di poter centrare l’impresa, come in quella sera a Stamford. Ho rivisto quel giocatore che era scomparso da circa nove mesi gonfiare la rete con un gol bellissimo e pesantissimo; l’ho rivisto togliersi la maglia (come aveva fatto la prima volta che ha segnato con la nostra maglia, dopo la punizione del 2-0 nel più bel derby di sempre) facendoci esplodere in un urlo simile a tanti altri, simile a quelli per i prodigi del Principe a Madrid, a Kiev, a San Siro (faccio prima a dire “ovunque abbia giocato”), a quelli per i gol di Maicon o di Cambiasso, a quello devastante dopo il rinvio di Lucio al 94esimo di Barcellona-Inter, con Josè che parte col dito puntato verso il settantesimo anello dove cinquemila persone stavano impazzendo.</p> <p align="justify">Stanotte, nove mesi dopo l’ultima volta, sto rivivendo le emozioni di quelle notti indimenticabili. E, sarà per gli avversari, sarà che è il ricordo più fresco, ma le emozioni sono simili a quelle del 22 maggio. Poi ci penso un attimo e realizzo che non è esattamente la stessa cosa, che non ho appena visto la Coppa e l’alba a San Siro, che non farò la miglior colazione della mia vita, ridendo con un amico mentre ci gustiamo l’accoppiata salamini Beretta-succo alla pesca (che volete, quello c'era in casa), che tra qualche ora non mi sentirò dire da quella che era la mia ragazza “si vede che sei felice, non ti ho mai visto così..così VIVO” pur essendo reduce dalla nottata più emotivamente e fisicamente provante della mia vita ed avendo “dormito” solo poche ore su un divano. No, questo è il passato. Ed è bellissimo, ma è il passato. <br />La sbornia c’è lo stesso, però. Ed è la prima dell’anno, dopo un periodo nel quale mi ero (ci eravamo) disabituati, dopo un’astinenza che ce l'ha fatta apprezzare di più. Un’astinenza che ci ha fatto pure bene, magari.</p> <p align="justify">L’anno scorso ce ne sono volute otto, di sbornie, per tagliare tutti i traguardi possibili ed immaginabili. L’anno scorso, il sedici marzo, arrivava la quarta, quella di Stamford Bridge, ed altre quattro stavano per arrivare.</p> <p align="justify">Dal prossimo 3 aprile al 28 maggio ci sono circa due mesi. Fanno una sbornia ogni due settimane.</p> <p align="justify">Io sono pronto.</p> <p align="justify">Voi?</p> <p align="justify"> </p> <p align="justify"><a href="http://www.bausciacafe.com/2011/03/16/linter-noi-e-la-sbornia/pandev-2/" rel="attachment wp-att-5427"><img class="aligncenter size-full wp-image-5427" title="pandev" alt="" src="http://www.bausciacafe.com/wp-content/uploads/2011/03/pandev1.jpg" width="489" height="329" /></a></p> Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-77197132515071601032011-03-16T01:27:00.001+01:002011-03-16T01:27:17.557+01:00PACATEZZA<p>Il gol di Pandev l’ho vissuto con moderazione.</p> <iframe title="YouTube video player" height="390" src="http://www.youtube.com/embed/otfM5R7NxRk" frameborder="0" width="640" allowfullscreen="allowfullscreen"></iframe> Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-46627453809850828182011-03-12T13:43:00.000+01:002011-03-12T13:43:44.761+01:00ANALOGIE<b>Venerdì 12/03/2010</b><br />
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<b>Venerdì 11/03/2011</b><br />
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<b>Martedì 16/03/2010</b><br />
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<b>Martedì 15/03/2011</b><br />
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?Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-8954990306300048132011-03-10T02:42:00.000+01:002011-03-10T02:42:37.675+01:00LUCI SPENTEPerlomeno, al Milan sembrano aver fatto passi da gigante in tema di sportività: al momento del fischio d'inizio, un lampione bello grosso si è improvvisamente spento, rimanendo inattivo per tutto il resto della gara, ma stavolta nessuno ha detto un cazzo.<br />
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<img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXht43cqYZn9naYtW6gnSbJtqBxuUeyB9A8GYWO0JQBGJrqxGzQvVGD8fc2rvqloiMFpfJ76rEYuB7U3uQX1EXYVJhvE3FO2_cnnrUwY6ISuIgbK_XUVrKnej2gpA9W_qEx5qTA1qIn-0/s1600/ibrahimovic_milan.jpg" />Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-453656206888229303.post-38833847434970913122011-02-24T05:17:00.001+01:002011-02-24T05:24:58.053+01:00MISTER CULOSi chiama culo ed in questa competizione è più fondamentale di un Messi, o di un Ronaldo, o di un Gattuso in squadra. L'anno scorso siamo stati perfetti sotto ogni punto di vista, ed in più abbiamo avuto mister Culo sempre dalla nostra parte: non c'è stato un singolo episodio che ci sia andato a sfavore. Purtroppo in Champions sono gli episodi, i dettagli a fare la differenza, e ieri sera la "fortuna" dell'anno scorso ci si è ritorta corto. Per carità, il Bayern ha preso due legni e creato una gran mole di gioco, ma il giusto risultato al novantesimo sarebbe stato 2-2, non 0-1. Sempre facendo riferimento agli episodi, la partita sarebbe potuta tranquillamente terminare sul 2-0 per noi, con la qualificazione già ipotecata e tre settimane di tranquillità<br />
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Invece.Invece abbiamo perso in casa dopo due anni e mezzo (il derby di andata non lo conto, i derby non si giocano mai in casa o in trasferta), orfani dell'eroe del 2010, sbagliando mille occasioni da rete e perdendo anche il centrale che sta dignitosamente sostituendo il Signore Iddio che ci ha lasciati dopo quel maledetto scontro di merda con Caracciolo. Abbiamo perso al 90esimo con un gol che possiamo tranquillamente definire<b> "di merda", </b>figlio di una grave disattenzione di uno dei più grandi portieri del mondo, che a pochi istanti dal termine della sfida ha deciso di apparecchiare la tavola ad uno che l'anno scorso non segnava nemmeno con le mani.<br />
C'è poco da fare, è così. Non è girata e dobbiamo accettare il verdetto, sperando nell'(improbabile, a questo punto) impresa all'Allianz Arena tra tre settimane. Impresa che è certamente alla portata dei campioni d'Europa, ma che resta, comunque, un'impresa. E spesso, per fare un'impresa, non basta una grande prestazione, ma serve anche l'apporto di mister Culo, colui che ieri ha tifato per colori avversi ai nostri.<br />
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Non è finita, manca il secondo tempo, e possiamo ancora sperare. E' molto dura, ma mancano altri novanta minuti, e non ha senso mettersi a fare i funerali. Aspettiamo, con fiducia e, comunque vada, gratitudine per questo gruppo.<br />
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Ora, siccome ho le pezze al culo e se mi propongono di pubblicizzare qualcosa io accetto all'istante, vi presento un'iniziativa del fantacalcio dellla Gazzetta (la Magic Cup, che tutti conoscerete) che permette a chi ancora non si è messo in gioco di concorrere per i succosi premi messi in palio da quel bel giornale, che tutti noi amiamo tantissimo. Ma proprio tanto tanto.<br />
Ecco qua:<br />
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<blockquote>Magic Campionato è il Fantasy Game di punta de La Gazzetta dello Sport e fa parte di Magic Cup, il portale dedicato all’offerta Fantasy di www.gazzetta.it<br />
Magic Cup consiste nel creare una Squadra di Calcio, basata sui giocatori di Serie A, composta da 25 elementi con 250 magic milioni virtuali. In corrispondenza di ogni giornata di Serie A, ogni concorrente deve gestire e schierare la propria squadra, ottenere più punti possibili. In base ai punteggi ottenuti entra in classifica e in base al posizionamento concorre ad un Montepremi (per la stagione 2010-11 il montepremi supera i 250 mila euro).<br />
Sono previsti premi settimanali, ogni 6 giornate per minitornei (classifiche serie a e serie minori) e a fine stagione (classifica generale).<br />
Ora è il turno Campionato di Primavera, gli utenti potranno iscriversi a Magic e creare la loro squadra fino a mezz’ora prima del calcio d’inizio della prima partita della 27^ giornata.<br />
Gli utenti che si iscriveranno in seguito a tale data, parteciperanno comunque alla Classifica Generale e alla Classifica a Campionato con la seguente logica:<br />
- Ai fini della Classifica Generale di Rendimento, chi si iscriverà dopo la 2° giornata otterrà un punteggio d'ingresso pari alla somma dei punteggi ottenuti nelle giornate precedenti dagli 11 calciatori che figurano come titolari della sua squadra al momento della creazione. Nessun altro elemento (ad esempio modificatore della difesa) contribuisce al calcolo del punteggio d'ingresso.<br />
- Ai fini della Classifica a Campionati, chi si iscriverà dopo la 2° giornata e prima della 8° giornata otterrà un punteggio di ingresso pari a 66 punti per ogni giornata saltata. Anche le squadre che si iscrivono dopo la 8° giornata ricevono un punteggio di ingresso pari a 66 punti per ogni giornata saltata del campionato stagionale durante il quale si sono iscritte.<br />
Inoltre, per tutti gli utenti (già iscritti e nuovi iscritti) dalla fine della 20° giornata è a disposizione dell’Extra Budget (5 Extra Magic Milioni per affrontare al meglio tutto il Campionato) e degli Extra Cambi (5 Extra Cambi da utilizzare entro la mezz’ora precedente al calcio d’inizio della prima partita della 22° giornata)<br />
I premi per cui concorreranno gli utenti sono (Montepremi complessivo Magic 2010-11 oltre 250 mila €):<br />
- Serie A (per ognuno dei seguenti campionati autunno, capodanno, inverno e primavera)<br />
1° classificato: n. 1 Smart Coupe Passion<br />
2° classificato: n. 1 MSC Crociera per 2 persone<br />
3°-10° classificato: n. 1 Tessera Mediaset Premium durata 1 anno<br />
11°-20° classificato: n. 1 TV PANASONIC LCD 19’’<br />
21°-30° classificato: n. 1 Abbonamento a La Gazzetta dello Sport in E-dicola (durata 6 mesi)<br />
- Premi di Giornata (per ciascuna delle 37 giornate successiva alla prima):<br />
1° classificato: n. 1 Tessera Mediaset Premium durata 1 anno<br />
2°-3° classificato: n. 1 TV PANASONIC LCD 19”<br />
4°-8° classificato: n. 1 Tessera Mediaset Premium durata 1 mese<br />
9°-10° classificato: n. 1 Abbonamento a La Gazzetta dello Sport in E-dicola (durata 1 mese)<br />
<a href="http://www.gazzetta.it/Magic_Cup/magiccampionato/">http://www.gazzetta.it/Magic_Cup/magiccampionato/</a></blockquote><div>Iscrivetevi, caproni!</div>Grappa e Vincihttp://www.blogger.com/profile/04676190237863249355noreply@blogger.com2