tag:blogger.com,1999:blog-168603182024-03-13T18:54:52.618+01:00Il Blog di Nico GuzziNico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.comBlogger478125tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-82495434305091653702015-07-12T23:06:00.000+02:002015-07-12T23:09:20.774+02:00Chi ha tempo non aspetti tempo<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Il tempo non è altro che una delle tante dimensioni, un'opportunità, uno dei tanti strumenti. </span></div>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">In fondo ci rendiamo conto del suo incedere essenzialmente per 2 motivi: i segni sul nostro corpo e la memoria.</span></div>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
I segni che ho io sinceramente non so bene a cosa siano dovuti, forse ieri mi hanno investito o sono caduto dalle scale, forse ho fatto a botte o sono stato in qualche locale dove si fanno zozzerie da pervertiti, dove si danno o si ricevono di santa ragione, godendo per questo. Comunque sono vivo, l'importante è questo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ho la tendenza a dimenticare le cose. Se non fosse per questo diario che scrivo giorno dopo giorno, i video e le foto che faccio, probabilmente ora non saprei nulla di me stesso.</div>
<div style="text-align: justify;">
Oggi però sono felice, finalmente la diagnosi è chiara, i medici mi hanno detto che ho la sindrome di Susac. Ho esultato, li ho abbracciati e baciati generando un generale imbarazzo. Ora so di che morte morire, la mia malattia ha un nome, qualcuno l'ha studiata, tutti i buchi alle braccia, le risonanze, i ricoveri, le pisciate a stomaco vuoto, le analisi, i test sono serviti a qualcosa.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dicono che bisogna guardare avanti, che bisogna aver fiducia nel futuro, ma io so che è nella memoria del passato che lo si può affrontare. Ed io non riesco ad avere memoria del mio passato, sono un uomo perennemente senza esperienza. Ricevo tante offerte di lavoro come tirocinante. </div>
<div style="text-align: justify;">
E' come se vivessi chiuso nel passato, un passato che si resetta in poche ore e che nel migliore dei casi mi lascia solo una scia di déjà vu in testa, accompagnata da emicranie intermittenti e lancinanti (secondo quanto scrivo o mi raccontano).</div>
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L'unica cosa positiva infatti è che riesco a dimenticare il dolore fisico, non solo, anche quello emotivo, non ho memoria di alcuna emozione. </div>
<div style="text-align: justify;">
La scorsa settimana è morta la mia ex fidanzata, ci eravamo lasciati da poco, forse 2 mesi fa, prima di Natale, quando la mia malattia è peggiorata sensibilmente e non potevamo stare più insieme. A 25 anni non poteva certo stare dietro a me e magari decidere di farlo per il resto della sua vita. Pare si sia suicidata. Non so se l'ho amata, odiata o che, comunque non provo nulla guardando le foto di me e lei insieme che ho salvato sul mio computer. Lo sto facendo ora, posso dire però che è bellissima, era bellissima, anche io me la cavo però, è un vero peccato.</div>
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Mia madre ha detto che al suo funerale mi guardavano tutti strano e che non devo preoccuparmi perché le persone non possono capire ciò che sto passando. Passare, il verbo passare, che bel verbo, ma nella mia mente non passa nulla, non ho coscienza di ciò che sto passando, è il mio corpo che sta passando attraverso la dimensione del tempo, non certo la mia coscienza.</div>
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L'altro ieri ho scritto che volevo farla finita ma che non ho avuto il coraggio. Non credo potrò mai farlo visto che il dolore si resetta quotidianamente insieme a tutto il resto. Non avrò mai abbastanza tempo per accumularne a sufficienza e fare una scelta tanto importante.</div>
<div style="text-align: justify;">
E poi ora so di che morte morire, sono soddisfatto, a tutti i miei cloni che nascono e muoiono giorno dopo giorno non resta che aspettare. Magari uno dei tanti giorni del mio passato qualcuno avrà trovato la cura ed io da quel giorno potrei finalmente fare un salto nel presente e chissà, costruirmi un futuro.</div>
</span><br />
<div>
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<div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/16497797203041593106noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-84873414901222686092014-05-14T07:05:00.003+02:002014-05-14T07:06:35.327+02:00Terremotata<div style="border: 0px; font-family: Helvetica, Arial, 'Droid Sans', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.428571em; margin: 0px; padding: 0px;">
<div style="text-align: justify;">
Ricoperta dalla luce sanguinante del tramonto si dondolava, ormai da ore, seduta sulla terra nuda, abbracciando le sue esili gambe, le uniche cose che le restavano. Di fronte a lei una volta c'erano una casa, la mamma e il papà. Aveva sbagliato di poco. Avrebbe dovuto rientrare in orario, non avrebbe dovuto disobbedire al papà. <em style="border: 0px; line-height: 1.428571em; margin: 0px; padding: 0px;">A cena si va a tavola alle otto e un quarto, anche quando non c'è la mamma, anche se cucino io, quindi chi c'è c'è, e mangia, chi non c'è non c'è, e vive. </em></div>
<a name='more'></a></div>
<div style="border: 0px; font-family: Helvetica, Arial, 'Droid Sans', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.428571em; margin: 0px; padding: 0px;">
<div style="text-align: justify;">
Ormai era l'una della seconda notte trascorsa dalla dirompente scossa di terremoto, la luna a metà illuminava quanto bastava per guardare la casa sbilenca, stesa su un fianco. E pensare che credeva che solo le pallonate alla Mark Lenders del suo amichetto Giuseppe avrebbero potuto farla crollare. </div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: Helvetica, Arial, 'Droid Sans', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.428571em; margin: 0px; padding: 0px;">
<div style="text-align: justify;">
Ogni tanto si alzava e urlava, cercava tra i resti, ci provava ma nulla, nessuna forma di vita, solo grilli, rospi, pacchetti di crackers e acqua, il giusto per sopravvivere. Ma mamma e papà?</div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: Helvetica, Arial, 'Droid Sans', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.428571em; margin: 0px; padding: 0px;">
<div style="text-align: justify;">
Dopo sei giorni si stava abituando alla situazione, casa sua sembrava ormai aver avuto sempre quella forma. </div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: Helvetica, Arial, 'Droid Sans', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.428571em; margin: 0px; padding: 0px;">
<div style="text-align: justify;">
Si fece l'alba del settimo giorno, la luce le solleticò gli occhi, diventava sempre più luminosa e calda, un crescendo, non poteva più resisterle, si gettò verso di lei, di fronte ai suoi occhi passarono la gonna della madre che si allontanava, la porta chiusa a chiave, il volto di papà allo specchio, i suoi occhi compiaciuti, i cigolii del letto che sembravano grilli, il suo corpo rimbalzare sul letto, il suo corpo sospinto dal padre, il Cristo in mezzo al muro ad osservarla.</div>
</div>
<div style="border: 0px; font-family: Helvetica, Arial, 'Droid Sans', sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.428571em; margin: 0px; padding: 0px;">
<div style="text-align: justify;">
Volò, tentò di volare, come una colomba ferita, dopo qualche istante toccò terra, la seguirono come tante cuccioli di colomba i vetri della finestra rotta del terzo piano. Era tutto finito, forse era tutto un sogno. La sua nuova vita nel paradiso degli innocenti era iniziata in quel momento.</div>
</div>
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</div>
<div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/16497797203041593106noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-8539969592203610232013-12-10T23:14:00.002+01:002013-12-10T23:15:43.040+01:00Diario di un prepensionato<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Perché sei triste?”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non sono triste.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Lo sento dal tuo respiro, la tua espressione, gli occhi lucidi. Tutti i segni indicano tristezza.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Allora se sai già tutto perché me lo chiedi?”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sono solo cortese. Voglio aiutarti.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Beata te che sai sempre tutto, beata te che vivi nella certezza che A + B sia sempre uguale a C.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sfogati, ti ascolto.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Smettila di essere così gentile!”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Lo devo essere.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Vuoi sapere perché sono triste?”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Dimmelo, ti ascolto.”</span></span></div>
<a name='more'></a><div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Vedi fuori dalla finestra? Lo vedi il capanno degli attrezzi? Lì io e mia moglie abbiamo concepito Margherita. Pioveva a dirotto, era uno di quegli acquazzoni estivi, improvvisi e violenti, eravamo appena tornati dal cinema, quando ancora esistevano i cinema. Una volta arrivati a casa abbiamo scoperto che era saltata la corrente, purtroppo non avevamo ancora montato il supporto di corrente di sicurezza così siamo rimasti chiusi fuori. Rimpiangevo in quel momento i vecchi sistemi meccanici basati sull'apertura a chiave. Invece di restare in auto siamo andati nel capanno, gli occhi tentatori di mia moglie me l’avevano indicato; per entrare nel capanno ho dovuto mettere a frutto tutta la mia prestanza fisica, riuscendo con fatica a sfondare la porta, abbiamo fatto in tempo ad inzupparci, i muscoli che mi porto dietro non sono mai stati il mio punto di forza. Il tempo di varcare la porta e fradici ci siamo avvinghiati l’uno all’altra, abbiamo fatto l’amore. Mentre la pioggia batteva forte sul tetto di legno i nostri corpi si univano, le gocce di pioggia si trasformavano in gocce di sudore e di piacere. Uno dei momenti più belli della mia vita. <br />Quando siamo usciti dal capanno era tornato il sole. Il tramonto colorava di arancio l’orizzonte. Quell’immagine è stampata nella mia mente. Non c’è foto 3D, ologramma e realtà virtuale che possa eguagliare quel quadro e le sensazioni che ho provato e che provo a ripensarci. <br />Non ricordo il mio primo bacio, non ricordo il mio primo giorno di scuola, non ricordo la mia prima ragazza, non ricordo il giorno in cui mi sono laureato, non ricordo dove ho chiesto a mia moglie di sposarmi; ma ricordo benissimo quel giorno.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“E quindi perché sei triste?”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Perché mia moglie non c’è più. Tu non l’hai mai conosciuta e non puoi capire il mio amore nemmeno se ti avessero programmato per amare.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ma se la ricordi esiste ancora.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“La memoria se ne va e i ricordi non si possono toccare con mano.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non è così. Oggi qualunque pensiero può diventare reale.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Lo so, lo so, ma si tratta sempre di realtà virtuale, priva di anima.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Tua figlia però è viva, lei ha un’anima viva, reale. E’ il frutto del tuo amore, di quei momenti che definisci i più belli della tua vita.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sì, ma è distante, non vive più qui, ha la sua famiglia ed è giusto che sia così; io non sono così vecchio e devo badare a me stesso finché ne ho facoltà.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Esatto. Poi dimentichi che ci sono io.”</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“In effetti mi basti e avanzi RobbySette.”</span></span></div>
<div align="justify">
</div>
<div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/16497797203041593106noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-85637160085239478612013-11-05T07:42:00.000+01:002013-11-05T13:44:55.335+01:00Il boccione di Halloween<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.joogwater.com/images/dispenser-boccione-acqua.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Il boccione di Halloween" border="0" height="200" src="http://www.joogwater.com/images/dispenser-boccione-acqua.jpg" title="" width="162" /></a></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Brindiamo al weekend lungo!” disse Giuseppe.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sì, ma non si fa un brindisi con l’acqua!” obiettò Enrico.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“A me poi che cazzo me ne frega di Halloween! L’unica cosa che m'interessa è che domani sono a casa e mi faccio un bel ponte a Venezia.” Così Mario battezzava l’inutile festa di Halloween con i due colleghi.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Quindi Mario propose un altro brindisi per benedire il weekend a Venezia. Riempirono di nuovo i bicchieri con l’acqua del boccione. Era dissetante, buona, un bicchiere ne chiamava un altro. Il boccione era stato sostituito proprio quella mattina perché malfunzionante.</span></div>
</div>
<a name='more'></a><div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giuseppe in polemica: “L’ultimo però, non voglio passare la mattinata in bagno." Poi scuotendo la testa pensieroso notò: "Comunque ha ancora uno strano sapore l’acqua, diverso da quello del boccione che è stato sostituito. Non è terroso, è più pastoso, muschioso.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sì vabbè, è arrivato il minerologo.” Mario lo dileggiò. </span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">”Guarda che è vero, non senti? E poi non sai che esistono anche gli assaggiatori di acque minerali? C’è l’associazione. Mi pare si chiami Adam”.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Come Adam Kadmon, quello spostato di Mistero? Avete visto l’ultimo servizio sull’ennesimo avvistamento di un nano con l’ascia? A Perugia. I nani con l’ascia sono arrivati in Italia per decapitarci tutti”.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ancora con questi nani,” interruppe Enrico “forse era Gimli, quello de Il signore degli anelli… Comunque ora io vado a lavorare, a chiudere gli ultimi preventivi della settimana.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Enrico si diresse verso il suo ufficio e così fecero Giuseppe e Mario, ognuno nel proprio.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In azienda c’erano solo loro tre, la segretaria Laura aveva preso una settimana di ferie e il capo nonché proprietario Andrea, un 35enne assetato di business, era andato a Napoli da un cliente. Probabilmente non sarebbe passato dall’ufficio quel giorno.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il sole timido ma splendente di autunno filtrava attraverso le persiane a listelli e formava una composizione moderna sul pavimento e sulla scrivania.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giuseppe guardava quello strano gioco di luci e di ombre, gli sembrava che si muovessero al ritmo del suo respiro; fissandole all’improvviso vide comporsi l’ombra di sua madre. La riconosceva per via di quella sua massa importante, davanti e dietro, la silhouette era la sua, inconfondibile.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Squillò il telefono, l’ombra scomparve.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Pronto, JDesign Studio.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ciao Giuseppe sono tuo padre.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Papà?”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“E’ successo un casino al lavoro, mentre pulivo l’impastatrice si è accesa, la grata protettiva si è staccata e ci sono finito dentro! Porco mondo! Mi sta stritolando, ho perso un braccio e una gamba! Vienimi a prendere! Ti prego! Sono ancora dentro, sto morendo dissanguato!”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giuseppe forse si era addormentato.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Erano quasi le 13, Enrico fissava il muro. La sua espressione era di curiosità, nonostante si trattasse solo di un muro, spoglio oltretutto e di colore bianco.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Qualcuno lo chiamò da fuori:</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-align: justify;">“Ehi tu! Dico a te, chiuso in quell’ufficio di merda.”</span><br />
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; text-align: justify;">Enrico osservò dalla finestra stupito, si stava rivolgendo a lui?</span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sì, sì, dico a te Enrico, non fare quella faccia, esci fuori o ti vengo a prendere io.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Erano al primo piano, per entrare nello stabile bisognava avere una tessera magnetica o che qualcuno aprisse da dentro. Accettò la sfida, alzò le persiane e urlò che alle 18 e 30 si sarebbero potuti incontrare nel parcheggio per chiudere la questione. Il ragazzo era scomparso.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ora del pranzo. Stomaci brontolanti e pronti per essere rimpinzati. Mario passò dagli uffici di Giuseppe ed Enrico: “Che dite ragazzi carbonara? Abbiamo tutto quello che serve.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ottimo, io ci sto.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ok, preparo io” aggiunse Mario.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Si stavano godendo un buon pranzo in un clima già festivo; certo mancava un buon vino, si limitarono quindi a bere acqua, che fa sempre bene.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Mario: “Ragazzi non avete idea di quello che mi è successo. Stavo ascoltando la radio e all’improvviso una voce, come un’interferenza, ha iniziato a minacciarmi, dicendomi che i nani con l’ascia verranno a farmi visita per affettarmi, scuoiarmi e fare tante saponette dal mio corpo.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Enrico scoppiò a ridere: “Ancora con questi nani… forse ti sei addormentato, non ti sembra una buona spiegazione?”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Mario non replicò, era convinto di ciò che le sue orecchie avevano udito e non si era addormentato. </span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Enrico: “Io invece ho parlato con il fratello della mia nuova ragazza. Ci troveremo alle 18,30 nel parcheggio per parlare.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giuseppe: “Anche io credo di essermi addormentato, ho parlato al telefono con mio padre.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Mario stupito: “Ma non è morto tuo padre?”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Appunto” notò Giuseppe con una maschera di nostalgia e tristezza stampata sul suo volto.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nessuno aggiunse più nulla. Calò il silenzio sulla tavola, sui piatti e sui bicchieri vuoti. C’era qualcosa di strano nell’aria. Dopo l’ultima sorsata d’acqua tornarono alle loro postazioni per le ultime quattro ore di lavoro della settimana, poi uno scoppiettante weekend all’insegna di Halloween.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="text-align: justify;">Un missile colpì il palazzo di fronte, squarciandone un lato. Una massa di persone in fuga correva verso il loro stabile in cerca di salvezza. Correvano e guardavano Enrico appoggiato al vetro della finestra, con gli occhi sbarrati. Cercavano di costruire una colonna umana per arrivare alle finestre del suo ufficio, tutti uno sopra l’altro, come dei circensi ubriachi. Volevano entrare dentro. Erano zombie. Tirò un pugno alla finestra per spaventarli, la catena di creature sbavanti e puzzolenti crollò su se stessa. </span><span style="font-style: italic; text-align: justify;">Fottuti zombie! </span></span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Uscì dall’ufficio per andare a chiamare gli altri e barricarsi in cucina.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Mario alzò lo sguardo verso l’armadietto dove tenevano tutti i gadget per i clienti. Qualcosa batteva sulle ante. Lo aprì con cautela, dal buio, a piccoli passi, stava uscendo qualcosa. Indietreggiò istintivamente, perse l’equilibrio e cadde all’indietro.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">I nani con l’ascia. Erano in 12. L’esercito dei 12 nani danzava intorno al suo corpo caduto e bloccato a terra, stagliuzzandogli la pelle.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Iniziò ad urlare, proprio in quel momento entrarono Enrico e Giuseppe che senza aspettare che si rimettesse in piedi lo trascinarono nella sala cucina. </span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Che cazzo è successo…” chiese Giuseppe, piegandosi dalle risate. Risate isteriche.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non lo so,” rispose Enrico “e c’è poco da ridere, non ci capisco più nulla, chiudiamoci qui dentro e aspettiamo.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ragazzi i nani con l’ascia!”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Cosa cazzo dici Mario! Basta!”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giuseppe tornò serio, era pensieroso, stava fiutando qualcosa: “C’è un po’ odore di…”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Mario sobbalzò: “Bruciato!”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Enrico individuò la causa: “E’ il forno a microonde!” Lo sradicò dalla corrente e lo lanciò dalla finestra, che però era chiusa. Lo rimbalzò. </span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Mario! Apri quella cazzo di finestra prima che prenda fuoco anche io!” </span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Mario eseguì senza capirci molto della situazione. Il microonde volò dal primo piano, con la grazia che può avere un cubo di plastica e metallo. L’impatto fu emozionante. Il fornetto infatti atterrò su una BMW Serie 3, sfondando il vetro. Uno smacco al capitalismo, all’automotive e all’amore futurista per la cottura veloce.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giuseppe inalò un grosso respiro e con una lucidità inattesa: “Dobbiamo calmarci signori. Aspettiamo. Stiamo in silenzio e vediamo cosa succede.”</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Erano già le nove di sera. I tre malcapitati giacevano seduti e imbambolati sul divano, in uno stato tra l’allerta e il dormiveglia.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il campanello suonò. Dalle immagini del videocitofono Enrico scorse tante figure, si muovevano, erano agitate. <span style="font-style: italic;">Fottuti zombie! </span></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nessuno si azzardò ad alzare la cornetta, tantomeno ad aprire. </span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Enrico iniziò a piangere, Giuseppe e Mario lo abbracciarono per tranquillizzarlo.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Andrea, appena rientrato da Napoli, venne chiamato dalla sorveglianza perché le luci degli uffici della sua azienda erano ancora accese. Disse loro che sarebbe andato a controllare lui stesso perché probabilmente c’erano ancora dei suoi dipendenti. <span style="font-style: italic;">E’ uno schiavista</span>, pensò la guardia. <span style="font-style: italic;">Alla faccia degli straordinari</span>.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Quando entrò nella sala cucina li tròvo avvinghiati sul pavimento, addormentati come bambini in una culla.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Si svegliarono tutti e tre nella stessa stanza, in ospedale. </span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Enrico volse lo sguardo verso la finestra, un missile illuminò il cielo e colpì l’ala Sud, il reparto di rianimazione.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Nella stanza irruppero 12 nani con l’ascia, ficcarono nel corpo di Mario tanti grossi aghi.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giuseppe li osservava, sbellicandosi dalle risate, prendendo respiro a fatica tra una risata e l’altra.</span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-indent: 36px;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Tutti e tre ebbero bisogno di un lavaggio del sangue, per la lavanda gastrica era troppo tardi.</span></div>
</div>
<div align="justify">
</div>
<div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/16497797203041593106noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-13448847357980487932013-09-03T13:32:00.001+02:002013-09-03T13:45:42.664+02:00Cu minchia è chistu stalking!<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">A seguire un piccolo estratto temporaneo e parziale del romanzo che sto scrivendo. Tratta di stalking.</span></i><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><span style="background-color: white; font-size: 12pt;"><br /></span>
</span><br />
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Forse era l’ora torrida, 12,40 dell’11 Luglio, forse perché era ormai da qualche mese che non riusciva a fare più di quattro ore di lavoro consecutive, non ne avevano bisogno di lui; forse non riusciva semplicemente ad accettare che l’amore più grande della sua vita avesse scelto di abbandonarlo. </span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Così a quell’ora Giovanni, come una pentola chiusa a pressione e da ore sul fuoco, si dirigeva verso casa della sua ex moglie Claudia, convinto di poter rimettere a posto le cose. L’ennesima volta in cui credeva di poterlo fare. La loro figlia Maria Elisa, nata da un’amore che forse una volta poteva dirsi normale, era dalla nonna a mangiare, come tutte le domeniche. </span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giovanni aveva tutto il tempo per parlare con Claudia e convincerla che l’amava, anche se aveva fatto qualche errore l'amava, Cristo Santo, non poteva stare senza di lei, la vita non valeva nulla senza di lei.</span><br />
<a name='more'></a></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Claudia era appena tornata dalla villa dei Russo, dove andava ogni domenica mattina alle sei per effettuare le pulizie settimanali. Manteneva la figlia lavorando durante la settimana in un ristorante sul lungomare e nei turni di pausa ed il lunedì, giorno di chiusura del ristorante, facendo le pulizie per alcune famiglie. Quel po’ di tempo che le restava lo passava con la figlia. Sapeva quanto importante erano quelle ore, a volte solo minuti, che le dedicava, per cui non le pesava, sebbene molte volte fosse esausta, soprattutto d’estate, quando c’era il pieno di turisti e il ristorante non si fermava un attimo. A volte perfino dormiva…anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno, lo considerava una perdita di tempo. Non riceveva sussidi di nessun tipo, nemmeno gli alimenti dall’ex marito che aveva più di qualche problema nell’arrivare a fine settimana con qualche euro in tasca. Claudia non gliene faceva una colpa, la situazione economica era in stallo da anni e se non fosse stato per il turismo anche a Cefalù sarebbero rimasti solo gli anziani. </span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In quell’angolo di paradiso c’era ancora un po’ di posto per i giovani, meno per un ingegnere elettronico come Giovanni che aveva visto chiudere quasi tutte le aziende siciliane per le quali aveva lavorato o chiesto di lavorare, una dopo l’altra, nel migliore dei casi rimaste aperte solo grazie alla cassa integrazione. Di certo non assumevano una persona specializzata come lui, avrebbe preteso troppo; non era il momento di investire.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Claudia entrò a piedi nel cortile del condominio dove abitava, poi nello stabile. La porta d’ingresso era aperta, come sempre in estate; i condomini avevano deciso di comune accordo che era necessario areare la scala.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Aveva in mano 2 buste di spesa con alcuni panini, salsicce, braciole e petti di pollo, un po’ di prugne e una cocomera; tutto l’occorrente per la grigliata serale alla quale lei e la figlia erano stati invitati.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">L’ascensore era bloccato, come periodicamente avveniva negli ultimi 2 mesi, così percorse le 6 rampe di scale a piedi per arrivare al terzo piano, interno 3. </span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Aprì la porta di casa, proprio mentre stava per varcarne la soglia si sentì chiamare. Era Giovanni, seduto sulla settima rampa di scale, dove non avrebbe potuto vederlo se non girandosi.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ciao bella.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Claudia spalancò gli occhi come se avesse visto un fantasma, combattendo per mantenere la calma:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Cosa ci fai tu qui?”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sono venuto a trovarti, voglio solo parlare un po’ con te? Sapere come sta Maria Elisa?”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Abbiamo parlato già tanto io e te, sai benissimo che non puoi presentarti qui. Maria Elisa sta bene.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non essere polemica come al solito, fai finta che ci siamo incontrati per strada, lavori come una pazza, o ti vengo a trovare a casa o al lavoro; al lavoro non avresti tempo per parlarmi per cui sono venuto qui.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ma noi non abbiamo più niente da dirci; mi hai fatto molto male, mi sveglio ancora nella notte e piango.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Claudia continuava a parlare con cautela, pesando le parole, sapeva che ogni frase poteva generare un moto di ira in Giovanni.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Lo so, sono stato uno stronzo, ma sono cambiato; sai quanto ti amo ed è solo per te che io riesco a cambiare.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non ce la faccio più Giovanni, mi devi lasciare in pace, fallo per tua figlia. Non puoi presentarti qui quando vuoi, non puoi chiamare a qualunque ora sul mio cellulare, sul telefono di casa.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Voglio solo tornare con te, ricominciare.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“E’ troppo tardi, abbiamo riprovato 2 volte ed è finita sempre nello stesso modo, io piena di lividi e tu di senso di colpa.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giovanni non facendo caso a quelle parole si alzò in piedi dirigendosi verso Claudia che aveva appoggiato le borse della spesa a terra. Provò ad abbracciarla. Lei si scansò.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ti prego, lasciami Giovanni.” La voce di Claudia iniziò a dare segni di instabilità, quel tentativo di abbraccio le avevano fatto ripassare davanti agli occhi tutte le botte ricevute negli ultimi 5 anni di matrimonio.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ho sbagliato, ma possiamo riniziare; cosa vuoi che faccia per dimostrartelo? Vuoi che mi faccia del male?”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giovanni si rese conto che la conversazione così non poteva andare avanti, decise di cambiare discorso, e così incuriosito da quelle buste chiese cosa aveva comprato.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ho preso un po’ di frutta, una cocomera.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“E nell’altra busta?”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“C’è del pane e della carne per una grigliata.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Una grigliata?”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sì, a casa di Gerardo, ha invitato me e Maria Elena per questa sera.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Si pentì subito di avergli rivelato quell’invito; sapeva benissimo che quella conversazione era sul filo del rasoio, che qualche parola sbagliata avrebbe potuta trasformarla in un turbine di follia.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giovanni sembrava ancora tranquillo:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“E così vai da Gerardo, sono contento, così avrete un po’ di compagnia almeno.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Claudia conosceva bene quel modo di parlare, apparentemente calmo, così si affrettò ad aggiungere:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Scusami, devo andare dentro, devo mangiare qualcosa.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giovanni non fece caso a quelle sue ultime parole, la sua mente stava mettendo in fila le informazioni.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Gerardo. Quel figlio di puttana. Non aspettava altro che ci mollassimo, è da quando eravamo fidanzati che aspetta. Bastasu.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ecco il Giovanni che voleva evitare Claudia.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Siamo solo amici, ci ha invitato a casa sua e basta; io voglio stare da sola.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Devo spaccargli la faccia, deve stare lontano da voi, siete la mia famiglia” e guardando nel vuoto “ti vunciu a facci.”</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non siamo più la tua famiglia, ora non più,” Claudia iniziava a tremare, quel copione l’aveva già visto, il volume della conversazione aumentava “lasciaci in pace, ti prego…”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giovanni la prese per un braccio, stringendolo forte le sussurrò a denti stretti:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Tu sei mia, solo mia e stasera non andrai a fare quella grigliata.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">A qualunque cosa si va incontro quando qualcuno ti nega la libertà è difficile accettare una proposta.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Io ci vado, ci andiamo! Non stiamo più insieme io e te! Faccio quello che voglio! E’ la mia vita!”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ah sì, è la tua vita?”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La prese per entrambe le braccia ed iniziò a scuoterla urlando:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non è la tua vita, è la nostra vita, tu non andrai da Gerardo, capito!”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“No, non ho capito.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">E le tirò un pugno, la colpì alla tempia, cadde a terrà subito, nemmeno il tempo di urlare. A quel punto da terra con quel po’ di voce che usciva tra le lacrime:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Lasciami in pace, per favore, ti prego.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Adesso ti concio un po’ per le feste così vediamo se hai il corraggio di presentarti da Gerardo.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giovanni era diventato la sua ira, i suoi occhi erano sbarrati. Non era finita. Le diede un paio di calci alle costole poi la tirò su per i capelli, rimettendola in piedi:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Mi hai capito? Guardami negli occhi.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Con un braccio la teneva su e con l’altro la schiaffeggiava:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sei una troia, tu sei solo mia! Stasera starai chiusa in casa.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Claudia con l’ultimo moto di orgoglio urlò con tutta la forza un no perentorio, liberatorio.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Sempre con lo stesso tono Giovanni:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Risposta sbagliata.” E le sferrò un altro pugno, stavolta all’occhio destro e poi alla pancia. Cadde di nuovo. Poi un altro calcio mentre era a terra.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Claudia pensava a quando in discoteca si erano conosciuti, <span style="font-style: italic;">perché non si può tornare indietro, perché. </span>Le colava il sangue dal sopracciglio destro, l’occhio era già gonfio, le costole non sembravano più tutte intere. <span style="font-style: italic;">Perché non svengo dal dolore?</span></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Un movimento di Claudia fece rotolare la cocomera fuori dalla busta. Giovanni s’illuminò, agli occhi spalancati si aggiunse un sorriso demoniaco degno del miglior Jack Nicholson. Aveva davanti agli occhi l’arma perfetta, pronto a romperla in testa a Claudia, una cocomera da schiantare sul nido del cuculo:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Cosa dici Claudia se proviamo a vedere se è buona questa cocomera o se quello stronzo di fruttivendolo ti ha fregato ancora?” Si piegò per raccoglierla.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Una porta di uno degli appartamenti del piano superiore si aprì. Una testa si sporse verso la scala e con voce chiese cosa stesse succedendo.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non preoccuparti Salvatore…”, disse Claudia con la cantilena di chi sembra stia per svenire “non preoccuparti.” Poco importava se di lì a poco Giovanni le avrebbe fracassato la testa. Era forse l’orgoglio a parlare, forse credeva che i panni sporchi dovevano sempre e comunque essere lavati in casa, o forse aveva solo voglia che tutto finisse, anche se avesse dovuto lasciare questo mondo. </span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Salvatore si affacciò alla ringhiera, dopo aver intravisto Claudia stesa si catapultò giù dalle scale. Stava avvenendo tutto in pochi secondi. Giovanni in trance non si accorse di nulla. Tra le sue mani la cocomera issata sulla sua testa a braccia distese, era pronta ad essere spappolata sulla testa di Claudia, che nel frattempo cercava di strisciare senza successo dal pianerottolo all’interno della sua casa.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Salvatore in prossimità degli ultimi due scalini saltò e si gettò per placcare Giovanni che fece giusto in tempo a scorgerlo con la coda dell’occhio. Giovanni perse l’equilibrio e con lui la cocomera che impattando a terra si spaccò in due parti. Sembrava buona, di un color rosso violaceo acceso.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ma chi era Salvatore? Non era altro che l’allegro settantaduenne del piano superiore, nonno condomino, come lo chiamava l’amministratore. Aveva già assistito ad altre scenate di questo tipo tra Claudia e Giovanni, cercando di restarne sempre fuori e sperando che dopo la separazione le cose sarebbero cambiate. Ma, come Claudia, si sbagliava.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giovanni, come se fosse stato scoperto dopo una marachella, si rialzò spingendo via Salvatore. Si fermò un istante guardando Claudia distesa a terra:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non finisce qui, puttana.” E fuggi via, correndo per le scale.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Salvatore steso anche lui a terra, urlò al palazzo di chiamare un’ambulanza e i carabinieri. I carabinieri erano già stati chiamati, proprio dall’appartamento di fronte a quello di Claudia. Una donna uscì dalla porta:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Come state? E’ andato via?”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Salvatore la interruppe:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Perché cazzo non sei uscita prima? Claudia stava per essere ammazzata!”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Con le lacrime agli occhi si rivolse a Claudia:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Scusami, volevo uscire, saltargli addosso, avevo preso un coltello, ero dietro la porta. Avevo troppa paura. Ho chiamato subito i carabinieri però.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Di nuovo Salvatore:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“I carabinieri non sarebbero serviti a salvarle la vita!”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Intervenne con un filo di voce Claudia:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Basta Salvatore, è tutto finito. Grazie per essere intervenuto e grazie Laura per aver chiamato i carabinieri. Ci serve anche l’ambulanza.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“L’ho appena chiamata. Ora voi state fermi e non vi muovete, potreste avere qualcosa di rotto.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Grazie ancora Laura.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Salvatore tentò di alzarsi, bestemmiò dal dolore, non riuscì a rimmettersi in piedi, gli faceva male un braccio e forse si era rotto un femore. Claudia invece si appoggiò con la schiena allo stipite della porta e decise di non fare tentativi azzardati. Ci avrebbero pensato gli infermieri a trasportarli all’ospedale in sicurezza e secondo le procedure.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La pattuglia dei carabinieri era all’inizio della via in cui si trovava il condominio di Claudia, Salvatore e Laura. L’auto salì sul marciapede dove Giovanni stava camminando a passo spedito. L’autista tirò giù il finestrino.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Dove va Giovanni?”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“A casa mia, dove volete che vada.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sa benissimo che non può avvicinarsi alla casa della sua ex moglie.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sono solo passato a salutarla.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ah sì? E le urla che hanno sentito i vicini?”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Era la televisione, il telegiornale, Studio Aperto, un servizio su alcuni vecchi filmati del manicomio di Siracusa che hanno ritrovato.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">La freddezza e la tranquillità con cui aveva esposto le fandonie era tanto disarmante quanto affascinante. I due carabinieri lo guardarono attoniti.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non aggiunga altro, per favore, non siamo nati ieri, sappiamo da quanto va avanti questa storia. Salga in auto che parliamo un po’ di ciò che è avvenuto oggi.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giovanni si guardò un attimo intorno per capire se qualcuno lo stava osservando, non voleva che la gente sapesse che era salito su una pattuglia dei carabinieri dopo un semplice diverbio, non voleva che la gente parlasse alle sue spalle, odiava il vociare della gente, tutta quell’orda di maiali disposti a rimestare nella merda altrui pur di non sentire il puzzo della propria, odiava quello che la gente diceva di lui e del rapporto con la ex moglie, quando sapevano tutti che la colpa era della moglie, di quella troia, odiava quella troia. </span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Fortunatamente non c’era anima viva intorno. Immagine salvata, solo quella nella sua testa.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ok, nessun problema” sospirò, “quante storie per una piccola discussione.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Durante il viaggio non parlarono, avevano paura che Giovanni dicesse qualcosa per cui non sarebbero riusciti più a controllarsi; erano le forze dell’ordine e non della vendetta. Lo portarono in caserma. Dopo aver verificato i referti medici di Claudia e Salvatore, stilati ed inviti tramite fax dai medici dell’ospedale, misero in stato di fermo Giovanni, chiudendolo in una delle due celle di detenzione temporanea disponibili nella piccola caserma di Cefalù.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Lo teniamo una notte in caserma, così si calma un po’, poi gli facciamo un bel discorsetto domani mattina prima di rilasciarlo. Se poi sarà denunciato allora vedremo come procedere sulla base di ciò che dirà il pubblico ministero. Al momento seguiamo il nostro protocollo interno.” Disse il maresciallo Mario Russo più agitato che mai.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“E per la denuncia?” Chiese l’appuntato Rosario Cinniti.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Vedremo cosa deciderà di fare Claudia, vedremo se lo vuole denunciare o no. I medici hanno detto che possiamo passare verso le cinque dall’ospedale per fare qualche domanda a lei e al signore che è intervenuto per difenderla. Dovrebbero dimetterli direttamente oggi dopo aver fatto tutti gli accertamenti. Li preleviamo e li portiamo a casa noi.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Giovanni non è una cattiva persona in fondo.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Forse non lo è, ma si comporta come uno stronzo, uno stronzo che tormenta la sua ex moglie; quelli come lui vivono sempre un giorno in più di quanto dovrebbero. Il referto è chiaro. Ha rotto 3 costole, il naso e procurato un trauma cranico alla ex moglie che ha rischiato di perdere anche la vista da un occhio; Salvatore Paternò è intervenuto per aiutarla e come risultato ha una frattura alla caviglia sinistra e una all’omero del braccio destro. Non c’è da aggiungere molto altro, se non che devono smetterla di parlare di stalking; si tratta di reati di aggressione, violenza privata e sessuale, si tratta di omicidi, non di minchiate e di inglesismi di cui non sappiamo nemmeno il significato.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Sì, ma non possiamo dimenticare di chi è figlio...”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Mario per la rabbia diventò rosso in viso. “Non me ne frega un cazzo, per me può essere anche il figlio di Giuseppe e Maria, non cambierebbe nulla. Noi dobbiamo salvaguardare i cittadini, fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Ok” con poca convinzione Rosario.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Leggendo nel suo sguardo l’indecisione il maresciallo s’infervorò ancora di più:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Cosa c’è? Hai paura della sua famiglia? Hai paura di un coglione di prima categoria come Giovanni Florio? Mi vuoi dire da che parte stai? Qui sembra che non succeda mai niente mentre sotto sotto è pieno di marcio. Noi dobbiamo andare oltre la superficialità, dobbiamo stare un passo avanti rispetto alla gente comune. Se facciamo finta che non succeda niente noi, come possiamo chiedere alle persone qualunque di fare altrettanto.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non dire a me come bisogna comportarsi. Sai benissimo perché sono entrato nelle forze dell’ordine. Conosci la mia storia e soprattutto com’è finito mio fratello.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Appunto, a volte sembra lo dimentichi.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Non lo dimentico, sai quanto è dura, per te che vieni da un altro posto è semplice, non hai legami qui, io sono cresciuto qui, le mie radici sono qui, io ho convissuto per anni con la linea grigia che passa dai soggiorni delle case, con il sentimento del vorrei ma non posso che attraversa le anime delle persone; la voglia di urlare, ribellarsi al sistema, la paura di perdere tutto.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Mario riprese in tono paterno e stavolta pacato:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Io so solo che quello che hai fatto finora è stato encomiabile, non sei rimasto uno dei voglio ma non posso; per questo non devi avere ripensamenti, devi continuare a seguire la strada che hai scelto, è quella giusta.”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Rosario avrebbe voluto entrare nella cella e finire di botte Giovanni, chiamare poi suo padre e suo zio e fare altrettanto. Si limitò solo a dire:</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Allora aspettiamo le cinque meno un quarto e poi andiamo all’ospedale di Palermo per incontrare i due malcapitati. Che ore sono?”</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">“Le due e trentacinque. Noi stiamo qui a sorvegliare visto che ci sono già altre due pattuglie fuori.” Il maresciallo si rivolse al terzo carabiniere che era lì con loro e che faceva perlopiù lavori di ufficio e gli disse di andare a casa, visto che il suo turno era finito già da un’ora e mezza.</span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div align="justify" style="text-indent: 36px;">
<span style="background-color: white; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Tornando indietro dall’ospedale chiesero se avevano avvisato qualcuno. Risposero entrambi di no, che se la sarebbero cavati da soli. Come sempre. Claudia non voleva spaventare la figlia e nemmeno i nonni che avevano una certa età, una volta a casa li avrebbe sentiti. Salvatore era vedovo e i suoi figli erano tutti emigrati al nord, c’era tempo per chiamarli e forse nemmeno si ricordavano di quel vecchio rincoglionito<span style="font-size: small;">.</span></span></div>
<div align="justify">
</div>
<div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/16497797203041593106noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-11277982705427900812013-02-25T13:50:00.003+01:002013-02-25T13:54:05.799+01:00Prologo "Il quadro"<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Vi anticipo il prologo del nuovo libro che sto scrivendo, intitolato provvisoriamente "Il quadro".</span><br />
<a name='more'></a><div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Stanno bussando alla porta - non bussano, qualcosa sta per sfondare la porta. </span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Arriva dal mare, una creatura di cui tutti si erano dimenticati. Non c’è il piacere della scoperta, c’è stupore ed orrore nei nostri occhi, nemmeno un po’ di tempo per la rassegnazione, nemmeno un po’ di tempo per abituarsi all’idea che è ormai tutto finito. Nella sua spietata spontaneità irrompe nelle nostre vite. Non possiamo fermarla. Stiamo per tornare tra i suoi tentacoli. Salta a grandi falcate dal mare alla terraferma. Si dirige verso le nostre case. Corre indemoniata per le strade. </span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Stanno bussando alla porta - non bussano, qualcosa sta per sfondare la porta.</span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">E’immensa. Da rubar il fiato, ed è esattamente il suo programma, sta per rubare a tutti gli ultimi respiri. Non possiamo farci più nulla, è troppo tardi per scappare. Trafiggerà i nostri polmoni, squarcerà i nostri corpi. Se avessimo potuto lottare l’avremmo fatto, ma nessuno ci ha avvisato, e così giusto il tempo di guardarla dalla finestra avvicinarsi.</span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Stanno bussando alla porta - non bussano, qualcosa sta per sfondare la porta. </span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">E’affamata. Ci sta per travolgere tutti, abbatte porte, infrange le vetrate, scova e porta via con sé tutte le forme di vita, spezza ossa, sradica alberi e pali della luce. Qualcuno prova a scappare, ma lei lo raggiunge, lo fagocita, lo sopprime, ne spolpa la vita e lo vomita esanime a qualche chilometro di distanza.</span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-indent: 36px;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Stanno bussando alla porta - non bussano, qualcosa sta per sfondare la porta - ho tanta paura mamma.</span></div>
<br />
<div align="justify">
</div>
<div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/16497797203041593106noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-61231109929214017172012-11-15T13:55:00.000+01:002012-11-15T16:13:35.630+01:00La nostalgia delle cocomere del contadino<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit; text-align: -webkit-auto;">Dalla finestra posso vedere le foglie ormai violacee.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Non è tanto il sapore della nostalgia, quanto la voglia di tornare indietro nel tempo, a quando tutto era perfetto, io e il mio sguardo colmo d'amore, lanciato a più riprese a Federica e mai consumato, quell'amore "che sembrava di sentire suonare il clacson all'impazzata all'incrocio dei nostri sguardi".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Ricordo poi tutti quei viaggi in bicicletta, con pioggia, neve e tempesta, l'importante è che "sempre sulla bici il culo resta".</span><br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Il sapore unico delle ciliegie rubate al tramonto e mangiate prima di cena "mamma stasera non ho fame..."; le cocomere il sabato sera "stavolta mi sa che il contadino ci prenderà un po' a fucilate di sale marino". L'odore dei petardi, le dita bruciate da miniciccioli, "che nome è poi minicicciolo? Matteo è grosso come il tuo uccello questo minicicciolo! Anzi no, ce l'hai più piccolo!" </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Poi il primo bacio, magnifica scena nella sua drammatica comicità, è stato il peggiore della mia vita; il primo computer, un 88 entrato in casa mia quando ero alle elementari, a due colori, caratteri verdi su sfondo nero. Se penso a tutto quello che si fa oggi con i computer mi verrebbe da dire che tra Bill Gates e Steve Jobs ha vinto a mani basse il computer.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Vedo ancora chiudendo gli occhi le scene migliori del primo film horror visto nella mia vita, quello che per qualche settimana mi aveva reso stitico, terrorizzato dal fatto che qualche mostro potesse risalire le fogne fino alla tazza del cesso per mordere le mie giovani chiappe nude e indifese.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Ma questa è solo una parte della storia, è così che s'idealizzano momenti della propria vita, ma a pensarci bene c'era anche dell'altro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Mio fratello che aveva iniziato a farsi di eroina, rubava prima dal portafoglio della mamma, poi da quello del papà, poi dalle case dei vicini, finché non è finito in una comunità di recupero da cui ancora oggi fa avanti e indietro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Ricordo di mio nonno paterno, il grande nonno tumultuoso e contadino, morto per infarto dopo una litigata al bar con lo "zappatore rivale", come lo chiamava, sui confini che avrebbe dovuto rispettare uno dei suoi vitigni.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Se ci mettiamo poi in conto le dicerie che giravano in paese sulla mia bellissima nonna materna iniziano ad esserci buoni motivi per non dipingere l'infanzia come qualcosa di idilliaco.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Ma la cosa bella dell'infanzia è che queste cose si comprendono bene solo quando si è grandi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Per cui sì, ho nostalgia del passato, accade ogni volta che osservo le foglie in autunno dalla mia finestra del soggiorno.</span></div>
</div>
<div align="justify">
</div>
<div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/16497797203041593106noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-70090104529492716282012-08-19T17:51:00.000+02:002012-08-19T17:53:20.333+02:00Memorie di un'anoressica<div align="justify">
</div>
Latenti specchi crepati<br />
crepitano zoccoli di cavallo<br />
scalpitano sui lapilli dell'inferno<br />
uno sguardo torvo<br />
senza torto solo rabbia<br />
<a name='more'></a>La sabbia seppellirà tutto<br />
in un impavido sprofondamento<br />
E' la passione dell'anoressica<br />
A pochi passi da un intestino martire<br />
fiotti di nutella<br />
attraversano le budella per risalire<br />
alla voce che urla<br />
mastica deglutisce sputa<br />
mastica deglutisce è finita<br />
La vita è troppo fragile<br />
per essere presa sul serio<br />
Sbuffi e rutti di nocciola<br />
denti e tasche sporche di sterco<br />
Il diavolo vince facile<br />
in un mondo di stelle artificiali<br />
E avrai un corpo magnifico<br />
ti offrirai a Dio pelle e ossa<br />
rossa in cuore di vergogna<br />
ma la cicogna nulla vede<br />
delle tue eruzioni nulla sente<div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-10317072739362350822012-07-31T22:23:00.002+02:002012-07-31T22:41:05.774+02:00Welcome Home su Amazon<div style="text-align: justify;">
Per chi se lo fosse perso da qualche giorno potete trovare il mio lungo <a href="http://www.amazon.it/Welcome-Home-ebook/dp/B008OZ3F2I/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1343765776&sr=8-1" target="_blank">racconto Welcome Home</a> in formato eBook su Amazon, per Kindle o qualsiasi altro dispositivo Mobile, Tablet sui quali sia installata <a href="http://www.amazon.it/gp/feature.html/ref=dig_arl_box?ie=UTF8&docId=1000576423" target="_blank">l'App apposita</a> in grado di leggere il formato Kindle.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Direi che il racconto in questione è una perfetta lettura estiva. Chissà che non stia scrivendo il seguito e non diventi un romanzo.</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-13511871749296252302012-07-26T14:24:00.000+02:002012-07-26T14:26:59.296+02:00Sequenze di vita<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px; font-family: inherit;">Io la guardavo tantissimi anni fa e mi chiedevo che cosa avrebbe fatto nella sua vita con quel suo sguardo luminoso, chi sarebbe diventata.</span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px; font-family: inherit;">La bambina che giocava e il suo alter ego in cui sarebbe mutata crescendo se osservati nell'arco di migliaia di anni avrebbero potuto sembrare momenti coincidenti agli occhi di uno scienziato. </span></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px; font-family: inherit;">Dicono che il destino esista, forse si vive tutto in un momento con l'impressione che il tempo scorra, mentre magari è solo il modo di catalogare della mente a farcelo credere, un mondo sequenziale di puro egocentrismo. Forse è per questo che dicono che sei qualcosa nel momento in cui inizi a fare qualcosa per esserlo.</span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px; font-family: inherit;">Ma la bambina giocava, non sapeva nulla di filosofia, fisica, dei fotoni e della particella di Dio. </span></div>
</div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px; font-family: inherit;">La donna poi si sposò, invecchiò e l'ultimo giorno poté vedere il nipote addormentato a fianco del suo letto, era un pomeriggio caldo d'estate, l'orizzonte nella stanza di casa si fece sempre più stretto e buio, gli ultimi sudori evaporarono. </span></div>
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<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px; font-family: inherit;"><i><br /></i></span></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px; font-family: inherit;"><i>Alle soglie dei 95 anni si può anche morire senza essere troppo tristi, e poi francamente... mi sono rotta un po' i coglioni di stare qui.</i> </span></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px; font-family: inherit;"><br /></span></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;">C</span><span style="background-color: white;">on questo pensiero se ne andò una grande donna.</span></span></div>
</div>
</div>
<div align="justify">
</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-34807121655893671442012-07-25T21:28:00.002+02:002012-07-26T14:26:48.154+02:00Il calciatore<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Io voglio solo giocare a calcio papà!"</span></span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Ma non ti rendi conto che sei malato?"</span></span></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Per me la vita è il profumo dell'erba del campo da calcio, un gol segnato in contropiede sul filo del fuorigioco, una punizione nel sette, le botte che ricevo e che dò, la stretta di mano all'arbitro e agli avversari a fine partita, l'odore del sudore condensato negli spogliatoi a fine primo tempo, la gioia per aver vinto la partita, il sentimento di rivalsa per essere entrato dalla panchina e aver fatto gol, i cori dei tifosi, i fischi, la corsa verso gli spalti, gli sfottò, l'amarezza della sconfitta e la voglia di tornare ad allenarsi per rimettersi subito in carreggiata e provare di nuovo a vincere."</span></span></div>
<a name='more'></a></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Perché non capisci Roberto?"</span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Tu non capisci!"</span></span></div>
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<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Non puoi andare avanti così, te ne rendi conto? Le analisi, i risultati delle analisi e il parere dei medici, non conta nulla? Puoi farti tantissime vite fuori dal calcio, sei ancora giovane!"</span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"E se i dottori si sbagliassero? Non posso smettere, ho appena iniziato a divertirmi di più proprio negli ultimi tre anni, finalmente sono nella squadra giusta e posso esprimermi al meglio."</span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Potevi esprimerti al meglio, ora non più."</span></span></div>
</div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Vaffanculo! Vaffanculo! Se non vuoi aiutarmi vaffanculo!"</span></span></div>
</div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Ti prego, ascoltami, ti voglio aiutare, salvarti. Ti prego ascoltami."</span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Roberto andandosene "così non mi salverai papà, mi ucciderai!" Uscì di casa sbattendo la porta. Si mise a bordo della sua Cinquecento dirigendosi verso il campetto dove giocava da bambino con gli amici. Lo decise all'improvviso, dopo aver posato il sedere sul sedile dell'auto, un'illuminazione, una gioia improvvisa nel pensare a quegli anni, una voglia irrefrenabile di vedere se esisteva ancora quel luogo o se era stato sostituito da qualche nuovissimo complesso residenziale.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Giunto a destinazione con immenso piacere si accorse che il campetto era ancora lì, trasandato come sempre, depilato al centro e con poca erba sulle fasce. Era divenuto terra di stranieri, extracomunitari che comunque provavano ad onorarlo dando due calci al pallone senza troppe pretese, divertendosi.</span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Alle sette di un caldo e luminoso pomeriggio di maggio Roberto si accingeva a ritornare alla sua infanzia con l'aiuto di un gruppetto di indiani.</span></span></div>
</div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Posso giocare?"</span></span></div>
</div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Uno di loro: </span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Tu? Ma tu sei Robby! Forza Milan! Mia squadra preferita sai Milan!"</span></span></div>
</div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Roberto senza perdere tempo e indicando 3 persone disse:</span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Voi 3 giocate con me e voi quattro contro di noi."</span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Ciao Robby, io sono Omar, in porta sono meglio di Sebastiano Rossi."</span></span></div>
</div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">"Speriamo1 Di sicuro sei meglio di me!"</span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">E la partita iniziò, non c'erano le telecamere delle prime tv a pagamento, non c'erano macchine fotografiche, non c'erano le urla dei tifosi; si sentivano invece tutti quei suoni dal sapore antico, nostalgico, il rumore di qualche auto che passava nella via che costeggiava il campo, quello del pallone, dei passi, del cuore, le voci dei compagni e degli avversari.</span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Roberto era imprendibile, correva come una scheggia, con e senza palla al piede, partiva dalla difesa, entrava quasi in porta con il pallone e poi si divertiva a lasciarlo agli altri sfornando assist che puntualmente qualcuno piazzava in rete; era impossibile sbagliare. In quel campetto poteva trasgredire la regola che gli avevano sempre detto di seguire "quando vedi lo specchio tira senza pensarci due volte, sei un attaccante, un bomber, non dimenticarlo mai!".</span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Ma in quel momento non era Roberto il Grande, era solo il Roberto sorridente e appagato che giocava con i suoi nuovi amici indiani, come avesse ancora dieci anni, quando era un ragazzino sfigato, lo strano ragazzino che però tutti ricordavano come quello che con il pallone tra i piedi non ce n'era più per nessuno, era poesia, quella che distingui a chilometri di distanza, quella che dici che se pur il calcio fa schifo ci puoi trovare tanta di quell'arte, passione e talento che passano in secondo piano il nome dello sport, le sue regole, le menate, gli scandali, le polemiche. Non resta che la concisa poesia di un uomo che muove il pallone tra i piedi, lo tira, lo passa e lo riprende con la stessa eleganza di un ballerino di danza classica.</span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
</div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="border-collapse: separate; border-spacing: 0px;"><span style="font-family: inherit;">Quella fu l'ultima partita a calcio di Roberto, la migliore, la partita della vita.</span></span></div>
</div>
</div>
<div align="justify">
</div>
<div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-60135655819995738832012-05-15T13:33:00.000+02:002012-05-15T13:39:30.234+02:00Dall'abbronzatura estiva all'avvento dei pinguini<div align="justify">
<span style="-webkit-border-horizontal-spacing: 0px; -webkit-border-vertical-spacing: 0px; -webkit-text-decorations-in-effect: none; -webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; border-collapse: separate; color: black; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">E' estate. </span></span></div>
<div align="justify">
<span style="-webkit-border-horizontal-spacing: 0px; -webkit-border-vertical-spacing: 0px; -webkit-text-decorations-in-effect: none; -webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; border-collapse: separate; color: black; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sarà l'ultima così calda, l'Italia si troverà dal prossimo autunno all'altezza della Scandinavia. Sono anni che gli scienziati hanno previsto questo spostamento dell'asse terrestre, ma come sempre non siamo pronti, siamo italiani, ci muoviamo seriamente solo dopo l'arrivo delle emergenze, preferiamo andare avanti facendo finta di niente, cercando di costruire e percorrere mille altre magnifiche strade, evitando di guardare quella strada maestra che prima o poi sappiamo di dover incrociare.</span></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a name='more'></a>
E' come quando Alice mi chiede di uscire ad orari impossibili in giorni impossibili ed io accetto pur di non fare quello che dovrei fare.</span><span style="-webkit-border-horizontal-spacing: 0px; -webkit-border-vertical-spacing: 0px; -webkit-text-decorations-in-effect: none; -webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; border-collapse: separate; color: black; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">"Questo gelato è una bomba, porca vacca, voglio saltare in aria con le calorie che contiene, voglio morire con un cono gelato piantato nello stomaco."</span></span><span style="-webkit-border-horizontal-spacing: 0px; -webkit-border-vertical-spacing: 0px; -webkit-text-decorations-in-effect: none; -webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; border-collapse: separate; color: black; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="-webkit-border-horizontal-spacing: 0px; -webkit-border-vertical-spacing: 0px; -webkit-text-decorations-in-effect: none; -webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; border-collapse: separate; color: black; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;">Alice mi guarda sorridendo con l'espressione di un'innamorata, non so se ami più il gelato o me, mi viene sempre il dubbio in queste occasioni, io comunque amo il modo in cui ama il gelato. La soddisfazione è dipinta sul suo volto. Le faccio notare che ha un lato della bocca sporco di cioccolato, le offro una buona occasione per leccarsi le labbra come solo lei sa fare. Mi fa sempre morire per il suo modo di trasformare in parole e gesti il suo gusto per la vita. </span>Non è il mondo che gira: è lei che lo fa girare come fa un bambino esperto con una trottola, è lei che a pochi istanti dalla fine sa che avrà giocato per vincere e che se anche non vincerà ci avrà provato e non avrà rimpianti, la filosofia dei vincenti, la filosofia degli innamorati.</span></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Osservo l'asfalto che ribolle di fronte alla solita gelateria del nostro piccolo paesello ai piedi delle colline, sono le tre di pomeriggio del secondo sabato di Agosto. Io, Alice e la gelataia siamo le uniche forme di vita fuori dalle loro dimore. Gli anziani sono a casa a dormire, senza condizionatori ma con i ventilatori puntati addosso, di quelli che fanno sfregare le mani di entusiasmo ai reumatismi. I giovani e la gran parte delle famiglie sono in vacanza, altrove, lontano dal paesello. </span><div align="justify">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Noi invece siamo qui a goderci l'ultima vera estate, c'è una pace magnifica. Non ho mai amato come in questi istanti il sudore, la maglia incollata alla pelle, le sopracciglia che tentano di arginare il sudore della fronte per non farlo arrivare agli occhi.</span></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Rifletto sul futuro, è inevitabile in un periodo di transizione come questo, dovremo affrontare cambiamenti epocali con la nuova inclinazione della Terra. </span></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Smetteremo di andare al mare per un po', andremo a fare qualche weekend per pattinare sul ghiaccio nella laguna di Venezia che diventerà un gigantesco iceberg per lunga parte dell'anno, l'Africa sarà il centro del mondo e forse molti di noi dovranno emigrare a latitudini più consone alla nostra abbronzatura, perderemo la nomea di "paese del sole" oppure muterà in "paese del sole scialbo". </span></div>
<div align="justify">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Con tutta sincerità penso proprio che se tornassimo indietro molte cose le faremmo diversamente, le farei diversamente; comunque credo anche che tornerei a sposare Alice; poi in fondo per il futuro so che ci arrangeremo e ripartiremo come abbiamo sempre fatto, dopo qualche tempo ci abitueremo anche ai lunghi inverni e alle brevi estati, Alice mangerà più cioccolate calde e meno gelati.</span></div>
<div align="justify">
</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-38945853602075946062012-03-08T13:52:00.004+01:002012-03-08T14:52:34.077+01:00Libri utili sul Giornalismo Online<div align="justify">
<strong>Propongo una lista di libri</strong> che può tornare utile a tutti coloro che lavorano o vorrebbero lavorare <strong>nel mondo dell'informazione online</strong>. Alcuni già letti, altri individuati leggendo blog, forum e siti internazionali che parlano dell'argomento.</div>
<div align="justify">
Il target non sono solo i giornalisti, ma tutti i tasselli che tengono in piedi un quotidiano online, chi deve scegliere il business plan più idoneo, la redazione, le figure del marketing passando per chi sviluppa tecnicamente il sito.</div>
<div align="justify">
<a name='more'></a><br />
<br />
<em>An Analysis of the Competing Business Models of Online Journalism - Michael Fusco</em></div>
<div align="justify">
<em><br /></em><br />
<em>L'ultima copia del New York Times - Vittorio Sabadin</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Lo stile del web - Franco Carlini</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Architettura dell'informazione - Luca Rosati</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Newsonomics: Twelve New Trends That Will Shape the News You Get - Ken Doctor</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Journalism Next: A Practical Guide to Digital Reporting and Publishing - Mark Briggs</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Funding Journalism in the Digital Age - Jeff Kaye e Stephen Quinn</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Penne digitali 2.0 - Carlo Baldi e Roberto Zarriello</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Il mestiere di scrivere - Luisa Carrada</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>La rivoluzione dell'informazione digitale in rete - Marco Marsili</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Guida al Cross-Media Publishing - Marco Galiazzo</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Professione giornalista - Alberto Papuzzi</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Eretici digitali - Massimo Russo e Vittorio Zambardino</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Giornalismo 2.0 - Riccardo Staglianò</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Giornalista online - Grazia Visconti</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>New Journalism - Marco Pratellesi</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Don't make me think - Steve Krug</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>We the media - Dan Gillmor</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Convergence culture - Henry Jenkins</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Blur - Bill Kovach e Tom Rosenthiel</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>The Information – James Gleick</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Search Engine Society – Alexander Halavais</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Creative Disruption – Simon Waldman</em><br />
<em><br /></em><br />
<em>Everything is Miscellaneous - Dave Weinberger</em></div>
<div align="justify">
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Sto usando questa bibliografia per stilare la tesi della specialistica in "Giornalismo e gestione dell'informazione online" <strong>da cui poi ricaverò il libro</strong>.</div>
<div align="justify">
</div>
<div align="justify">
Per cui se avete pazienza potrete leggere direttamente il mio libro che non sarà la somma dei libri ma molto meglio! O almeno questa è la mia intenzione...</div>
<div align="justify">
</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-13537124536930379072012-02-18T12:03:00.000+01:002012-02-18T12:05:36.165+01:00Storie della nostra vita<div align="justify">
Tu vorresti raccontare la storia della mia vita, delle pallottole sul comodino, del soggiorno Ikea del mio vicino, degli amici di Eternit sempre più vicini all'eternità, del vecchio signore gay mai stato a piede libero, di Giovanni cuor di Sambuca, di Elena foca monaca, Francis negro di pece, ombra di pace, Abdul morto a pochi istanti dall'esser felice preso a calci nel culo e nel torace.<br />
Vorresti raccontarmi di Alex cresciuto nei campetti di periferia, finito in gloria al Maracanà, di Fabrizio musicante da bar e osteria, ritrovato in un teatro pieno a dirigere la via; tra tasti neri e bianchi correvano le mani di Fausto e Marco sui pedali a seguirlo, tra carte e cartacce risolveva casi Maurizio.<br />
E che dire del sedile guida del mastodontico camion Mercedes dove si intravede la sindone del suo domatore Giuseppe, nei bagni di Bologna il numero di Jenny, la sua donna di compagnia preferita, lontano il figlio adottato da una coppia di americani, scienziato affermato che lavora al MIT. Tutte storie di vita.<br />
E tu vorresti raccontare la storia della mia vita ma io ti dico che ognuna di queste storie è una storia della mia vita.
</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-7578597588585575792011-12-15T13:56:00.001+01:002011-12-15T14:16:05.805+01:00Chi ha spostato il formaggio? E chi l'ha creato? (pt.1)<div align="justify">
Visto che la favoletta di Spencer Johnson "Chi ha spostato il formaggio" ha spopolato nel mondo e continua a farlo ho deciso di farne il sequel. Si chiama "Chi ha creato il formaggio?" Per chi non l'avesse letto trova il video su youtube con tutto il testo <a href="http://www.youtube.com/watch?v=kIan0GJCnAc"><span style="font-size: x-small;">http://www.youtube.com/watch?v=kIan0GJCnAc</span></a><br />
<a name='more'></a></div>
<div align="justify">
C'è un motivo in particolare che mi spinge a scrivere il continuo di questa storia: mi piacerebbe sapere che fine ha fatto Tentenna, lo gnometto che non ha avuto la forza di adattarsi al cambiamento, che si è sentito vittima del costante fluire delle cose e che per questo non ha più provato a cercare nuovi depositi di formaggio.<br />
Ovviamente la storia non prenderà una piega troppo didascalica, perché la noia nel suo sviluppo diventerebbe una minaccia troppo sensibile, e poi perché sappiamo tutti che la vita purtroppo "non è didascalica" ma un'infinità di situazioni, realtà, pensieri ed emozioni mixate più o meno bene. <br />
A seguire un breve incipit.<br />
<br />
<strong>Chi ha creato il formaggio?</strong><br />
<br />
I giorni passavano, poi le settimane, i mesi. </div>
<div align="justify">
Tutto andava avanti bene, con la giusta attenzione si poteva trovare il formaggio molto tempo prima che una riserva finisse, e ce n'era sempre.<br />
Nasofino, Trottolino e Ridolino si abituarono a vivere insieme, a dispetto delle loro differenti razze, in fondo volevano tutti la stessa cosa. L'unità di gruppo e di intenti che ne scaturì da questa consapevolezza permetteva loro di dormire sempre sogni tranquilli.<br />
<br />
Ridolino annotò su una parete:</div>
<div align="justify">
"Una squadra coesa è pari alla somma delle singole individualità; una squadra coesa ed eterogenea è più forte della somma delle singole individualità."<br />
<br />
Nessuno sapeva più nulla di Tentenna. Era sopravvissuto alla fame? Aveva riniziato a cercare formaggio? Nessuna risposta. Era passato più di un anno e nel labirinto sembrava non ci fosse più traccia di lui.<br />
<br />
<br />
<em>Alla prossima puntata!</em></div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-83095555642727035562011-12-11T16:39:00.001+01:002011-12-11T20:22:08.974+01:00Welcome home (pt.21 - ultima puntata)<div align="justify">
<i>Si tratta dell'ultima puntata di Welcome home, grazie a tutti coloro che sono arrivati fino qui.</i><br />
<br />
Riuscì ad arrivare nella sua camera. Era esausto. Si stese sul letto addormentandosi all'istante.
Si svegliò quando l'orologio stile Dalì della sua vecchia cameretta d'infanzia segnava le 4 del pomeriggio.
Era intontito e con il mal di testa. <br />
<a name='more'></a>Non c'era nessuno in casa.<br />
Ripensava a tutto quello che era accaduto poche ore prima, era ancora incredulo e confuso, non del tutto certo di come fossero andate veramente le cose.<br />
Prese una bottiglia d'acqua in frigorifero bevendola a collo. Per combattere l'arsura che aveva in bocca ne fece fuori quasi metà in pochi secondi.
Andò poi in soggiorno a stravaccarsi sul divano. Accese la tv. Su Rai Movie davano un vecchio film di Totò.<br />
Guardandosi attorno per capire cos'era cambiato in casa dopo tanti anni di distanza notò una copia del Resto del Carlino sul tavolo. Si alzò per prenderla.
<br />
La prima pagina era dedicata ad una sola notizia.<br />
<br />
<b><i>Scomparse 86 persone dopo una festa di laurea </i></b><br />
<i>A Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, dopo una festa di laurea tenutasi ieri sera al Tundra, locale della bassa reggiana sul Po molto noto e frequentato, è stata denunciata la scomparsa di 86 persone. Si tratta per la maggior parte di giovani che erano stati invitati ad una cena per celebrare la conclusione degli studi universitari di un neolaureato in fisica. I loro cellulari sono stati ritrovati ammassati in un casolare poco distante, sul vialone che porta dal centro del paese alla riva del Po, dove si trova il Tundra. </i><br />
<i>L'unico indizio su cui al momento gli inquirenti starebbero lavorando è un filmato che avrebbe ripreso tutta la festa di laurea e che potrebbe rivelarsi utile per dipanare la matassa di quello che si preannuncia il più grande mistero che Reggio Emilia, e forse l'Italia intera, abbia mai conosciuto. </i><br />
<i>Sul nostro sito Internet potrete seguire in diretta lo speciale e avere aggiornamenti costanti sulla vicenda.
</i></div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-1052441114714626392011-12-11T16:06:00.001+01:002011-12-11T16:28:02.005+01:00Welcome home (pt.20)<div align="justify">
"In che senso è il secondo brindisi?" domandò Stefano.<br />
"Ma possibile che abbia sempre a che fare con dei rimbambiti. Voi giovani d'oggi come pensate di affrontare le sfide del futuro se il vostro livello di attenzione è questo. Le ho detto che oggi abbiamo brindato già due volte e lei non capisce. Mette in dubbio quello che le dico. Sono deluso, profondamente deluso. E pensare che la facevo molto sveglio. E' proprio vero che l'università non insegna nulla della vita."<br />
<a name='more'></a>"Cosa dovrei capire? Il Jack Daniels è la prima volta che lo bevo stanotte."<br />
"Lei Stefano è come tutti, guarda l'albero, vede gli alberi susseguirsi uno dopo l'altro, ma non vede mai il bosco."<br />
"L'albero? Il bosco? Ma di cosa sta parlando?"<br />
"La seguo da tempo caro Stefano. Sapevo tutto di come sarebbe andata a finire oggi. L'argomento della sua tesi, il ritorno in treno, la festa al Tundra. L'ho seguita passo dopo passo nella sua estenuante giornata di laurea seguita da un'altrettanto estenuante nottata."<br />
Ogni volta che Stefano credeva che non avrebbe più potuto trovarsi in situazioni assurde veniva smentito dagli eventi. Era esterrefatto. E l'ufficiale continuava nel suo sproloquio.<br />
"Non è in fondo colpa sua, è l'Italia, l'Italia fatta da grandi menti come lei che si devono piegare all'andazzo generale del <i>Viviamo giorno dopo giorni che al futuro ci penseranno altri</i>. Guardi me."<br />
E di nuovo attaccò con la tiritera del brillante comandante che avrebbe potuto essere se tutti avessero appoggiato le sue qualità invece di esserne intimoriti. "Le qualità, il coraggio fanno paura alle persone, perché le mettono di fronte alla loro mediocrità. E pensare che spesso basterebbe poco per passare da mediocri a rivoluzionari del quotidiano."<br />
Stefano aveva voglia di allargare le braccia in segno di resa.<br />
"Comunque sia le dicevo appunto che non è il primo brindisi che facciamo insiem... mi scusi un attimo, mi sta venendo da starnutire."<br />
Prese un fazzoletto e starnutì fragorosamente. A quanto pareva portava un parrucchino, che gli cadde dalla testa nella foga dello starnuto.
Stefano si trattenne dallo scoppiare a ridere.<br />
L'ufficiale riprese al volo i capelli finti ma invece di rimetterseli li appoggiò sulla scrivania.<br />
"Vuole provare il mio parrucchino? Non si azzardi a ridere. Vedo poi che anche lei non ha una chioma così folta. Per tornare a noi: quanti brindisi ha fatto oggi?"<br />
"Tanti, molti, più di una ventina."<br />
"Quello a cui faccio riferimento io è uno in particolare. In treno. Ricorda."<br />
"Certo che ricordo ma lei che c'entra?"<br />
"Io sono stato ovunque oggi, ho occhi ovunque e sono in ogni luogo."<br />
<i>Ma che cazzo stai dicendo</i> voleva urlargli Stefano<i>.</i><br />
L'ufficiale s'interruppe a causa di un altro starnuto. A quel punto decise di soffiarsi il naso.<br />
Ma in realtà non si soffio il naso, stava cercando solo di pulirsi sfregando la pelle del viso.<br />
"Non si preoccupi, ho una strana malattia della pelle. Sarà un'allergia ai rimbambiti. Di sicuro non ho preso l'influenza a Luglio."<br />
Stefano notò che la pelle dell'ufficiale che si puliva il viso con il fazzoletto stava venendo via ed infatti alla fine del trattamento si era scarnificato il volto, ma sotto non c'era la carne, ma altra pelle.
La sorpresa per Stefano fu grande:<br />
"Cosa cosa? Tu? Ma che cazzo è? Stai scherzando vero? Non sei tu? Sto sognando? C'era qualche allucinogeno nel Jack Daniels? Deve dirmelo."<br />
"Sono io, assolutamente io, e tu non sei rimbambito come sembri..."<br />
Era il vecchio coinquilino Tommaso con cui aveva condiviso l'appartamento per diverso tempo durante i primi anni di università.<br />
"Credevi mi fossi dimenticato di te Stefano? Come potevo, gli anni in appartamento con te sono stati i migliori della mia vita, i più divertenti, i più proficui e fecondi per la mia vita. Organizzarti qualcosa di speciale era il minimo."<br />
Stefano s'infervorò ma non aveva la forza di alzarsi in piede.<br />
"Ma vaffanculo stronzo! Me lo chiami qualcosa di speciale! Quindi tutta questa cosa è una messinscena."
Voleva picchiare Tommaso, ma era in trance e senza energia, spiazzato da quella realtà rivelatasi così distante da quello che credeva di aver vissuto fino a quel momento.<br />
"Sì, esatto. Tutta una messinscena. A partire dal vecchietto in treno con cui hai brindato. Ero sempre io. Non sono sceso a Bologna, ho solo cambiato scompartimento. C'ero anche a cena, ma nemmeno lì ti sei reso conto che al tavolo c'era una faccia sconosciuta. Del resto con tutto quello che hai bevuto. E poi il colpo ad effetto della strage del Tundra, tutti quei corpi dilaniati e sporchi di pomodoro. I barriti fatti con un impianto stereo portatile, le luci in cielo che altro non erano che lampade cinesi. E poi secondo te i carabinieri spostavano i loro uffici in comune? E' Francesco che ha le chiavi del comune perché ci lavora. Francesco il mio finto collega carabiniere, che poi è Enrico, te lo ricordi Enrico Viola? La sede dei carabinieri è sempre la stessa da 50 anni, sono ancora lì, non si sono mai spostati.
Lo so, non dire nulla. Sono un genio vero? Anche se devo dire che non sarei riuscito ad organizzare il tutto senza il lavoro di tutti i tuoi amici e soprattutto di Roberto."<br />
"Anche Roberto? Pezzo di merda!"<br />
"Stai calmo su..."<br />
"Stai calmo? Ho vissuto i momenti più brutti e terrificanti della mia vita, potrei essere rimasto traumatizzato per sempre e mi vieni a dire stai calmo."<br />
"Ma era tutto falso. Abbiamo filmato tutto apposta così potremo farci tante risate insieme, ti accorgerai di quante citazioni di film abbiamo inserito, di quante cose assurde e impossibili ci sono state a cui non hai fatto caso."<br />
"Guarda non vi ammazzo tutti solo perché non ne ho la forza in questo momento. Porca puttana, andate tutti affanculo."<br />
"E' normale essere incazzati. Ti capisco, ma tra venti, trenta e passa anni quando ricorderai questo giorno e questa notte ti metterai a ridere. Ringrazierai di aver avuto un esperienza di questo tipo. E poi ti ho fatto conoscere parti di te che non sarebbero mai uscite fuori nella normalità di tutti i giorni. Pensa a quanto forte è il tuo spirito di sopravvivenza."<br />
"Ti ripeto che non ammazzo te e gli altri perché sono troppo distrutto."<br />
"E fatte na risata Stefano! Come se dice arRoma!"<br />
Stefano accennando a un sorriso estremamente forzato chiuse la conversazione. Non voleva più ascoltare nessuno: "Facciamo che adesso mi accompagnate a casa perché ho bisogno di dormire. Voglio andare a casa. Devo andare a casa a dormire, a riposarmi, a schiarirmi le idee."<br />
E così andò. Tommaso e Roberto accompagnarono con la vecchia Peugeot decappottabile Stefano a casa.
Mentre stava per varcare la soglia del cancello Roberto salutò dicendo:
"Dai su Stefano, dove li trovi degli amici che ti fanno diventare protagonista di un film. E pensa che abbiamo anche il video, potremmo venderlo come horror, farci un film e fare tanti soldi!"<br />
"Andatevene affanculo...buonanotte..." stavolta con un tono leggermente ammorbidito.</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-29094043486745392512011-12-11T15:48:00.001+01:002011-12-11T16:04:32.996+01:00Welcome home (pt.19)<div align="justify">
La porta del comune si riaprì, uscì l'ufficiale, vivo, senza ferite, sbuffando, doveva fare sempre tutto lui del resto...<br />
"E' tutto finito. Alzati, andiamo in un ufficio che devo far rapporto."<br />
<a name='more'></a>L'ufficiale si muoveva con atteggiamento seccato, scuotendo la testa, come se non fosse successo nulla, come se avesse aiutato una bambina a scendere dall'albero sul quale si era arrampicata senza preoccuparsi di come avrebbe potuto scendere indenne. Il suo volto sembrava suggerire "<i>mi chiamate sempre per queste cazzate</i>".<br />
"Ha ucciso quella creatura?"<br />
"Certo, certo, ci mancherebbe. Una passeggiata. Nella mia vita ho avuto a che fare con animali ben più selvaggi. E di solito uomini."<br />
"E' sicuro che è morta?"<br />
"Sì, non si deve preoccupare. Il mio curriculum dimostra che non si può dubitare delle mie capacità. C'è stato mai lei in Bosnia? E in Afghanistan? Ho già avvisato il mio collega di venire a prendere il corpo e spostarlo. E' tutto finito. Si rilassi. Le farò qualche domanda e dopo potrà andare a riposarsi, ne ha proprio bisogno, la vedo molto sbattuto."<br />
"Sbattuto è poco. Ma dove lo porterete il corpo di quella cosa?"<br />
"Non sono affari che la riguardano. E poi qui le domande le faccio io signor neolaureato so tutto io."<br />
<i>Ma che cazzo di stronzo esaltato è questo carabiniere?</i> Chiese tra sé e sé Stefano.<br />
S'incamminarono.
L'ufficiale continuava a lamentarsi del fatto che in quel paesino non accadevano mai grandi eventi, che i giornalisti non si facevano vedere e che nemmeno ai politici interessava andare a prendere voti in quella zona.
Stefano non credeva alle sue orecchie dopo tutto quello che era capitato quella notte, pensava che forse quel carabiniere avrebbe detto la stessa cosa anche se migliaia di astronavi aliene fossero atterrate sul territorio del comune di sua competenza.<br />
L'ufficiale si mise a fischiettare il motivetto della canzone di Edith Piaf.<br />
"Per favore può smettere di fischiare, quella canzone mi fa venire i brividi."<br />
"E' solo una canzone, come tante altre, comunque va bene." e chiuse la frase sussurrando "Femminuccia".
Rientrarono dall'entrata principale, la corrente era tornata. La luce aveva finalmente vinto.<br />
Dentro ad aspettarli c'era il collega carabiniere, Francesco, che parlottava con Roberto.<br />
"Roberto sei salvo! Che fine avevi fatto?"<br />
"Stefano! Ci sei anche tu! Non so cos'è successo. Ho perso conoscenza, non ricordo nulla, mi sono risvegliato in mezzo alla strada."<br />
"In mezzo alla strada?"<br />
"Sì, in piazza. Non c'ho capito nulla, ricordo solo che correvamo in quel corridoio, tu sei caduto davanti a me e poi ho perso conoscenza, forse ho preso un colpo in testa, non lo so."<br />
"Vabbè, per fortuna siamo entrambi qui, vivi!"<br />
E i due vecchi amici si abbracciarono più felici che mai. Intervenne l'ufficiale.<br />
"Allora avete finito di fare le vecchie comari? Andiamo a chiudere questo benedetto rapporto e poi tutti a casa."<br />
Francesco nel frattempo andrò a spostare il corpo del "divora umani".<br />
L'ufficiale fece cenno a Stefano di entrare in ufficio dicendo a Roberto di restare fuori momentaneamente e che dopo avrebbe parlato anche con lui.<br />
E così Stefano era ancora lì, di nuovo seduto nell'ufficio del capo, di nuovo nella stessa stanza di Alena Seredova, di nuovo di fronte ad un pazzo esaltato per il quale non riusciva a provare profonda gratitudine nonostante gli avesse salvato la vita.<br />
"Allora ragazzo, veniamo a noi," e mentre iniziava a parlare ripescò dall'armadietto la bottiglia di Jack Daniels e due bicchieri, "ora che tutto è finito non può rifiutare un goccio di Jack."<br />
Stefano si trovò costretto ad accettare. E poi un goccio alla sopravvivenza ci stava alla grande.<br />
"Tenga, beva un po' che si rilassa."<br />
Stefano buttò giù all'alpina, tutto d'un fiato.<br />
"Aveva sete eh? Le riempo un altro bicchiere ma stavolta se lo gusti e brindi insieme a me."<br />
E brindarono. "Al suo futuro da neolaureato. Sono sicuro che farà carriera nella sua vita, metterà su una bella famiglia, avrà 3 figli, diventerà nonno e alla sua morte la ricorderanno come una splendida persona e una mente geniale."<br />
"Speriamo." Disse Stefano riflettendo su quanto fosse assurda quella conversazione come tutte le altre che l'ufficiale aveva intavolato.<br />
"Stefano ha mai visto il film Sleuth? Io l'ho visto ieri sera. Notevole. Amo quei film dove niente è come sembra."<br />
"Sì lo conosco, l'ho visto qualche anno fa. Non lo ricordo bene però." Rispose titubante Stefano, non poteva credere che ora si stesse parlando di cinema.<br />
"Sa caro Stefano, le svelo un segreto, questo non è il primo brindisi che faccio con lei oggi..."<br />
Vennero interrotti da Roberto che irruppe nell'ufficio.<br />
"Scusate, mi è venuto in mente che la telecamera che ha sulla camicia Stefano ha ripreso tutto e sta continuando a riprendere. Ha un computer connesso ad Internet così riusciamo a vedere il filmato?"<br />
"Sì. Certo. Internet nonostante tutto è arrivato anche in questo buco di culo del mondo. Il filmato ovviamente è sotto sequestro come prova per l'inchiesta che si aprirà su tutta questa faccenda. Si faccia dire dov'è l'ufficio con i computer da Francesco quando torna e mi avvisi così possiamo scaricarlo da Internet. Ora esca per favore."<br />
L'ufficiale ritornò alla conversazione bevendo un sorso di Whiskey e riproponendo la posa hollywoodiana, quella con le gambe stese sulla scrivania e lo sguardo di chi crede di saperla lunga.<br />
"Dove eravamo rimasti Stefano? Si parlava di Sleuth vero?"<br />
"Veramente aveva cambiato argomento."<br />
"Ah sì, le dicevo appunto..."</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-70497671399018591592011-12-11T13:15:00.001+01:002011-12-11T13:18:40.175+01:00Welcome home (pt.18)<div align="justify">
Uno, due, tre, quattro. Un passo dopo l'altro qualcosa di pesante stava facendo le scale. Era proprio il mostro, gorilla, orco o creatura selvaggia, lo sventra umani insomma era arrivato lì, di fianco all'orologio; guardava proprio in direzione di Stefano. <br />
<a name='more'></a>I suoi occhi rossi si vedevano anche da quella distanza, mentre il resto del corpo era una grossa chiazza nera in mezzo al corridoio in penombra.<br />
"Qualcuno apra questa porta!"<br />
Cercò di valutare se poteva rifugiarsi in qualche ufficio, ma non c'erano stanze nelle vicinanze. Nessun rifugio.
Tornò a spingere la porta, a forzarla.<br />
La creatura si stava incamminando con passo lento verso Stefano.<br />
<br />
Allez, venez, Milord<br />
Vous avez l'air d'un môme<br />
Laissez-vous faire, Milord<br />
Venez dans mon royaume<br />
<br />
"Porca puttana! Aiuto! Vi prego! Aprite!"<br />
Una trentina di metri dall'essere divorato.<br />
"Aiuto! Aprite questa porta! Vi prego! C'è qualcuno che mi sente? Sono bloccato qui dentro!"<br />
Urlava con le ultime forze rimaste, si era abbandonato tra le grida ad un pianto di rassegnazione.<br />
Una ventina di metri dall'essere divorato.<br />
Il terribile sorriso insanguinato di quella creatura era tutto un programma.<br />
A volume sempre più basso e meno convinto Stefano chiamava aiuto. Nessuna risposta.
Si sedette con la schiena appoggiata alla porta, aspettando la fine, guardandola negli occhi rossi.<br />
<br />
Qualcuno aprì la porta dall'esterno.
Era l'ufficiale. In pochi istanti senza dire una parola trascinò Stefano fuori e rientrò nel comune con un fucile.
Uno, due, tre colpi rimbombarono in tutti i corridoi del comune facendo tremare le ampie finestre. Due barriti e poi il silenzio.<br />
Fu tutto così veloce che Stefano non si rese conto di nulla.
</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-47155997731478032782011-12-07T14:09:00.001+01:002011-12-07T16:27:17.440+01:001934<div style="text-align: justify;">
Sembrava tutto così semplice, la nostra casetta poco fuori Berlino, il piccolo cortile nel quale parcheggiavo la vecchia mietilegatrice Deutz, mia moglie Linde, i mie due figli Allen e Eike, futuri valorosi soldati della patria; l'ordine per le strade, a scuola, nelle piazze, l'ordine che ci ha salvati dalla fame dopo i giorni del pane comprato a carriole di contanti.
</div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
Qualcuno però diceva che presto le cose sarebbero cambiate, che c'era bisogno di una guerra per purificare il mondo ed estendere la disciplina a tutte le nazioni corrotte, contro quei popoli che facevano patti con coloro che avrebbero portato il mondo alla catastrofe.
</div>
<div style="text-align: justify;">
Oggi che ho quasi 97 anni ti dirò, tutto è cambiato, Berlino ora è una città di artisti, è internazionale, ma guardando più a fondo nelle tasche della gente che s'incontra per le vie di Berlino, nei portafogli, nelle etichette dei vestiti che portano, in quell'internazionale che tutte le nazioni lega tra loro, sapete cosa vedo? Ne più ne meno che la stessa follia.
</div>
<div style="text-align: justify;">
Vi credete migliori, più forti, moderni, in grado di risolvere qualsiasi problema quando i problemi sono gli stessi, gli errori che fate sono gli stessi, siete solo più bravi a nasconderli sotto il tappeto, ma più deboli perché senza ideali, pieni di radici e legami inconsci che il capitalismo e l'economia globalizzata vi impone volenti o nolenti. Voi potete scegliere qualsiasi cosa ma in realtà decidete di non scegliere delegando e proteggendovi dietro la forma di governo che chiamate democrazia.
</div>
<div style="text-align: justify;">
Non c'è nulla da fare, ogni epoca, ed io ne ho vissute tante, ha le sue bombe ad orologeria da disinnescare, si può cercare di intervenire sul timer cercando di posticipare l'esplosione, come succede a voi e com'è quasi sempre successo nella storia, ma prima o poi l'esplosivo fa boom e a quel punto tutti si guarderanno intorno chiedendosi: ma dove eravamo mentre il ticchettio che sentivamo ci ricordava che il nostro culo era adagiato su un letto di bombe?</div>
<div style="text-align: justify;">
Io credo che la bomba si debba e si possa disinnescare prima che esploda, che si debba guardare in faccia la realtà e modificarla prima del punto di non ritorno. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ma non vi voglio prendere in giro. La mia vita mi ha insegnato che sono in pochi ad avere il coraggio e la costanza per farlo.</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-4450225373339110232011-12-01T22:40:00.001+01:002011-12-01T23:06:05.402+01:00Welcome home (pt.17)<div style="text-align: justify;">
<span style="color: black; font-family: inherit;">Di
corsa, di nuovo di corsa, passo dopo passo. Ormai Stefano correva ad
intermittenza da più di un'ora. Sembrava stesse facendo quell'allenamento distruttivo che chiamavano Guerrilla Cardio. Ed in
effetti nel suo petto più e più volte il battito aveva raggiunto la
soglia massima di battiti al minuto che il suo organismo era in grado
di reggere. Il fiato era corto e strozzato dalla paura. Il buio, e
forse non solo quello, continuava a seguirlo. Aveva la sensazione che
il fine vita tranquillo che aveva immaginato e sperato per se stesso,
magari nel letto di casa durante il sonno, era molto diverso da
quello che gli si prospettava. Illuminò con la torcia i corridoi già
percorsi.</span><span style="color: black; font-family: inherit;"></span><br />
<span style="color: black; font-family: inherit;"><a name='more'></a></span><i><span style="font-family: inherit;">Ok.
Non si va nè di qua e né di là, forse di fronte alla scala c'è
una strada che mi sono perso.</span></i><br />
<span style="font-family: inherit;">Infatti
c'era un altro corridoio a cui non aveva fatto caso e che il
carabiniere non ne aveva menzionato. Era parallelo al primo che aveva
percorso insieme a Roberto da quanto era salito a quel piano.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">Tentando
di mantenere un passo felpato si accinse a percorrerlo; nel frattempo
con le orecchie cercava di captare qualsiasi suono.
C'erano tante vibrazioni nell'aria, ma non oltre il livello di
guarda, ammesso che esistesse in quella situazione un livello di
guardia accettabile, in fondo non escludeva che da un momento all'altro
quella cosa gli sarebbe saltata al collo e l'avrebbe fatto a
brandelli.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">La
scala, la scala! Sulla parete c'erano tre lunghe ditate di sangue. </span></div>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><i>Di chi
saranno? Forse Roberto è riuscito a scappare</i>.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">E' incredibile come un uomo sia in grado di sperare e credere in qualcosa anche quando sembra palese che sia stato varcato il punto di non ritorno.</span></div>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Di
nuovo una canzone. Vibrazione oltre il livello di guardia. Questa
volta sembrava provenire dal piano di sotto, proprio nella direzione in
cui andava.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><i><span style="font-family: inherit;">Non me ne frega un cazzo! Devo
provare ad uscire! Fosse l'ultima cosa che faccio nella mia vita.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">I
muscoli lanciavano fitte di dolore, la tensione era tanta e non
scemava, ma Stefano era cosciente che l'unico modo per sopravvivere
era uscire da quel palazzo nel quale si aggirava una creatura
affamata di carne umana.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">Uno
scalino alla volta, un anno di vita in meno alla volta, un battito
cardiaco in meno di distanza dalla morte.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">Conclusa
la prima rampa di scale poté intravedere un po' di luce, poca,
tenue, bianca, erano le luci di emergenza che evidentemente
nell'altra ala del comune funzionavamo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><i><span style="font-family: inherit;">Meglio
di niente.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">L'ultima
rampa e finalmente si sarebbe trovato nuovamente al piano terra, dall'altro lato. Avrebbe poi dovuto percorrerlo tutto per trovare
l'uscita.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">Tic
Tac Tic Tac Tic Tac, un orologio. Un grosso orologio appeso al
muro che era rivolto alle scale.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><i><span style="font-family: inherit;">Siamo
in 7 miliardi su questa terra, ci vorrebbe proprio uno sterminatore di umani. Comunque gradirei
stare tra i sopravvissuti.</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">Era
al piano terra. Passò di fianco all'orologio. Un urlo rimbombò fino alle sue orecchie dal piano
superiore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">Stefano
stava entrando in uno stato di trance. Il tic tac lo ipnotizzava, camminava come
uno zombie, al ritmo delle lancette dell'orologio. Tic, tac, tic,
tac, era sopraffatto dagli eventi, sentiva che le ombre lo stavano
per divorare; aveva l'impressione di essere seguito; ogni pochi passi
si girava a destra, a sinitra, guardandosi le spalle, niente, non
vedeva nulla, ma qualcosa c'era, lo sapeva, i sensi che si attivano
in stati in cui in gioco c'è la sopravvivenza sono tantissimi,
normalmente ignoti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">Camminò
fino alla fine del corridoio. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><em>Bingo!</em> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Trovò il portone, era una di quelle
uscite di sicurezza con il maniglione antipanico.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><i><span style="font-family: inherit;"></span></i><br />
<i><span style="font-family: inherit;">Sono fuori dall'inferno! Libero! Salvo!</span></i><br />
<br />
<span style="font-family: inherit;">Ma
la sua mente si era spinta molto oltre tradita dall'immaginazione e dalla speranza.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span><span style="font-family: inherit;">L'uscita
era chiusa. Cercò di forzare ma un grosso catenaccio all'esterno bloccava la porta.</span></div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-70636339059235492332011-11-24T13:30:00.001+01:002011-11-24T13:53:15.806+01:00Epitaffi divertenti, poco famosi e celebri<div align="justify">
Vi propongo una lista di epitaffi divertenti che ho creato, così per passatempo; non saranno all'altezza di quelli famosi e celebri che potete trovare sulle tombe dei più grandi personaggi della storia umana, ma credo che farebbero la loro figura come insegna all'ingresso di ognuna delle nostre future case.</div>
<a name='more'></a><br />
<ol>
<li>Avevo proprio bisogno di un po' di riposo
</li>
<li>Ora che sono morto potete pagare i miei debiti
</li>
<li>Vi aspetto a braccia aperte
</li>
<li>Sono solo morto, poteva andare peggio
</li>
<li>Ogni volta che muoio è sempre la stessa storia
</li>
<li>Ricordatevi di pagare l'affitto del loculo
</li>
<li>Ti vengo a prendere, stai attento a quel che fai
</li>
<li>Ho cercato di posticipare l'ultimo appuntamento della giornata ma non ce l'ho fatta
</li>
<li>Sapessi com'è dura la vita da morto
</li>
<li>Se senti puzza vicino alla mia tomba non sono stato io
</li>
<li>Dico a te cane che so che hai un'anima, per favore piscia sull'epitaffio di qualcun altro
</li>
<li>Ci sono appuntamenti a cui è difficile dire di no
</li>
<li>...come se morire mi piacesse
</li>
<li>Continua a pregare, io torno subito, sono in giro a conoscere la gente del cimitero
</li>
<li>Sono morto, peccato, andrà meglio la prossima volta
</li>
<li>Questa situazione mi sta uccidendo</li>
<li>Dite al dottore che sto bene
</li>
<li>Ricordati di pagare il canone Rai</li>
<li>A quant'è il prezzo della benzina?</li>
<li>So a cosa stai pensando</li>
<li>Ripassa più tardi</li>
<li>Se porti i fiori poi torna per annaffiarli, io sono impossibilitato a farlo</li>
<li>Momentaneamente assente</li>
<li>Averlo saputo prima</li>
<li>Non te l'avevano detto, sì, sono morto</li>
<li>E sì, si muore una volta sola</li>
<li>Non ti preoccupare, probabilmente quando leggerai questo epitaffio mi sarò già reincarnato</li>
<li>Sono turbato da questa situazione</li>
</ol>
<br /><br />
Mi fermo, in futuro proverò ad aggiornare la lista.<div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-16013128400091464582011-11-21T23:13:00.001+01:002011-11-21T23:25:50.162+01:00Le risate di piazza Tahrir<div align="justify">
"Perché ridi?"<br />
Un uomo a terra immerso in una pozza di sangue rideva tra gli ultimi respiri che lo dividevano dalla fine. Magro, non troppo anziano, con pochi capelli bianchi e occhi verdi che risplendevano alla luce di una magnifica giornata.<br />
<a name='more'></a>L'aggressione di quattri soldati aveva lasciato ferite e tagli mortali su tutto il suo corpo. In mezzo alle risate parlava con un diciannovenne sbarbato inginocchiato al suo fianco.<br />
"Rido perché ho 60 anni, sto morendo e qui intorno è pieno di giovani. Questo è un gran giorno. Non senti scorrere la vita? Ricordalo. Questo è un fiume in piena che spazzerà via la siccità delle coscienze. Non credevo che avrei potuto esserci. Noi abbiamo accettato tutto, ci siamo piegati. Ma ci siete voi, i figli, i nipoti; la vostra anima forse è rimasta incontaminata. Ti dico grazie, grazie a voi che non riuscite più a prostrarvi ad un'autorità che ha costruito il proprio potere sul terrore, le torture e la fame.
Fischiano, rimbombano, piovono i proiettili, come sciami d'api all'attacco di migliaia di fiori. Tagliano le mani a chi tiene rami d'ulivo in segno di pace, avvelenano il latte, ma guardati intorno, noi siamo qui Omar, ci siamo ancora e ci saremo sempre. La piazza è piena di vita, brulica. Io non provo più dolore, non essere in pena per me. Sto già vivendo il futuro, lo sto guardando, il futuro che costruirai tu. Lo vedi il cielo? Lo vedi il sole? Senti quanto ci scalda? Lo vedi com'è bella questa piazza? E' una vita che aspetto e lotto per questo. Da qui non si torna indietro, sono contento."<br />
E il sorriso rimase sul suo volto estendosi alla piazza fino ad arrivare in cielo. Tutti potevano vederlo. Tutti si stavano incamminando verso il futuro.
<br />
<br />
A proposito di questo breve scritto me n'è venuto in mente un altro pubblicato sul blog addirittura 6 anni fa, si chiama "<a href="http://www.nicoguzzi.blogspot.com/2005/09/intervista-con-limpiccato.html" target="_blank">Intervista con l'impiccato</a>." Mouslim non è morto invano.</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-2408265970338562762011-11-21T13:42:00.001+01:002011-11-21T13:59:55.113+01:00Welcome home (pt.16)La corrente tornò a scorrere copiosa lungo i cavi elettrici del comune riportando finalmente la luce. Stefano non fece in tempo a gioire. Dopo qualche secondo infatti era di nuovo immerso nel buio. <div align="justify">
Decise di dare un'occhiata negli uffici a pochi passi da dov'era caduto.<br />
<em>Dove sarà finito Roberto?</em><br />
<em><a name='more'></a></em>C'erano 2 porte, una di fronte all'altra, una era socchiusa; avanzò verso quella.
La porta cigolava mentre Stefano si accingeva ad aprirla ma i rumori più inquietanti erano quelli che provenivano dall'interno della stanza.
<br />
Con la torcia illuminò l'ambiente. <br />
I soffitti erano alti, sulla sinistra c'era un affresco in stile Annunciazione, e lì, proprio di fronte, sotto i grossi finestroni da cui filtrava la pochissima luce proveniente dall'esterno c'era un grosso animale peloso, simile ad un uomo, alto più di 2 metri e più, inginocchiato su qualcosa.
<br />
<em>Roberto cazzo!</em> Stefano si sforzò di non urlare. <br />
Quella cosa non si era ancora resa conto che qualcuno lo stava osservando. <br />
Ad un certo punto lanciò dietro di sé un oggetto...rotondo...una testa!!!
<br />
Inavvertitamente Stefano fece rumore dando un calcio alla porta. L'animale si voltò.
<br />
Incrociò lo sguardo di quella terribile creatura: aveva gli occhi rossi, luminosi, con pupille grosse e nere, un piccolo corno sulla fronte, una folta chioma che proseguiva per tutto il corpo. Ma ancora più inquietante era il sorriso di follia e distaccata voglia di violenza. Dalla bocca spuntavano fuori due lunghi e affilati canini, più o meno della lunghezza delle dita della mano di Stefano; gocciolavano di sangue.<br />
Stefano rimase bloccato, perso in quel terribile sguardo infuocato; dopo qualche istante però il mostro tornò al suo pasto disinteressandosi della possibile nuova preda; a quel punto Stefano uscì dalla stanza e si allontanò correndo.
<br />
Non era stato seguito. <br />
<em>Evidentemente la carne di Roberto è molto buona</em> si sorprese Stefano nel fare un pensiero così macabro.
Arrivò in fondo al corridoio ma anche stavolta un muro. <br />
<em>Un muro cazzo, un muro, dov'è la scala! Nessuna scala, ci deve essere da qualche parte!</em>
<br />
Tornò indietro. Si muoveva per forza d'inerzia, era esausto, solo l'adrenalina lo teneva in piedi.
Ripercorse il corridoio al contrario per tornare alle scale da cui era arrivato. Forse c'era un'altra strada che non era riuscito a vedere.
<br />
Ripassò di fronte con passo veloce alla stanza in cui aveva visto la creatura. Non c'era più nessuno, solo una strisciata di sangue che arrivava fino alla porta e poi più nulla.
<br />
Nell'organismo di Stefano udito e olfatto avevano raggiunto il picco massimo di attenzione, del resto in quel buio la vista era diventata un senso secondario; ed in effetti potè notare subito come non si sentiva più alcun suono, niente crepitii e rumori secchi di ossa che si spezzano, di cucchiai che mescolano tazze di gelatina che in realtà è carne umana, niente di tutto questo. <br />
Ma l'olfatto mandava un'altra informazione al suo cervello: la puzza infernale, che puzza c'era in quella stanza. <br />
Un conato di vomito contorse lo stomaco di Stefano.<br />
<em>Dov'è cazzo è finito quel coso! Non ce la faccio più! Devo trovare quella scala! Devo trovarla!</em>
</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16860318.post-45394950739817099752011-11-11T13:39:00.001+01:002011-11-11T13:46:04.263+01:00Welcome home (pt.15)Un brivido di paura accorciò il respiro di entrambi. Non c'era tempo da perdere, bisognava uscire da lì. E se quella cosa fosse riuscita ad entrare per giocare al gatto con il topo? Accelerarono il passo.
<div align="justify">
"Sono sempre troppo lunghi i corridoi!" disse trafelato Stefano.
<br />
"Altrimenti non si chiamerebbero corridoi..." rispose Roberto.
<br />
"Non vedo il nesso."
<br />
"Ma sì, corridoi, bisogna correre per arrivarci in fondo."
<br />
"Fai parte dell'Accademia della Crusca? Aumenta il passo piuttosto."<br />
<a name='more'></a>E giunsero finalmente alla scala che portava al piano superiore attraverso il quale avrebbero poi potuto raggiungere l'altra ala del palazzo per poi uscire dal comune.
Si trattava di una scala molto grande a chiocciola, a gradini larghi in legno, da palazzo signorile.
<br />
Giunti al primo piano cercarono di capire da che parte andare:
<br />
"Considerando che dobbiamo andare dalla parte opposta, dobbiamo prendere la sinistra. Quindi di là." Stefano indicò la direzione.
<br />
"Ti sbagli Stefano la direzione opposta è a destra, siamo venuti dall'altra parte per cui dobbiamo andare di là."
<br />
Stefano aveva un gran mal di testa per cui non tentò nemmeno di obiettare, si affidò alla sicurezza con cui aveva esposto la sua opinione Bob.
<br />
"Non fare troppo rumore con i piedi, voglio sentire tutto quello che si muove intorno."
<br />
"Ma dai Stefano, sono scricchiolii dovuti all'età di questo palazzo."
<br />
"Ssss..."
<br />
Si susseguivano uffici, stanze vuote, ripostigli, alcune porte erano aperte altre chiuse. L'aria tra antico e moderno che si respirava di giorno era unica, speciale, ma in quel buio tutto era diventato sfumato, indistinguibile, un po' macabro, soprattutto per via dei dipinti seicenteschi che Roberto e Stefano potevano vedere solo a piccole porzioni con la torcia.
<br />
Altri scricchiolii.
<br />
Non si riusciva a vedere la fine del corridoio. Più che un comune sembrava un vecchio manicomio ormai chiuso all'interno del quale erano rimasti imprigionati due pazienti che da anni stavano cercando la via d'uscita senza riuscirci. <br />
Infatti quando giunsero in fondo si resero conto che quel corridoio non portava da nessuna parte. Non c'erano scale.
<br />
"Porca vacca. Dobbiamo tornare indietro. Te l'avevo detto Roberto che la direzione giusta era l'altra."
Una porta laterale a pochi passi da loro si aprì lentamente. Non si accorsero di nulla. La torcia illuminava solo un piccola porzione di corridoio davanti a loro lasciando le pareti e le porte laterali abbandonate alla loro oscurità. <br />
Raggiunta nuovamente la scala partì di nuovo una musica.
<br />
<br />
<em>Allez, venez, Milord
</em><br />
<em>Vous avez l'air d'un môme
</em><br />
<em>Laissez-vous faire, Milord
</em><br />
<em>Venez dans mon royaume</em>
<br />
<br />
Dopo un paio di strofe il silenzio.
<br />
"Ancora quella canzone!" disse Stefano sottovoce con tono allarmato, "dobbiamo correre!"
<br />
E di nuovo a cercare di battere i record di velocità delle scuole superiori. <br />
Nella foga Stefano inciampò in qualcosa, si ritrovò steso a terra a pancia in giù. La torcia gli sfuggì dalla mano e rotolò qualche metro più avanti, nel corridoio; puntava sulla sua faccia, era accecato dal fascio di luce.
Dopo qualche istante di smarrimento si alzò per riprenderla, quindi la impugnò e la puntò dietro per capire su cosa era inciampato. Non c'era nulla in mezzo al corridoio. <br />
<em>Com'è possibile?</em> Pensò.
<br />
Non c'era proprio nulla in effetti, nessuno.
<br />
"Cazzo, Roberto! Dove cazzo sei?"
<br />
<br />
Roberto era scomparso.
</div><div class="blogger-post-footer">Il Blog di Nico Guzzi</div>Nico Guzzihttp://www.blogger.com/profile/08207240214069841911noreply@blogger.com0